Recensione The Covenant (2006)

Una volta svelato il mistero - e, a dirla tutta, non è che ci volesse poi molto - il film inizia a perdere colpi finendo per esaurire la sua capacità di catturare l'attenzione dello spettatore.

I misteri di Ipswich

A metà del '600 cinque potenti famiglie della città di Ipswich nel Massachusetts strinsero un "patto di silenzio" al fine di tenere nascosti gli immensi poteri di cui godevano e di non rivelare all'esterno le loro doti "soprannaturali". Una delle famiglie, tuttavia, non accettò il patto e per questo venne bandita dalle altre: dei loro discendenti nel tempo si persero tutte le tracce. È questo l'incipit di The Covenant, che, attraverso una colonna sonora tendente alla musica metal, introduce lo spettatore nella vicenda senza troppi fronzoli con una sequenza iniziale di grande effetto visivo.

Il film racconta la storia dei Figli di Ipswich, ovvero dei quattro ragazzi dotati di poteri speciali, discendenti delle famiglie che a metà del VXII sec. fondarono la colonia sulla costa orientale del nord america. I giovani studiano alla Spencer Academy, un college esclusivo del New England destinato ad accogliere l'élite del potere locale e trascorrono le loro giornate tra feste esclusive, ragazze, vita da college e serate con gli amici. Tutto qui? No, perché un quinto ragazzo, discendente della quinta famiglia bandita secoli addietro, e di cui i quattro non sono a conoscenza, si presenta in città ed inizia la sua battaglia personale contro di loro.

Nella prima parte della pellicola il regista Renny Harlin ( L'esorcista - La genesi, Die Hard 2, Blu profondo) punta decisamente su sfumature thriller/horror e sembra muoversi con grande padronanza. Quasi tutte le scene sono ambientate di notte e la pioggia, i tuoni e i fulmini contribuiscono non poco a fare crescere la tensione. L'effetto suspence non è da meno. Le sequenze vengono costruite in modo da portare la tensione all'estremo per poi farla esplodere all'improvviso. Non siamo su livelli d'eccellenza, oltretutto quando si entra nello specifico dei film di genere i riferimenti cinematografici cui fare riferimento rischiano di incidere molto sul giudizio finale di un film, ma il lavoro sembra convincente e ben fatto. In città iniziano ad accadere cose strane ed i quattro protagonisti cominciano ad intuire che c'è qualcosa che non va. Qualcuno sta usando i poteri con cognizione di causa ma, cosa più importante, non è nessuno di loro. È qui che il film subisce una brusca virata verso il giallo perché i quattro ragazzi si mettono alla ricerca del responsabile degli strani accadimenti che stanno avvenendo intorno a loro.

Una volta svelato il mistero - e, a dirla tutta, non è che ci volesse poi molto - il film inizia a perdere colpi finendo per esaurire la sua capacità di catturare l'attenzione dello spettatore messa in luce in un primo momento.
Nell'ultima parte del racconto la messa in scena si focalizza sullo scontro finale tra Caleb (quello dei quattro discendenti dotato di maggiori poteri) e Chase (il quinto discendente) che, a differenza degli altri, è assetato di potere ed ha come unico obbiettivo quello di concentrare in sé tutti i poteri possibili, senza considerazione alcuna, così come i suoi antenati, del "patto di silenzio" e degli effetti che l'uso di questi ultimi produce su chi li utilizza. Qui Harlin abbandona il registro iniziale e sposta la sua attenzione sugli effetti speciali strizzando l'occhio al genere fantasy. Tuttavia l'efficacia registica diminuisce sensibilmente, e gli effetti speciali messi in campo non sembrano innovativi ed esaltanti. Se poi nelle sue intenzioni c'era quello di una riflessione sugli adolescenti sui loro comportamenti, sul loro modo di rapportarsi al potere e sugli effetti che questo provoca sui ragazzi, beh, possiamo dire che tutto questo non sembra emergere affatto nel film.