Giffoni 50, alla scoperta dei sogni con Tito Faraci e Wallie

Il Giffoni Film Festival compie 50 anni e ci racconta cosa è un sogno con la graphic novel di Tito Faraci e Wallie.

Un Sogno Chiamato Giffoni
Un sogno chiamato Giffoni: un'immagine del fumetto

Il Giffoni Film Festival non è come la Regina Uberta de L'Incantesimo del Lago: i 50 anni non li teme, anzi, li celebra nel migliore dei modi. Negli anni '70 nasceva infatti un sogno, come dice anche il titolo della graphic novel edita da Feltrinelli in associazione con Comic-Con in occasione dell'anniversario, Un Sogno chiamato Giffoni. E se nella diegesi dell'albo a fumetti si narra di "uno straordinario ragazzo come tanti", Edo, che assieme agli amici Marta e Jaco vuole realizzare un film da presentare proprio al celebre festival, nella realtà di 50 anni fa Claudio Gubitosi era intento a creare un'iniziativa che permettesse ai sogni dei ragazzi di materializzarsi.

"La cosa giusta da fare in questi casi è cercare di cogliere lo spirito della manifestazione e traslarlo. Quindi ho fatto una lunga chiacchierata con Claudio Gubitosi, il fondatore del Festival. Mi sono fatto raccontare che tipo era lui da ragazzino, le sue aspirazioni, il suo entusiasmo, la sua testardaggine e ho cercato di metterle su carta" racconta Tito Faraci, sceneggiatore della graphic novel. Lui che di sogni se intende, che di mestiere fa proprio ciò che aveva sempre sperato di fare, e che ha visto anche il suo lavoro omaggiato sul grande schermo con un easter egg nell'ultimo film del Marvel Cinematic Universe, Spider-Man: Far From Home, in cui, in una scena, compare la copertina della sua storia dell'Uomo Ragno a Venezia, Il Segreto del Vetro. Così a Edo e gli altri viene in mente di provare a realizzare qualcosa di apparentemente lontano delle loro possibilità, ma che tuttavia non rinunciano a fare: decidono di mettere in scena Romeo e Giulietta.

Realizzare Romeo e Giulietta

L'idea di scegliere proprio l'opera di Shakespeare, rivela Tito, è stata in gran parte di Walter Petrone a.k.a. Wallie, un disegnatore che finora non aveva ancora collaborato con uno sceneggiatore, e che proprio per questo Faraci ha voluto al suo fianco. "Lavorare con Tito è stato il mio sogno. Sono cresciuto leggendo Topolino e Diabolik, due titoli scritti spesso da Tito, anche se all'epoca non ne ero consapevole. Solo quando sono entrato in Feltrinelli ho realizzato. Questo progetto mi ha permesso di lavorare con uno sceneggiatore che ammiravo fin da bambino" rivela il giovane artista.

Schermata 2020 08 11 Alle 103042
Un sogno chiamato Giffoni: un'immagine del fumetto

Ed ecco che viene a formarsi il sodalizio tra i due per l'occasione. Ma con soggetto alla mano, come procedere?
"Ci abbiamo ragionato parecchio, e la conclusione a cui siamo arrivati, che ora sembrerà anche banale da dire, è stata quella di optare per delle strisce orizzontali che ricordano uno schermo, un formato che ricordasse il cinema anche nei piccoli dettagli, come il contatore dei secondi, o questa gigantesca camera fissa e quest'uso dello scorrimento verticale opposto alle vignette orizzontali" spiega Faraci "E poi ho voluto fare un lavoro sulle nuvolette, con un affollamento delle voci, come quando si guarda un video, in una sorta di gioco, una sfida per il lettore che deve riuscire a capire chi sta parlando".

