Hai mai avuto paura?, la recensione: la teoria horror per una svolta coming-of-age

La recensione di Hai mai avuto paura?: l'emozione più antica del mondo come filo conduttore per l'opera prima di Ambra Principato. Un horror di suggestioni, artigianali e formali. Interessante la svolta che segue le tracce di un romanzo di formazione.

Hai mai avuto paura?, la recensione: la teoria horror per una svolta coming-of-age

Uomini, bestie, leggende contadine. La teoria, dietro Hai mai avuto paura?, è di quelle che colpiscono. Il materiale a disposizione ci sarebbe, sempre considerando il verbo al condizionale. Ci sarebbe perché poi, alla fine, non è mai semplice trattare un genere complesso come l'horror. Come differenziarsi? Come rendere "nostro" l'horror psicologico, che non mostra la paura, ma la descrive, suggestionando lo spettatore? La sfida non era facile, nonostante il genere in Italia stia vivendo una sorta di rinascita. Meno male.

Hai Mai Avuto Paura 8
Hai mai avuto paura?: una scena del film

Innegabilmente, Hai mai avuto paura?, che segna l'esordio alla regia di Ambra Principato, è un film splendidamente artigianale, che crede in quel cinema fatto dagli attori, dai costumi, dalle scenografie. Come scriviamo nella nostra recensione, è un film che attraversa la superficie dell'orrore, provando a mettere in scena le ossessioni e le inquietudini di una sceneggiatura pronta ad esplodere. Ecco, per certi versi, Hai mai avuto paura?, è un film di scrittura, più che di sostanza. Una chiave rispettabile, in quanto il senso dell'angoscia è palese, nonostante sia relativo il coinvolgimento sul piano emotivo. Dall'altra parte, il linguaggio scelto dalla Principato, di cui non possiamo non applaudire la meticolosa passione nell'ideare il contesto, cresce lentamente verso l'epilogo finale (che non vi riveliamo, ovvio), liberando quella paura di cui si vuole fare portavoce, analizzando quella che è "la più antica forma di emozione".

Hai mai avuto paura?: attenti alla luna piena

Proprio dal concetto di paura - tanto arma quanto difesa, basti pensare al mondo animale - si struttura il film di Ambra Principato, che ha scritto il soggetto insieme a Carmen Danza. La geografia, di per sé, ci affascina: siamo nell'Italia del 1813, in un imprecisato borgo. Il paese sembra ancora stretto da un sistema feudale, e la religione si scontra spesso e volentieri con il paganesimo. Soprattutto adesso, che un'indefinita bestia pare aggirarsi nei boschi, sterminando di notte il bestiame. I contadini non sanno a chi rivolgersi (diremmo: non sanno a che Santo votarsi), anche perché la facoltosa famiglia proprietaria delle terre non sembra poter (o voler) far molto.

Hai Mai Avuto Paura 1
Hai mai avuto paura?: una scena del film

L'unico che ha capito la gravità della situazione è l'insicuro Giacomo (Justin Korovkin). Il ragazzo soffre la freddezza della famiglia, nonostante la vicinanza del fratellino Orazio (Lorenzo Ferrante) e della sorellina Pilla (Elisa Pierdominici). Intanto, nel villaggio, è arrivato il cacciatore Scajaccia (Mirko Frezza), incaricato di trovare e uccidere la bestia. Ha i modi bruti, è violento, grezzo, scenografico. La sua linea narrativa, alla fine, sembrerebbe non chiudersi (peccato), anche perché l'indagine teorica sulla scia di sangue viene messa tacitamente in piedi da Giacomo, scoprendo una terribile verità sulla sua famiglia. Intanto, ogni notte di luna piena, i cadaveri aumentano. E se la bestia nera fosse qualcosa di sovrannaturale?

Un nascondino che si ferma alla conta

Hai Mai Avuto Paura 7
Hai mai avuto paura?: una scena del film

Hai mai avuto paura? si sofferma nella razionalizzazione della vicenda, preferendo i mezzi toni, le mezze misure, le mezze svolte. Pur non volendo chiudere a tutti i costi il cerchio della vicenda, l'oscurità permanente del film non vuole quasi mai il sopravvento, e di conseguenza demorde la paura stessa, da sempre benzina per l'etichetta horror. Una paura, quella raccontata dal film, ancestrale e primordiale, che si legherebbe bene ai tratti da coming of age che, a più riprese, vengono portati in primo piano. Questa è la parentesi migliore: la storia di un ragazzo, del suo bisogno di essere ascoltato dai propri famigliari. Il bisogno di vivere una vita normale, aprendosi al mondo e all'amore. La paura, quindi, è parallela alle sue ombre, che non lasciano mai la scena principale. Dall'altra parte, sarebbe stato interessante approfondire anche il livello tradizionale da cui provengono certe leggende popolari, di cui l'Italia è piena (Hai mai avuto paura?, infatti, dimostra che certe suggestioni appartengono anche al nostro territorio), portando una maggiore integrazione nei livelli su cui il film si struttura.

Hai Mai Avuto Paura 4
Hai mai avuto paura?: una scena del film

C'è una casa, c'è un bosco, c'è la ragione e c'è l'istinto. Il protagonista, pallido e schiacciato come un immaginario Leopardi (il nome potrebbe non essere casuale, anzi), indaga sull'orrore che lega la vicenda (e indaga su sé stesso), portando l'orrore in secondo piano. La bestia, indecifrabile e sfuggente, la troviamo nei dettagli, nei disegni, nelle ombre. Una scelta stilistica ben precisa, e marcatamente interessante nella sua eleganza, ma forse troppo formale se consideriamo che la paura sia un'emozione di pancia più che di testa. Del resto, lo sforzo celebrare funziona fino ad un certo punto, perché poi Hai mai avuto paura? preferisce nettamente la teoria alla pratica - almeno nella prima parte -, facendo sì che la stessa paura si manifesti in modi nettamente diversi da come potevamo immaginare all'inizio.

Conclusioni

Se gli horror in Italia stanno vivendo un'epoca di rinascita e riscoperta, è perché il nostro territorio offre spunti interessanti. Come nel caso di Hai mai avuto paura?, esordio alla regia di Ambra Principato. Una buona scrittura, nonostante un certo formalismo. Il fattore artiginale è preponderante, le suggestioni (più che le immagini) suggeriscono i brividi durante la visione. Il punto più un'interessante? La svolta da coming of age del protagonista.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • La storia di fondo.
  • Il fattore "artigianale".
  • La regia elegante.

Cosa non va

  • ... ma forse troppo formale?
  • La parte centrale gira su se stessa.