American Horror Story: benritrovati a Briarcliff Manor!

Tra suore, alieni e personaggi misteriosi, il soggiorno nell'Asylum della seconda stagione della horror series si preannuncia decisamente movimentato. Ma siamo pronti a lasciarci prendere per mano da Ryan Murphy, per un viaggio nella follia e nella più torbida lussuria.

Una casa dalla fama sinistra nelle cui stanze si aggirano figure terrificanti e personaggi che sembrano nascondere qualcosa, uno scenario da incubo dove niente è ciò che sembra e un intreccio di vizi e segreti condito da una generosa dose di sangue e torbida sensualità. Dieci mesi fa avevamo salutato Ben e Vivian Harmon, che ci avevano ospitato per la prima, entusiasmante stagione di American Horror Story nella loro Murder House, una villa alle porte di Los Angeles che li aveva letteralmente intrappolati insieme alle altre presenze che si muovevano tra le sue mura. Adesso con Ryan Murphy e Brad Falchuk ci ritroviamo da tutt'altra parte, nella Costa Est degli States, a Briarcliff Manor, un ex-sanatorio per malati di tubercolosi che negli anni Sessanta era stato rilevato dalla chiesa cattolica e trasformato in un manicomio criminale. Nonostante il cambio di scenario tuttavia, è come essere di nuovo in famiglia: Jessica Lange è Suor Jude, che nel 1964 dirige con pugno di ferro la struttura psichiatrica, affiancata dal carismatico Monsignor Timothy Howard (che ha il volto di Joseph Fiennes) un giovane religioso sul quale lei accarezza fantasie poco consoni al suo ruolo spirituale ed istituzionale. Accanto a Jude - una donna perfida, vendicativa e gelida - c'è Suor Mary Eunice, interpretata da Lily Rabe (che nella scorsa stagione era la prima proprietaria della Murder House, una socialite americana sposata ad un medico), una suorina che teme la sua superiora come se fosse il diavolo, ma è costretta ad obbedire anche alle richieste del dottor Arthur Arden, che la incarica di sfamare delle misteriose e inquietanti creature che vivono nella fitta vegetazione che circonda l'istituto. Il dottor Arden, interpretato da James Cromwell, sembra ricalcato sulle figure di certi medici che hanno contribuito a rendere ancora più agghiaccianti le storie sui campi di concentramento nazisti, una sorta di dottor Mengele dalle maniere pacate e dall'aria autorevole, che accoglie nel suo laboratorio alcuni pazienti di Briarcliff - solitamente quelli senza famiglia - per sottoporli ai suoi esperimenti scientifici.

