Gomorra, parla Fortunato Cerlino: 'Don Pietro uomo d'affari lucido e feroce'

In occasione dell'uscita della prima stagione di 'Gomorra - la serie' in Blu-ray e DVD, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l'attore che presta volto e carisma al capo del potente clan Savastano. "Non vedo l'ora di tornare sul set della seconda stagione"

A sei mesi di distanza dal debutto su Sky Atlantic, lo straordinario successo di Gomorra - La Serie continua: nelle ultime settimane abbiamo seguito con interesse il debutto internazionale della serie, e siamo stati felici che l'accoglienza sia stata positiva. La prima stagione di Gomorra - che prende spunto dal saggio di Roberto Saviano, qui anche sceneggiatore - è stata venduta in ben settanta paesi e tra due giorni sarà sugli scaffali dei negozi in versione homevideo.

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Oggi abbiamo fatto quattro chiacchiere con Fortunato Cerlino, che in Gomorra interpreta don Pietro, il boss che guida il potente clan Savastano, il cui prestigio nella scena criminale campana rischia di essere compromesso da una serie di fattori esterni ed interni al clan.

Sull'accoglienza ricevuta da Gomorra in Italia e sul relativo fenomeno che lo ha accompagnato, soprattutto sui social, si è detto di tutto. Adesso però la serie si è appena conclusa all'estero: come è stato accolto il personaggio di Pietro Savastano dai fan europei? Come viene visto fuori dai confini italiani questo boss così diverso da quelli che siamo abituati a vedere sugli schermi?

La cover homevideo di Gomorra - La serie
La cover homevideo di Gomorra - La serie

L'accoglienza all'estero per il lavoro fatto su Savastano è stata straordinaria. Già dopo le prime puntate sono arrivati sulla mia pagina Facebook e sul profilo Twitter segnali di consenso ed entusiasmo, accompagnati da paragoni da far girare la testa; primo su tutti con James Gandolfini e quindi con I Soprano, o addirittura con il lavoro di Brando ne Il padrino. Savastano ha sorpreso per la sua modernità, per il fatto di essere un uomo d'affari lucidissimo e insieme un uomo estremamente violento e pericoloso proprio perchè all'apparenza non sembrerebbe esserlo. La normalità con cui vive la sua ferocia, ha parecchio sorpreso.

"State senza penzier" è diventato un tormentone. Persino i cinesi vendono t-shirt con questa battuta. Non teme l'invadenza di un personaggio così popolare, nella sua vita e nel suo lavoro?

Quando si ha la fortuna di interpretare un personaggio così importante e che lascia il segno sia nel pubblico che negli addetti ai lavori, in effetti è difficile far comprendere che dietro il personaggio c'è un lavoro di interpretazione. Per Savastano ho usato colori ed emozioni che fanno parte del mio repertorio, ma non sono gli unici. Per fortuna con la mia agente, Tiziana Di Matteo, stiamo lavorando molto bene, evitando di accettare proposte clone, almeno per adesso, e concentrandoci su copioni dove sarà possibile mostrare al pubblico e agli addetti ai lavori possibilità interpretative diverse.

Fortunato Cerlino in una scena di Gomorra - la serie, prima stagione
Fortunato Cerlino in una scena di Gomorra - la serie, prima stagione

Nello sviluppare un personaggio come quello di Pietro, quali dinamiche l'hanno maggiormente coinvolta? Non siamo di fronte ad un ritratto schematico... non siamo abituati (almeno in Italia) a vedere figure di boss che non siano eccessive, esasperate nei toni.

Al di là del mio personale gusto per una recitazione non eccessiva, c'è stato anche un altro punto che ha segnato in maniera definitiva la scelta verso un ritratto privo di compiacimento; le storie che abbiamo raccontato sono tutte tratte dalla realtà. Ero consapevole che tra gli spettatori comuni ci fossero anche persone che hanno avuto, o hanno ancora a che fare con la camorra. Lutti, carriere distrutte, estorsioni, violenze di ogni genere. Nei confronti di queste persone volevo mostrare il massimo rispetto, ascolto e attenzione. Per questo motivo con Stefano Sollima, ma anche con Francesca Comencini e Claudio Cupellini, abbiamo deciso di attenerci scrupolosamente ad un ritratto non esaltato dal punto di vista attoriale, ma che fosse riconoscibile e veritiero. Onestà intellettuale e umana, come quella che Roberto Saviano ci ha insegnato ad avere quando si raccontano vicende reali di questa portata.

