Blue Beetle, la recensione: un ottimo cinecomic nel segno della latin culture

La recensione di Blue Beetle: il cinecomic DC di Ángel Manuel Soto è una ventata di colorata freschezza. E la mexican culture fa la differenza. Protagonista, Xolo Maridueña.

Blue Beetle, la recensione: un ottimo cinecomic nel segno della latin culture

Miracolo, o quasi. Perché, se i miracoli esistono, ecco all'improvviso la svolta inaspettata: un ragazzo messicano, che tanto ricorda Peter Parker (ma questa è un'altra casa editrice, quindi meglio non confondere le idee), dimostra che i cinecomic hanno ancora qualcosa da dire. Soprattutto quelli DC, nel pieno di una restaurazione voluta tanto dai fan quanto da James Gunn, chiamato per dare un senso a quell'universo esteso che, almeno al cinema, è l'alternativa al ben più reputato Marvel Cinematic Universe. Divisioni editoriali a parte, il miracolo di cui parlavamo ha tonalità latine e colorate, divenendo un opposto perfetto in un mondo di cinecomic stantii, che stanno bruciano le peculiari originalità. Niente di imprescindibile, ovvio, eppure, come scriviamo nella recensione di Blue Beetle diretto dal bravo Ángel Manuel Soto, il film sfrutta la semplicità, unita ad un certo gusto estetico e ad una certa libertà narrativa, per tentare di rinnovare - quanto possibile - il genere. Come ci riesce? Senza troppo impegno celebrale, il film dosa al meglio il materiale narrativo a disposizione, per tramutarlo in un cinecomic dalle sfumature analogiche, nonché (davvero) inclusive dal punto di vista culturale.

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Blue Beetle: un'immagine tratta dal film

Infatti, è proprio la latin culture a fare la differenza in fatto di originalità, dando al film prodotto da DC Studios - ma dovrebbe essere scollegato dal DC Extended Universe - una certa creatività dal respiro leggero, mischiando la tipica origin story ad una specie di comin-of-age in sala supereroistica. Insomma, uno stand-alone che funziona anche da solo, avulso dal contesto come erano avulsi i cinecomic degli Anni Novanta, da cui il regista prende spunto per umore e tonalità. Del resto, questo è il tempo della nostalgia, e il cinema non ne è esente, anzi. Proprio come i blockbuster dalle 90s Vibes, Blue Beetle si pone all'altezza dello spettatore senza chiedergli troppo in cambio, mantenendo il focus sul personaggio e, in questo caso, sull'autenticità della cultura latina, che fa da legame in una storia di grandi eroi senza grandi (super)poteri.

Blue Beetle: se la trama parla messicano

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Blue Beetle: una foto

Lo abbiamo scritto: la cultura messicana è il punto d'incontro di Blue Beetle, tra colori, musica, cibo, usanze. Un nucleo preciso da cui si espande la trama, introducendo il personaggio di Jaime Reyes, interpretato da Xolo Maridueña. Una scelta notevole, in quanto l'attore ha origini messicane, cubane ed ecuadoregne. Un melting pot, come quello raccontato dal film. Jaime, infatti, è un ragazzo mexican american, appena tornato nella sua città natale, Palmera City. Una città immaginaria e avveniristica, tuttavia geograficamente localizzata in Texas. Del resto, il senso del confine, in Blue Beetle, gioca un ruolo fondamentale.

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Blue Beetle: una foto del film

Jaime, che trova supporto nella sua chiassosa e irresistibile famiglia, sta cercando lavoro e, per un fortunato (o sfortunato?) caso, finisce per custodire inconsapevolmente un'antica e potente reliquia di biotecnologia aliena, lo Scarabeo. Le indicazioni: non toccarlo, non sfiorarlo, non aprire la scatola (di un chees-burger...) che lo contiene. Ma se le regole sono fatte per essere infrante, ecco che Jaime viene "scelto" dallo Scarabeo, divenendo il suo ospite simbiotico, dandogli sconfinati poteri derivati da un'armatura esoscheletrica. Sulle tracce dello Scarabeo, e quindi sulle tracce di Jamie, la villain Victoria Kord, con il volto di Susan Sarandon (non la sua miglior prova, mettiamola così), una donna d'affari intenzionata a sfruttare la reliquia come invincibile arma militare.

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Una ventata di caliente freschezza latina

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Blue Beetle: un'inquadratura del film

La forza di Blue Beetle, intrisa alla sua ricercata estetica analogica (alla fotografia c'è Pawel Pogorzelski, uno dei più grandi), risiede nel fatto che non cerca di stravolgere il genere, ma si affianca al tipico approccio da cinecomic senza però restare invischiato nelle sue tipiche svolte. Un esempio, la battaglia finale: di certo gli effetti visivi e l'azione non mancano, ciononostante non sono mai il centro, né gli obbiettivi. Tanto che, con piacevole sorpresa, ci rendiamo conto che la solita final battle è ridotta all'osso, e arriva fluida seguendo naturalmente il corso degli eventi (al netto di una durata complessivamente eccessiva). Dunque, Blue Beetle accetta di essere un cinecomic (ovvio!), ma fa di tutto per allontanarsi dagli stereotipi, preferendo una certa purezza emotiva, una sensata accuratezza visiva, nonché un rispetto per quella mexican culture che riempie - letteralmente - l'atmosfera.

Blue Beetle Trailer
Blue Beetle: una scena del cinecomic

Il parallelo tra Jaime Reyes e Peter Parker, per quanto forse voluto in termini editoriali, è in generale lo specchio di un discorso sommesso all'interno del film, ma non meno importante: Jaime è un ragazzo normale, con le tipiche difficoltà di chi sta per entrare nello spietato e irraggiungibile mondo del lavoro. Dubbi, ansie, squilibri. Jamie è la rappresentazione di una generazione legata alle proprie radici (nel caso di Jamie, radici messicane, nonostante viva negli USA) ma bisognosa di trovare una propria strada, la propria individualità, puntando sull'istinto di un sogno chiuso nel cassetto. Un profilo ideale, che si sposa perfettamente con i toni da coming-of-age voluti dal regista, inoltre coerenti con la struttura di un cinema votato all'intrattenimento e alla leggerezza. Quello di Jamie Reyes alias Blue Beetle, affiancato dalla sua famiglia (tanto che è proprio la famiglia il suo vero superpotere), è quindi un percorso di consapevolezze, di sfide, di drammi e di svolte, guadagnandosi - scena dopo scena - un piccolo grande spazio in una costellazione di (stanchi?) supereroi. Ecco, la differenza è tutta qui: Blue Beetle, ironico e verace, è una inconsueta ventata di colorata e accaldata freschezza. Latina, si intende.

Conclusioni

Come scritto nella nostra recensione, Blue Beetle è un cinecomic atipico, e avulso dal linguaggio di genere. Una buona origin story, nonostante il titolo non sia ancora inquadrato all'interno dell'universo cinematografico DC Comics. Azione dosata, umorismo e un protagonista strettamente contemporaneo, in funzione di un film (forse troppo lungo) che vive in pieno i riflessi della cultura latina e messicana, differenziandosi per umore e linguaggio. Una sorpresa.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • L'approccio "lations".
  • I colori.
  • L'azione, mai esagerata.
  • Una buona origin story.

Cosa non va

  • Dura troppo.
  • Non è ancora ufficialmente indirizzato nel contesto DC Universe.