Ammore e malavita, Manetti Bros: "Vincere il David a fine serata è stato come segnare al 90°"

Ecco il commento a caldo dei cineasti romani sui cinque premi ricevuti, tra cui quello per il miglior film, e sulla serata che li ha visti protagonisti. L'unico rimpianto? Non essere riusciti a parlare con Spielberg.

La 62esima edizione dei David di Donatello si è conclusa con l'incoronazione di Ammore e malavita a miglior film. Da ousider del cinema italiano, quindici candidature hanno trasformato i Manetti Bros. nei favoriti da battere in una lunga serata che ha riservato non poche sorprese. Alla fine Ammore e malavita si è portato a casa cinque statuette risultando il film più premiato, anche se sono mancati all'appello due premi pesanti come quello per la miglior regia, andato alla rivelazione Jonas Carpignano, autore di A Ciambra, e quello alla sceneggiatura originale, assegnato a Susanna Nicchiarelli per Nico, 1988.

images/2018/03/23/33.jpg

Il "day after" dei Manetti Bros vede i fratelli già in ufficio dopo i festeggiamenti della nottata trascorsa a rispondere ai messaggi di congratulazioni. "Quando ho visto 190 messaggi sull'iPhone ho iniziato a rispondere a tutti, ma continuavano ad arrivare a raffica così ho finito dopo le quattro" ci confessa Marco, mentre Antonio ammette di aver rinunciato ben prima per dormire. Mentre gli spettatori di Rai1 si godevano la serata delle stelle e i Manetti per l'occasione in smoking ("era d'obbligo, abbiamo fatto tutto in famiglia facendoci cucire gli abiti dai nostri amici e alla fine rivedendoci in tv ci siamo anche piaciuti") il gruppo d'ascolto del cuore, per i due cineasti, era quello composto da mamma Dora, scenografa in pensione, dai tre figli di Antonio e dalle due figlie di Marco, tutti riuniti in attesa di assistere al trionfo dei fratelli arrivato poco dopo la mezzanotte. "È stato come quando la tua squadra segna al 90°" scherza Marco, mentre Antonio confessa "A un certo punto avevo rinunciato. Siamo molto felici per il premio al miglior film, ma razionalmente la soddisfazione più grande è stata quella per le quindici candidature. Cinque premi sono un bel bottino, ma le candidature ci hanno spiazzato, erano inaspettate". "Le candidature sono un riconoscimento al valore del nostro film" prosegue Marco tornando ad abbracciare la metafora calcistica "i premi sono come i gol, possono arrivare o non arrivare. Quando sei lì seduto non ti aspetti niente, anche se da candidato un pensierino ce lo fai".

Leggi anche: Ammore e malavita: il musical dei Manetti Bros. colpo di fulmine e di pistola

Il cinema italiano: un'entità in movimento

Ammore e malavita: i Manetti Bros. sul set
Ammore e malavita: i Manetti Bros. sul set

Quest'anno l'Accademia del Cinema Italiano ha scelto di premiare una rosa di film molto ampia evitando accumuli di statuette. In questa parcellizzazione di premi, si distinguono comunque alcune linee guida. Da Ammore e malavita a Napoli velata, da Gatta Cenerentola a La tenerezza, molti dei film premiati hanno come comune denominatore la città di Napoli e anche la musica è ingrediente essenziale di tante pellicole, tra cui Nico, 1988, forte di quattro statuette. La scelta dei Manetti di realizzare un musical su Napoli, dando vita a un'inedita commistione di generi, sembra aver anticipato una tendenza. "Per quanto riguarda Napoli è così" conferma Marco. "Fin da Song 'e Napule abbiamo cercato di rispondere al gomorrismo imperante restituendo il vero racconto della città. Ma guardando la rosa dei candidati di quest'anno devo dire che raramente ricordo di aver visto film così diversi. Siamo parte di un fenomeno collettivo, di un cinema italiano che muta cercando nuove forme di espressione".

Leggi anche: Ammore e malavita, Carlo Buccirosso e Claudia Gerini: "Avremmo voluto cantare ancora di più"

Il pregiudizio nei confronti del genere non è ancora morto

Ammore e Malavita: Giampaolo Morelli e Serena Rossi in una scena
Ammore e Malavita: Giampaolo Morelli e Serena Rossi in una scena

Resta il rimpianto per il premio alla regia a cui i Manetti avrebbero aspirato, anche se riconoscono il valore di Jonas Carpignano. "Siamo stati vicino a lui tutta la sera" raccontano i fratelli. "Certo, aver perso il David per la regia è stata una delusione, ma c'è una logica nel premio ad A Ciambra. Siamo felici che abbiano premiato Jonas perché è giovane e ci sta molto simpatico, ma è soprattutto molto bravo. Non solo A Ciambra è un bellissimo film, ma riuscire a far recitare una manciata di non attori in quel modo richiede un talento non indifferente, c'è una logica nell'assegnare a lui il premio alla regia".

Ammore e Malavita: Carlo Buccirosso e Claudia Gerini in una scena del film
Ammore e Malavita: Carlo Buccirosso e Claudia Gerini in una scena del film

Ripensando alla diffidenza di certe giurie del passato, avare nel premiare un certo cinema di genere, i Manetti ammettono che anche se oggi la situazione è diversa il pregiudizio continua a sopravvivere. "A parità di valore, se invece di Ammore e malavita ci fosse stato un altro film magari invece di cinque statuette ne avrebbe ricevute dieci" commenta Marco "Quando si tratta di dover premiare un film divertente, gli dai sempre qualche possibilità in meno rispetto a un film d'autore. Quest'anno Scappa - Get Out ha vinto un Oscar pur essendo un horror perché parlava di un tema importante, ma già in passato Il silenzio degli innocenti aveva ricevuto molti riconoscimenti. Quando un film di genere ha un'estetica particolare è più facile che appassioni, ma i premi sono un'altra storia".

Tra smoking, commozione e carenza di sonno, l'unico vero rimpianto dei Manetti Bros ai David non ha niente a che fare coi premi: "Non siamo riusciti a parlare con Spielberg! Speravamo almeno che restasse fino alla fine della cerimonia. Magari sentendo ripetere quindici volte Ammore e malavita hai visto mai che...".