Jeremy Saulnier e Macon Blair: la Blue Ruin di Locarno

Il regista e l'interprete del revenge thriller indie che ha turbato i sonni del pubblico in Piazza Grande ci raccontano la genesi del loro film low budget.

Il Festival di Locarno ci offre l'occasione per scoprire piccoli gioielli appartenenti all'universo indie americano. L'anno scorso il concorso ci ha regalato l'agghiacciante Compliance, parabola nera ispirata a un vero fatto di cronaca accaduto negli Usa. Il lato oscuro degli Stati Uniti è nuovamente protagonista in Blue Ruin, diretto da Jeremy Saulnier. Ancora il cuore degli Stati Uniti, la Virginia rurale selvaggia e violenta dove tutti posseggono armi, la legge viene regolamente bypassata e i regolamenti di conti non sono una rarità. Blue Ruin, diretto da Jeremy Saulnier, è una pellicola mozzafiato che mostra la degenerazione della violenza focalizzandosi su un personaggio assolutamente fuori dagli schermi, un mite senzatetto che vive in un'auto arrugginita da quando i suoi genitori sono stati brutalmente assassinati e, nel momento in cui scopre che il loro killer è stato rimesso in libertà, si trasforma in feroce killer. A interpretare il protagonista è lo straordinario Macon Blair, vera e propria rivelazione.

Quanto tempo avete impiegato per girare Blue Ruin?
Jeremy Saulnier: In passato ho fatto per molto tempo il direttore della fotografia e ho visto come lavoravano i registi. Ho cercato di capire la loro visione, io stesso mi sono sempre considerato un regista, ma ho imparato sul campo. Nel frattempo mia moglie ha avuto tre figli perciò ho aspettato il momento giusto per decidere di girare Blue Ruin. Ho chiamato Macon perché è il mio migliore amico ed è anche un grande attore. Non ci tenevo ad avere grandi star nel film. Ciò che conta per me è l'entusiasmo che si crea sul set. Abbiamo trovato le location adeguate, nel frattempo io ho scritto la sceneggiatura in quattro settimane, ma non siamo riusciti a trovare fondi. La squadra era pronta, ma mancavano i soldi. Allora abbiamo lanciato una campagna su Kickstarter per la crew e io ho pagato tutto il resto con la mia carta di credito.

Avevi in mente un pubblico preciso per questo film?
Jeremy Saulnier: Questo per me è un progetto molto personale. Ho pensato che esistesse un mercato per un film di genere con una componente fisica ed emotiva fortissima. Il nostro primo obiettivo era il Sundance, ma il film è stato rifiutato perciò ci siamo fermati. Quando abbiamo avuto un po' di soldi abbiamo ricominciato il montaggio e siamo rimasti scioccati quando il film è stato accettato a Cannes.

In Blue Ruin è presente una componente ironica. Come convive con il thriller?
Jeremy Saulnier: All'inizio ci piaceva l'idea della commedia e abbiamo pensato a realizzarne una, ma poi ho capito che mi sarei sentito più a mio agio in un film più di genere e abbiamo cambiato direzione

Macon, come hai preparato il tuo incredibile personaggio?
Macon Blair: Jeremy mi ha parlato della sceneggiatura molto tempo prima delle riprese perciò abbiamo avuto molto tempo per prepararci. Quando è arrivato il momento di girare eravamo pronti, anche perché a quel punto non avevamo più tempo di riflettere, ma dovevamo rispettare i temi di lavorazione. Io avevo lavorato a New York con associazioni che si occupano di senza tetto perciò avevo ben chiari alcuni aspetti.

Come hai bilanciato l'equilibrio tra tensione e dimensione grottesca?
Jeremy Saulnier: L'equilibrio tra angoscia e grottesco dipende dai generi che amo e che ho cercato di inserire nel film. Volevo mettere in personaggio improbabile in una situazione estrema e vedere come reagisce. Macon interpreta il ruolo con un registro totalmente drammatico, ma intorno a lui vi sono personaggi decisamente grotteschi.

