Recensione Funeral Party (2007)

Cercando di mettere in ridicolo le fisime e i pudori dei suoi conterranei, Frank Oz firma un'altra commedia dimenticabile, che, nei suoi sforzi di épater les bourgeois, riesce solo a farci rimpiangere i Monty Python.

In farsa con il morto

Daniel, un giovanotto inglese con un romanzo nel cassetto e il sogno di iniziare presto una nuova vita con la bella moglie, lontano dalla magione ancestrale e dall'influenza materna, deve fare gli onori di casa al funerale del padre: non solo dovrà accogliere il fratello, scrittore di successo che si rifiuta di contribuire alle spese per la cerimonia, ma anche intrattenere ed arringare la variopinta famiglia. Pur con qualche lieve incidente di percorso (tra cui la consegna del morto sbagliato), qualche ansia e qualche attrito domestico, inizialmente tutto sembra procedere per il meglio. Sfortunatamente il disastro è in agguato, complice un cugino incosciente che ha con sé una boccetta di potenti allucinogeni travestiti da innocuo Valium. Ma il problema più serio sarà rappresentato da un ospite inatteso - un uomo che non passa certo inosservato per l'insolita stazza - che confessa a Daniel di essere stato amante del defunto ed esige la sua parte di eredità... altrimenti mostrerà al parentado e al mondo intero le prove fotografiche della scandalosa relazione.

Prevedibilmente, il caos si scatena, e a un folto gruppo di attori non troppo in palla tocca l'onere di tenere in piedi una farsa implausibile e complessivamente loffia con un paio di buoni momenti. Funeral Party è una commedia grottesca infarcita di tutti i cliché della political incorrectness: ovvero si ride (non molto, per la verità) di morti, di nani, di anziani paraplegici, degli effetti della mescalina e del "vizietto" del caro estinto. Ce n'è, insomma, da tenere lo spettatore sufficientemente sveglio da accorgersi dei limiti di uno script che non riesce a regalare spessore a nessun personaggio e di un cast che manca di chimica e di autentico brio: si va dal tollerabilmente buffo Alan Tudyk al solito allampanato e ottuso Ewen Bremner, fino a un Matthew MacFadyen torpido quasi quando la rediviva e semi-mummificata Jane Asher.
Cercando di mettere in ridicolo le fisime e i pudori dei suoi conterranei, dunque, Frank Oz firma un'altra commedia dimenticabile, che, nei suoi sforzi di épater les bourgeois, riesce solo a farci rimpiangere sempre più i Monty Python - neanche ce ne fosse bisogno.

Movieplayer.it

2.0/5