Il carcere è un microcosmo solo apparentemente lontano da chi non lo vive.

Le luci al neon del carcere e il kitsch abbagliante di casa Savastano. In quali di questi due contesti, così diversi, è riuscito a calarsi con più facilità nei panni di Pietro?

Gomorra - La serie: Massimiliano Rossi e Fortunato Cerlino in una scena
Gomorra - La serie: Massimiliano Rossi e Fortunato Cerlino in una scena

In realtà come dicevo prima i due ambienti rappresentano due aspetti della stessa personalità di Savastano. Da una parte un uomo che ha l'aspetto di un manager, abituato al lusso ottenuto a discapito della comunità, dall'altra un capobranco assetato di sangue. Il seme della violenza è la radice di entrambi gli aspetti. Voglio però aggiungere che aver avuto l'opportunità di vedere da vicino come funziona la vita in carcere, guidati in questo dai consigli sapienti di Gaetano Di Vaio, mi ha permesso di comprendere meglio certe dinamiche. Il carcere è un microcosmo solo apparentemente lontano da chi non lo vive. Bisognerebbe non sospendere mai l'attenzione sulla condizione spesso difficile di chi vive il carcere, e parlo sia dei detenuti che delle forze dell'ordine in campo. La mancanza di mezzi, di spazi adeguati, e la superficialità dell'opinione pubblica, rendono tutto molto complicato, e quello che dovrebbe essere un ambiente di recupero finisce per diventare, l'università del crimine.

Ha detto che nella seconda stagione di Gomorra ci sarà una resa dei conti. Savastano avrà accanto nuovi affiliati che lo sosterranno?

Sappiamo molto poco sulla sceneggiatura della seconda stagione. Sicuramente continueremo ad essere guidati da Roberto Saviano, quindi al di là degli aspetti spettacolari, continueremo a raccontare storie prese dalla realtà. E' probabile che la resa dei conti coincida con la guerra che ci fu tra gli scissionisti e quelli che rimasero legati al "Sistema" esistente.

Come sarà tornare sul set senza alcuni degli attori della prima stagione? Ha già conosciuto nuovi membri del cast?

Fortunato Cerlino e Maria Pia Calzone in Gomorra - la serie, prima stagione
Fortunato Cerlino e Maria Pia Calzone in Gomorra - la serie, prima stagione

Non vedo l'ora di ricominciare. Gomorra è un'esperienza professionale di alto livello. La produzione, Sky - Fandango, ha creato le circostanze giuste per potersi esprimere al meglio. Tutti i professionisti coinvolti sono di caratura eccezionale. Non solo gli attori, ma anche i reparti, la fotografia, il trucco, gli elettricisti... tutti professionisti straordinari. La regia ha guidato con maestria una macchina così complessa. Questo tipo di esperienze dimostrano che gli italiani, se messi nelle giuste condizioni, possono esprimersi a livelli molto alti senza temere confronti. Non ho conosciuto ancora nessuno dei nuovi membri del cast. Sono sicuro che saranno all'altezza di quelli che per ragioni di copione sono usciti.

Sappiamo che tra i tanti progetti che sta portando avanti, ce n'è uno che la vedrà impegnato in America. Di cosa si tratta?

Con la mia agenzia ed il mio ufficio stampa stiamo seguendo un piano di comunicazione che presto fornirà più dettagli. Per addesso posso dire che attualmente mi trovo in Canada.

Il 2014 sta per concludersi e lei probabilmente non si aspettava un successo simile. Cosa ricorderà per sempre di questa strabiliante esperienza vissuta insieme a Gomorra?

Ricorderò la normalità del percorso che mi ha portato a fare un'esperienza straordinaria. Una normalità che troppo spesso nel nostro paese diventa un'eccezione. Ricorderò il calore e l'affetto del pubblico; non riesco davvero a comunicare l'enorme gratitudine che ho nei confronti di chi ci rende popolari. Gente comune che si nutre di sogni, di aspirazioni, di voglia di cambiare. E' una responsabilità enorme, ed un piacere altrettanto grande. Ricorderò che il successo gratifica la vita di alcuni, ma che è un'esperienza relativa, e che un privilegio non va trasformato in arroganza.