Un sogno chiamato Giffoni non potrebbe essere più attuale

Schermata 2020 08 11 Alle 101451
Un sogno chiamato Giffoni: un'immagine del fumetto

L'idea, neanche a dirlo, funziona alla grande - evitando di cadere nei più tipici errori in cui si potrebbe incorrere nel realizzare un'opera celebrativa - e sulle pagine del fumetto, il film dei ragazzi prende pian piano vita, tra battute di spirito, gag in stile classico ma dal sapore moderno, e tanta (auto)ironia, il tutto condito dalla giusta dose di leggerezza. "Mi diverte molto realizzare una storia che ironizza sulla costruzione di una storia, mi è sempre piaciuto" afferma Faraci. E questa predilezione, questo modo di fare li ha riconosciuti anche Wallie, che rivela di essersi ispirato in più istanze al collaboratore di lunga data dello storico autore di fumetti, Giorgio Cavazzano. "Nel leggere la sceneggiatura che Tito aveva ideato per la graphic novel, ho rivisto molte situazioni, battute, inquadrature tipiche del suo stile, così mi sono chiesto 'Come l'avrebbe disegnata Cavazzano'? Lì ho preso la mia ispirazione per alcune vignette". Richiami di un tempo dunque, per certi versi, ma Un Sogno Chiamato Giffoni non potrebbe essere più attuale, e non solo per l'evidente inserimento di espressioni odierne nel racconto all'interno del racconto.

Schermata 2020 08 11 Alle 101455
Un sogno chiamato Giffoni: un'immagine del fumetto

Anche qui tecnologia e social, come in ogni area del nostro quotidiano ormai, fanno la loro parte, specie sul finale, e con Wallie abbiamo riflettuto sull'impatto (positivo o negativo che sia) che i moderni mezzi di cui disponiamo possano avere sui nostri sogni. "Nel mio caso, la tecnologia mi è stata di grande aiuto, perché mi ha permesso di saltare alcuni passaggi tipici del percorso artistico, accelerando al massimo quello di vetrina rispetto a come sarebbe potuto essere qualche anno fa, il che mi rende mega-fortunato e felice" ammette, notando tuttavia che "La nostra generazione si trova però spesso ad affrontare questo problema - un certo tipo di pressione sociale - quello di sentirsi in dovere, in molti casi, di mostrare un'immagine poco veritiera di sé stessi, l'ideale di una perfezione che poi non rispecchia la realtà. E questo può portare alcuni a sentirsi inferiori rispetto ad altri, quando poi non è così". Per questo, conclude l'artista, sarebbe bene se ci fosse "un'educazione ai social", un modo per rendere consapevoli i suoi utenti delle realtà che circondano questi prodigiosi strumenti.

Schermata 2020 08 11 Alle 123343
Un sogno chiamato Giffoni: un'immagine del fumetto

Realizzare qualcosa che sembrava impossibile

Img 9545
Un sogno chiamato Giffoni: un'immagine del fumetto

Per i protagonisti della nostra storia (sulla carta e nella vita reale) però, l'innovazione in tutte le sue forme è stata fondamentale per raggiungere i propri obiettivi e, talvolta, superarli anche. "In realtà ricalca in po' la storia di Gubitosi, fondatore di un Festival in un paese piccolissimo che voleva appunto dar vita a un Festival, qualcosa che sembrava impossibile. Eppure ci ha provato, ed è diventato realtà. Ciò che sembra impossibile diventa dunque possibile, ma in una maniera piuttosto coerente e in linea con il regolamento del festival" osserva Tito "È qualcosa che dico anche ai miei figli, dopotutto: se c'è una possibilità, bisogna provarci. Io stesso se non ci avessi provato, dove sarei ora?". Un Sogno Chiamato Giffoni è già disponibile per l'acquisto, e i ragazzi avranno modo di incontrare i suoi autori di persona il 21 agosto proprio al Giffoni Film Festival, che segnerà anche la prima apparizione di entrambi all'evento, lo stesso che, come disse Truffaut e ci ricorda anche Marta nella graphic novel, "di tutti i festival è il più necessario".