Il saluto di Roger Corman ai lettori di Movieplayer.it

Dopo innumerevoli foto scattate pazientemente con gli spettatori del Fantafestival e al termine dell'incontro col pubblico, il grande Roger Corman si è prestato, in simpatia, ad un breve ma intenso scambio di battute con noi di Movieplayer.

Dopo la festosa accoglienza ricevuta durante la serata inaugurale, Roger Corman si è presentato nuovamente al Fantafestival per un incontro con il pubblico reso ancora più stuzzicante, almeno sulla carta, da opportune scelte di programmazione; giovedì 27 gli spettatori del Nuovo Cinema Aquila avevano, tra le diverse opzioni, quella di una vera e propria maratona cormaniana, con titoli come L'uomo dagli occhi a raggi X, I maghi del terrore e Il pozzo e il pendolo.
In tutto ciò, proprio l'incontro sì è rivelato oltremodo scarno, stringato più di quanto fosse legittimo attendersi. Corman, apparso un po' stanco per i diversi impegni legati alla sua presenza nella capitale, non si è certo risparmiato a livello di autografi e amabili sorrisi, regalati col garbo di sempre a chiunque volesse essere immortalato accanto a lui. Ma, terminata la fase delle foto e dei saluti rivolti personalmente, l'atteggiamento un po' concitato degli organizzatori ha lasciato subito intendere che il dibattito col gradito ospite non si sarebbe protratto a lungo; ecco, intanto, le domande che gli sono state rivolte in sala, quando ha avuto luogo la parte pubblica dell'evento.

Mister Corman, che effetto le fa ritrovarsi di nuovo al Fantafestival, dopo tanti anni?

Roger Corman: Senza dubbio sono molto felice di essere qui. Sono già stato vostro ospite 26 anni fa e fu un'edizione meravigliosa, spero che lo sarà anche quest'anno. Considero particolarmente interessante un fatto: verranno mostrati alcuni dei film che ho realizzato nel corso degli anni '60, ben più di 26 anni fa. Sono curioso di vedere che effetto avranno sul pubblico di oggi. Ci sarà ad esempio Il pozzo e il pendolo, la seconda pellicola del ciclo di Poe in ordine di realizzazione; ma anche I maghi del terrore, che invece chiude il filone, ed ha al suo interno elementi pressoché inediti come un più elevato tasso di humour.

Qualche altro titolo cui è particolarmente legato?

Roger Corman: Tra quelli presentati in questa occasione, direi senz'altro L'uomo dagli occhi a raggi X. Si tratta di un film di fantascienza, assai diverso quindi da quelli che ho citato finora, anche a livello di spunti politici e sociali. Pensate che Stephen King ha avuto occasione di vederlo e di scambiare qualche opinione con me, in tempi più o meno recenti, tant'è che è arrivato a confessarmi questo, che pur piacendogli il film avrebbe girato differentemente il finale. Ed il suo punto di vista a riguardo mi ha talmente colpito che, se avessi avuto la fortuna di conoscere Stephen King prima di realizzare L'uomo dagli occhi a raggi X, è probabile che per l'epilogo gli avrei dato retta.

Cinquant'anni fa avrebbe mai pensato che il suo lavoro avrebbe destato un interesse così duraturo? E quali sono oggi i suoi eredi, tra i registi che affrontano il genere?

Roger Corman: Sinceramente sono sorpreso che pellicole da me girate in periodi così lontani siano ancora adesso viste e apprezzate. Per il resto, non conosco benissimo i registi di genere attualmente più in voga, ma ribadisco tutta la mia stima per un autore come Wes Craven. Sono convinto che uno come lui potrebbe, per esempio, riprendere in mano la letteratura di Edgar Allan Poe, creando adattamenti cinematografici estremamente validi.

L'incontro sarebbe finito così, ma non potevamo lasciarci scappare una leggenda vivente del cinema mondiale senza tentare un approccio più diretto. Lo abbiamo quindi rincorso all'uscita del cinema, confidando nella cortesia così smaccatamente anglosassone, ed old-fashioned, del regista e produttore americano: siamo riusciti così a porgli di persona qualche altra domanda che speriamo possa gratificare, in qualche modo, la naturale curiosità dei lettori di Movieplayer.it.

Pochi mesi fa ci si è incontrati in un'altra cornice festivaliera, ugualmente ricca di calore, quella di Science + Fiction a Trieste. Ed ora, davanti all'entusiasmo generato dalla sua presenza tra gli spettatori del Fantafestival, che effetto le fa questa continua dimostrazione di affetto del pubblico italiano?

Roger Corman: Oh, sono contentissimo! Soprattutto in considerazione del fatto che questi film sono talmente vecchi, mi stupisce davvero che la gente ancora venga a vederli. E questo di base mi rende estremamente felice. Così come mi riempie di gioia un'accoglienza così calorosa.

In sala, di fronte a una specifica domanda sul ciclo di Poe, lei ha citato Wes Craven come uno dei cineasti che potrebbero realizzare adattamenti delle sue opere altrettanto validi. Ma quali sono invece gli scrittori di genere che meriterebbero qualche trasposizione cinematografica in più?

Roger Corman: Allora, il primo nome che mi viene in mente è Koontz, così come tra gli autori che possono vantare una maggiore esposizione cinematografica direi subito Stephen King. Penso che siano loro due i più meritevoli. Dean R. Koontz ha avuto un notevole successo con i suoi romanzi, ed io in qualità di produttore ne scelsi uno, diversi anni fa, per il cinema: Watchers. Ma anche se non posso esserne sicuro al cento per cento, credo che solo un'altra delle sue opere sia stata adattata per il grande schermo. Sono sorpreso di questo, perché lui comunque è uno scrittore eccellente.

A questo punto è toccato a un giovane collega inserirsi nella discussione, con una domanda rivolta a investigare sugli stessi esordi del grande regista americano, sul perché abbia scelto di dedicarsi al cinema. Corman ha risposto con prontezza, facendo presente come si sia occupato anche di critica cinematografica, all'epoca in cui frequentava la Stanford University: scriveva per il giornale dell'università e la sua speranza era proprio quella di affermarsi come critico. Ma dopo aver cominciato a vedere i film con la prospettiva di commentarli per qualche rivista, questo suo analizzarli e prenderli in considerazione più seriamente lo avrebbe spinto ben presto verso un'altra idea, quella che lui stesso poteva fare del cinema.
Sentito ciò, ci è venuto spontaneo associare al suo discorso un'ultimissima considerazione...

Un po' come i grandi registi della "nouvelle vague", allora?

Roger Corman (con un sorriso ampio e compiaciuto): Certo, il mio è stato un percorso molto simile... ma l'ho fatto prima di loro!