Come si può immaginare, Suor Jude non riesce a trattenere la diffidenza nei confronti del dottore - dopotutto siamo nel 1964, e come ha sottolineato Ryan Murphy in una conferenza stampa successiva alla premiere della seconda stagione di American Horror Story, è un anno in cui lo scontro tra fede e scienza è particolarmente acceso. Ma è anche un periodo, questo immediatamente successivo all'assassinio del Presidente Kennedy (e precedente allo sbarco sulla Luna) in cui molta gente riferisce di avvistamenti di extraterrestri, o addirittura di abduction, ed è quello che capita ad un giovane benzinaio, Kit Walker (che ha il volto di Evan Peters, uno degli attori più amati della prima stagione) che si ritrova a Briarcliff con l'accusa di aver scuoiato e ucciso sua moglie Alma, una dolce ragazza di colore. Kit - che aveva nascosto alla comunità il suo matrimonio con Alma, perchè a quei tempi la società non è ancora pronta ad accettare il legame tra due persone di colori diversi - dice di essere stato sorpreso dagli alieni, che gli hanno impiantato qualcosa sotto la cute, e ucciso sua moglie. Ovviamente nessuno gli crede e anche allo spettatore viene il dubbio che l'irruzione degli extraterrestri possa essere avvenuta solo nella mente del giovane fino a quando il dottor Arden, nel tentativo di scoprire il "male" che si cela nella scatola cranica del ragazzo, non scopre che sotto il collo nasconde un vivace bug alieno simile ad un ragno meccanico.
Quella di Alma e Kit tuttavia non è l'unica coppia fuori dalla norma che viene divisa da circostanze tragiche: la giornalista Lana Winters (interpretata da Sarah Paulson) con la scusa di voler scrivere un articolo sul panificio situato all'interno di Briarcliff Mansion, punta in realtà ad uno scoop sull'ospite più chiacchierato e misterioso dell'istituto, Bloody Face, un serial killer che ha decapitato tre donne e sul quale la comunità vuole essere informata. La povera Lana, che si reintroduce incautamente nell'istituto (contando sulla complicità di suor Mary Eunice) sarà destinata a restarci molto a lungo, soprattutto dopo che Sister Jude avrà costretto la compagna della reporter, Wendy, una maestra elementare, a firmare un documento che la autorizza a trattenere Lana in ospedale, con la minaccia di rivelare a tutti la natura omosessuale del loro rapporto e di impedirle quindi di mettere piede in una scuola per il resto dei suoi giorni.
Il primo episodio di Asylum, Welcome to Briarcliff, svela una seconda stagione di American Horror Story molto più cupa della precedente, e sessualmente più torbida: la scena calda che apre l'episodio - e che vede protagonisti Leo e Teresa, una coppia di turisti che si divertono a girare gli States per esplorare le case più stregate del territorio americano, interpretati da Adam Levine e Jenna Dewan-Tatum - non è nulla in confronto a quello che accade dopo, tra punizioni corporali tra suore e i fugaci rapporti sessuali tra i membri dello staff e le pazienti, ma al tempo stesso la storia di Asylum si preannuncia anche più complessa, sia per la natura dell'intreccio stesso che per il periodo storico in cui si sviluppa. Come ha confermato Murphy infatti, il 1964 sarà lo scenario principale della serie, mentre le sequenze ambientate ai giorni nostri, solo un "pretesto" per comprendere meglio gli sviluppi della trama stessa. Se le dinamiche della partecipazione di Levine e della Tatum ricordano un po' quelle di Janet Leigh in Psycho (una star di richiamo, che inaspettatamente fa una brutta fine a pochi minuti dall'inizio della storia) i riferimenti creativi di questa stagione - almeno stando a quanto anticipato dagli autori - saranno i thriller di Brian De Palma e il cinema del nostro Dario Argento. Di Argento per adesso non c'è traccia, ma il primo episodio di Asylum strizza l'occhio a Carrie - lo sguardo di Satana (per quanto riguarda la colonna sonora) e non è escluso che in futuro i riferimenti ai film dei registi di Suspiria e Omicidio a luci rosse non si facciano visivamente più espliciti.
Se da una parte gli autori non rinunciano ad intrattenere il pubblico televisivo con la componente più pulp di questa nuova storia - un piatto ricco e piccante che ha i colori accesi del sangue e dell'erotismo - c'è anche la volontà di far riflettere raccontando un periodo storico importante e i suoi pregiudizi (sessuali e razziali) per metterli a confronto con quelli attuali. Il tutto interpretato da un cast che si conferma eccellente, a cominciare da Jessica Lange, che riesce ad essere spietata e sensuale al tempo stesso, maniaca del controllo, ma profondamente suscettibile al fascino del monsignore. Se certe scene richiamano le fantasie evocate dai filmetti softcore più beceri - e fanno sorridere per le loro intenzioni fortemente dissacranti - l'interpretazione (e la storia) riequilibrano il tutto, formando un insieme qualitativamente ineccepibile. Accanto ai veterani e ai nomi che avevano reso popolare la prima stagione della serie, troviamo volti nuovi che impareremo a conoscere meglio nei prossimi episodi: Grace (Lizzie Brochere) una paziente che stringe amicizia con Kit, e che sembrerebbe una ragazza a posto, se non fosse che è rinchiusa a Briarcliff con l'accusa di aver fatto a pezzi la sua famiglia, quindi la ninfomane Shelley (Chloe Sevigny) e altri, che se per il momento non sembrano avere particolare rilievo, potrebbero rivelarsi dei tasselli importanti nelle prossime settimane. E poi c'è Bloody Face, che eredita il ruolo che era appartenuto al misterioso uomo in latex della scorsa stagione: per il momento è l'unico personaggio di cui si parla negli anni Sessanta ad essere apparso nei giorni nostri, ma non è detto che sotto la sua maschera di sangue non si nasconda un'altra mente disturbata. Siamo appena entrati al Briarcliff ed è tutto da vedere, ma da queste premesse siamo già pronti a salutare con affetto i personaggi della scorsa stagione - Adelaide e Constance, gli Harmon e Moira e tutti i precedenti proprietari della Murder House - e a lasciarci prendere per mano da Ryan Murphy & Co. per un terrificante percorso nella follia, che si preannuncia disseminato di pericolosi trabocchetti.

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3.0/5