Recensione Honey (2003)

Il film di Bille Woodruff, che esordisce nel lungometraggio, non sarà probabilmente il riferimento musicale del primo decennio del 2000, ma senza presunzione alcuna arriva ben oltre gli obiettivi prestabiliti.

Hip Hop Hurrà!

Il tempo trascorre e si porta via modi, usi, costumi rinnovandoli opportunamente per le generazioni in arrivo. Cambia il linguaggio cinematografico, cambia la musica, ma i sogni restano gli stessi. Il fuoco che anima le passioni brucia allo stesso modo. La febbre del sabato sera era gli anni '70, Flashdance era gli anni '80, Ballroom - Gara di ballo era gli anni '90. Honey, del regista di videoclip Bille Woodruff che con questo film esordisce nel lungometraggio, non sarà probabilmente il riferimento musicale del primo decennio del 2000, ma senza presunzione alcuna arriva ben oltre gli obiettivi prestabiliti. Appaga gli estimatori della musica hip hop, la cui colonna sonora contiene inediti e hits di Missy Elliott, Fabolous, Sean Paul e Jadakiss & Sheek, diverte i profani, alimenta le speranze dei giovani che desiderano fare del ballo una scelta di vita.

Jessica Alba è la protagonista il cui personaggio dà il titolo al film. Carismatica, rigogliosa come un fiore silvestre, l'attrice veste col suo splendido viso i tratti fisionomici di una ragazza che, nell'arco di un paio di mesi, da barista diventa prima ballerina poi coreografa. Un regista di video musicali, unico personaggio di rilievo di razza bianca, la nota in un locale e le offre la possibilità che da tempo stava aspettando, girare un video musicale. Lo spirito privo di malizia di Honey (che significa "miele" in inglese) non considera l'opportunismo ben celato del regista il quale, dopo aver guadagnato un sicuro grado di fiducia, abusa del suo ruolo artistico per saltarle addosso. Gina, la migliore amica di Honey, aveva previsto tutto prima che succedesse. In uno dei passaggi più divertenti del film, Honey risponde alle insinuazioni dell'amica sostenendo che non potrà mai esserci niente con quell'uomo perché si tratta del suo boss. La pronta replica di Gina non lascia scampo: "Hai mai sentito parlare di Monica Lewinsky?".

Senza tessere una trama memorabile, Woodruff ha comunque il merito di non cadere nei tranelli tesi vilmente dal soggetto. Il regista aggira i luoghi comuni alternando avvincenti balletti ai passaggi essenziali affinché il pubblico recepisca il fondamentale messaggio per arrivare ad ottenere ciò che si desidera: la perseveranza paga. Naturalmente la fiducia in se stessi e la consapevolezza dei propri limiti sono accessori indispensabili. Non solo, ma il film non dimentica i personaggi di contorno, dando spazio anche a veri musicisti hip hop e R&B nella parte di stessi, come Honey non dimentica i suoi amici. Scala il successo perché ha talento, è lei ad essere richiesta dagli artisti famosi, ma il suo pensiero è sempre rivolto alla scuola di ballo di quartiere dove insegnava ed ai ragazzi che frequentandola guadagnano opportunità per togliersi dalla strada e dalle cattive compagnie.