Recensione Alien Autopsy (2006)

Il film è un intelligente mix tra una commedia, mai demenziale, e il racconto di cronaca di uno dei misteri più intriganti degli ultimi anni.

L'altro lato degli X-Files

Chi è che non si ricorda il mitico video di Roswell? Quel video di una manciata di minuti che ha tenuto per anni gli appassionati di ufologia e non col fiato sospeso.
Nel 1995, infatti, sembrò che potesse essere svelato il mistero della cittadina americana, che il 7 luglio del 1947 sarebbe stata sorvolata da un oggetto volante non identificato precipitato poi nelle vicinanze. Il ritrovamento del video, per l'appunto, di una presunta autopsia a un umanoide alieno, effettuata in chissà quale base segreta militare, aveva la presunzione di svelare cosa fosse successo nella cittadina americana nell'immediato dopoguerra.

Alien Autopsy ci informa che il presunto ospite spaziale, non era altro che un manichino, farcito sapientemente con carne bovina.
E si, perché è proprio della creazione di quel video che il film di Jonny Campbell parla, e lo fa in termini ironici e scanzonati, partendo però da una (incredibile) storia realmente accaduta.
Una storia che parla di piccoli contraffattori di video rari, di debiti da sanare con (ricchi e cattivi) feticisti degli Ufo, di angoli di salotto riadattati ad asettiche camere operatorie, e, come si diceva, di manichini squartati e fatti a pezzi con bisturi e sega medica.

Il film è un intelligente mix tra una commedia, mai demenziale, e il racconto di cronaca di uno dei misteri più intriganti degli ultimi anni.
Pretesto narrativo è un documentario che uno strafottente regista in cerca di storie, al quale Bill Pullman presta il suo ghigno, sta cercando di girare, e al quale Ray Santilli e Gary Shoefield, i due abilissimi contraffattori realmente esistiti, raccontano la propria storia. Il film si presenta in una confezione più che dignitosa, girato discretamente e con un cast di semi-sconosciuti che tengono bene la scena e si calano discretamente nella caratterizzazione dei personaggi.

Una pellicola che, trattando di un argomento originale e percorrendo strade inesplorate, non assurge a film memorabile, ma si fa più che dignitosamente apprezzare per l'equilibrio, cercato e raggiunto, tra il puro intrattenimento scanzonato e un'appassionante vicenda di cronaca.
Sulla veridicità della quale, i veri Ray Santilli e Gary Shoefield, nel film interpretati dai bravi Ant McPartlin e Declan Donnelly, daranno legittimazione intervenendo in prima persona nel finto documentario.
Un film che, dunque, ci riconcilia con le nottate adolescenziali passate ad interrogarsi sulle inquietanti puntate di X-files, semmai ce ne fosse stato bisogno.