Recensione Cloak & Dagger: la prima stagione si conclude meglio di come è iniziata

Recensione di Cloak & Dagger. Dopo un inizio preoccupante, la nuova serie Marvel di Amazon Prime ingrana e si rivela intrigante ma non priva di difetti

Difficile biasimare chiunque abbia trascurato Cloak & Dagger. La serie, poco pubblicizzata, racconta le origini di due supereroi Marvel tutt'altro che famosi, specialmente nel nostro paese, e la peculiare piattaforma di distribuzione, Amazon Primevideo cui ci si può iscrivere gratuitamente per i primi 30 giorni ha contribuito a sottolineare un netto distacco con gli show targati Netflix che ormai rappresentano il cuore del Marvel Cinematic Universe televisivo. Aggiungete il fatto che i due protagonisti sono poco più che adolescenti, invece che uomini o donne mature, e il pregiudizio è servito. Salta fuori, però, che Cloak & Dagger è effettivamente una delle migliori produzioni televisive targate Marvel, una serie che dimostra come non sia necessario andare a tavoletta sull'autostrada del sesso e della violenza per raccontare una storia adulta, concreta e realistica.

Cloak & Dagger: Olivia Holt e Aubrey Joseph in una scena
Cloak & Dagger: Olivia Holt e Aubrey Joseph in una scena

La Coppia Divina

Cloak & Dagger: Olivia Holt insieme a Aubrey Joseph in una scena
Cloak & Dagger: Olivia Holt insieme a Aubrey Joseph in una scena

I primi tre episodi di Cloak and Dagger non ci avevano entusiasmato, è vero, e vogliamo avvertirvi che Cloak & Dagger ci mette un po' a ingranare. Le prime, vere scene d'azione sopraggiungono soltanto intorno al settimo dei dieci episodi: in quelli precedenti, Cloak & Dagger barcolla un po', cerca di assumere una precisa identità passando dalle atmosfere young adult a quelle di un thriller o di un poliziesco. È una scelta che dà alla serie un sapore diverso, ma presuppone una forte sospensione dell'incredulità ogni volta che Tandy Bowen (Olivia Holt) indossa i panni dell'investigatrice e si cimenta in raggiri sempre più improbabili pur di trovare le prove che incastrino la Roxxon e riscattino il ricordo di suo padre. Molto più credibili le disavventure di Tyrone Johnson (Aubrey Joseph) nella New Orleans del razzismo sfrenato in cui un ragazzo di buona famiglia come lui può rigare dritto e dare il massimo ma deve sempre temere l'ingiustizia e la discriminazione. La ricerca del poliziotto che ha assassinato suo fratello e il senso di impotenza che ne deriva coinvolgono fin dall'inizio, grazie anche alla prova recitativa del giovane attore che, peraltro, ci regala un monologo davvero commovente proprio nell'ultimo episodio.

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Cloak and Dagger: Aubrey Joseph durante una scena della serie

Le due storie parallele, però, si intrecciano in modo organico, andando a coinvolgere non solo i due protagonisti, ma anche i loro comprimari, perlopiù famiglie e amici. In questo senso, Cloak & Dagger dimostra già una peculiarità importante nel dare il giusto rilievo alle sottotrame senza imporle in modo drammatico e forzato. Il personaggio di Brigid O'Reilly (Emma Lahana) è quello che si incastra meglio nell'intreccio: la serie creata da Joe Pokaski gestisce la poliziotta con grande maestria, specialmente se si considera il ruolo che rivestirà il prossimo anno, anticipato dall'ultimissima scena della stagione. Chi conosce i fumetti Marvel, saprà infatti che O'Reilly è anche una super vigilante che risponde all'alias di Mayhem.

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Le origini delle origini

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Cloak and Dagger: Olivia Holt con Aubrey Joseph in una sequenza della serie

È infatti soltanto negli ultimi episodi che Cloak & Dagger abbraccia le sue origini fumettistiche, incastrando l'elemento soprannaturale in una storia di origini che, arrivati a fine stagione, non si è ancora conclusa. Tandy e Ty non hanno ancora imparato a controllare del tutto i loro poteri e il nuovo rovesciamento dei ruoli presuppone che i due abbiano ancora parecchia strada da fare prima di diventare gli eroi in costume tanto cari ai fan della Marvel. Ecco, forse sotto questo punto di vista la serie Freeform ci è apparsa meno spontanea, introducendo un po' all'improvviso l'idea della Coppia Divina attraverso la zia veggente della ragazza di Ty, Evita (Noëlle Renée Bercy). Cloak & Dagger essenzialmente risolve tutta la questione della profezia e dei misteriosi salvatori di New Orleans in poche sequenze distribuite nel paio di episodi finali, senza darle il respiro che meritava. L'effetto è stucchevole a dir poco e vien da pensare che la regia avrebbe potuto gestire in modo decisamente migliore le puntate centrali in cui Tandy e Ty esplorano le menti altrui, entrando in scenari onirici che, purtroppo, tendono a generare una gran confusione negli spettatori occasionali. Essa da una parte contribuisce a farci immedesimare nei due protagonisti, spaesati quanto noi e inconsapevoli della reale portata dei loro poteri, ma dall'altra impedisce di seguire in maniera rilassata lo svolgersi degli eventi.

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Tirando le somme...

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Cloak and Dagger: Olivia Holt nel pilot della serie

La colpa è anche della colonna sonora, se dobbiamo dirla tutta. Le canzoni di accompagnamento scelte sono sempre puntuali e sensate - a parte Come sail away degli Styx nella scena climatica del season finale che proprio non ci azzeccava nulla, ammettiamolo - ma sono troppo frequenti, troppo invadenti e, in parole povere, distraggono lo spettatore da quanto accade a schermo, specie quando la regia punta sui dettagli più subdoli, lasciando spazio più alle immagini che alle parole. Da questo punto di vista, in effetti, stupiscono i riferimenti molto più espliciti a un Marvel Cinematic Universe che ci ha abituato sempre di più a considerare mondi a parte il cinema e le serie televisive, quindi le varie piattaforme. Se ormai i riferimenti delle serie Netflix ai film Marvel o ai serial ABC appaiono sempre più risicati, Cloak & Dagger si diverte a citare entrambi nei dialoghi o nei particolari. O'Reilly menziona Misty Knight, coprotagonista specialmente in Luke Cage e The Defenders, e ogni tanto si sente parlare di Tony Stark o della Rand Enterprise di Iron Fist.

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Cloak & Dagger, insomma, è stato una ventata di aria fresca nel panorama televisivo Marvel. La serie di Pokaski affronta temi veri e importanti, riesce a diluire in modo significativo ma interessante l'influenza dell'aspetto supereroistico e si concentra sulla caratterizzazione dei protagonisti e dei loro comprimari in modo sensibile e convincente. È una strada che forse percorre un po' troppo lentamente, all'inizio, ma che poi ripaga lo spettatore negli ultimi episodi, spalancando le porte a una seconda stagione che promette di essere davvero interessante.

Movieplayer.it

3.0/5