Come mai hai scelto di girare il film in Virginia in un contesto white trash?
Jeremy Saulnier: La famiglia di Macon ha un'azienda in Virginia ed era disponibile perciò abbiamo sfruttato la location per la parte finale del film. L'amico di Macon, il collezionatore di armi Ben, aveva una casa nella stessa zona, mentre l'appartamento della sorella di Dwight è la casa in cui sono cresciuto. Abbiamo creato le storie partendo da ciò che avevamo a disposizione. Il look del film è venuto di conseguenza. Volevamo aprire la storia con toni chiari, percià abbiamo inserito la spiaggia, per poi passare a toni caldi e profondi. I designer hanno creato il look del film con grande maestria.
Macon Blair: Per completare il quadro la macchina in cui dormivo è quella del padre del regista.

Nel film le istituzioni sono totalmente assenti. La polizia appare all'inizio e poi non compare più, ma la faida si consuma tra Dwight e la famiglia criminale che lo perseguita. Quanto è realistica questa visione?
Jeremy Saulnier: La scelta di concentrarsi su un unico protagonista è dovuta a ragioni pratiche. Avendo un budget ristretto abbiamo limitato al massimo i personaggi. La sorella e l'amico di Dwight appaiono brevemente, ma non tornano più. In una certa America tutto ciò che vedete nel film può accadere davvero. La proprietà in Virginia è molto isolata, gli abitanti di quella zona possiedono tutti armi. Se accade qualcosa nessuno chiama la polizia, ma prende le armi e spara. Mentre giravo il film ci sono stati tre gravi incidenti a causa delle armi in USA ed è stato molto difficile per me rapportatmi con questo mondo.

Secondo te quali sono i criteri perché un film sia davvero buono?
Jeremy Saulnier: Mi piace essere sorpreso, mi piacciono le commedie che non cercano di essere per forza buffe, per esempio adoro Boogie Nights e i film dei Coen. Mi piace che la storia sia importante. Mi piace elevare il genere horror. In qualsiasi film la storia e il coinvolgimento del pubblico sono gli elementi fondamentali. Ammetto di non essere un conoscitore del cinema internazionale perché il circuito Usa è molto chiuso.

Pensi che dopo questo film qualcosa cambierà?
Jeremy Saulnier: Si stanno aprendo delle porte. Blue Ruin è un film contro la vendetta, ma subito dopo Cannes mi hanno proposto alcuni film sul tema della vendetta. Per ora sto riflettendo su cosa fare dopo, sarei contento di girare qualche grande film a Hollywood se mi dessero l'opportunità di concentrarmi su progetti più piccoli ed emotivi.

Se avessi avuto più soldi a disposizione il film sarebbe stato diverso?
Jeremy Saulnier: Avevamo a disposizione un milione di dollari circa e questo ci ha imposto di fare un film breve. Alcune parti dello script sono state eliminate. Mentre con un mio amico giravo in furgone la Virginia e il Delaware in cerca delle location, il paesaggio era surreale perché la Virginia era stata colpita da un uragano ed era pieno di alberi caduti. Abbiamo sfruttato la situazione anche se originariamente non era nella sceneggiatura. Grazie a questo terribile incidente il film ha una drammaticità migliore. Con un budget superiore non avrei fatto niente diverso, ma mi avrebbero impedito di chiamare Macon perché non è un grosso nome al botteghino.

Macon, com'è lavorare con un amico?
Macon Blair: E' molto più facile, anche se non è l'ideale per la disciplina. Abbiamo iniziato a lavorare insieme quando eravamo ragazzini. Sul set c'è molta pressione perciò non c'è tanto tempo per tenersi la mano, ma si crea comunque una vicinanza. Nel nostro caso c'è già perciò io e Jeremy ci capiamo al volo senza bisogno di parole.

Quale è stata la scena più difficile da girare emotivamente e fisicamente?
Macon Blair: A livello fisico la scena sulla strada in cui io prendo il corpo di uno dei miei aggressori e lo infilo nel bagagliaio della macchina. Abbiamo dovuto girare quella scena un sacco di volte perché io non ce la facevo, non sono molto forte, mentre l'altro attore era molto più grosso di me. A livello emotivo la scena più complessa è stata quella al locale con mia sorella. E' un'altalena di emozioni, le pagine di dialogo erano numerose e ce l'ho dovuta mettere tutta perché non avevo mai girato una scena così.