Weinstein si rivolse a ex-spie del Mossad per rintracciare le vittime e scongiurare lo scandalo

Nuove indiscrezioni rivelerebbero i modi in cui il produttore aveva cercato di impedire la pubblicazione delle accuse di molestie sessuali.

Giuseppe Tornatore - Ogni film un'opera prima: il produttore Harvey Weinstein in una scena del documentario
Giuseppe Tornatore - Ogni film un'opera prima: il produttore Harvey Weinstein in una scena del documentario

Harvey Weinstein, al centro dello scandalo che sta facendo emergere il lato oscuro di Hollywood, avrebbe persino assunto delle spie pur di evitare che le sue azioni emergessero sui media internazionali.
Il New Yorker ha infatti pubblicato un nuovo articolo in cui si sostiene che il produttore abbia assunto, a partire dall'autunno 2016, alcuni esperti in sicurezza, tra cui la Black Cube, un'agenzia famosa per essere gestita da alcune ex spie dei servizi segreti israeliani, come ad esempio membri nel passato del Mossad.
Due investigatori appartenenti all'organizzazione avrebbero ad esempio incontrato Rose McGowan per ottenere delle informazioni fingendo di essere degli avvocati specializzati in diritti delle donne, registrando le conversazioni avvenute con l'attrice in quattro diversi appuntamenti. Utilizzando poi un'identità falsa un'investigatrice privata avrebbe incontrato anche un giornalista di New York che stava investigando sulle accuse rivolte a Weinstein, oltre a provare a fissare un appuntamento con Ronan Farrow, autore dell'articolo che ha dato il via allo scandalo.

Weinstein e gli investigatori privati hanno inoltre cercato di sfruttare i giornalisti per ottenere dei dettagli dalle donne che stavano accusando di molestie e violenza sessuale Weinstein, compilando dei profili psicologici e scoprendo i dettagli necessari a ricostruirne il passato dal punto di vista sessuale, in modo da intimidire, contraddire e screditare le persone che avrebbero voluto denunciare. Gli avvocati di Harvey, tra cui c'era anche David Boies che aveva sostenuto Al Gore durante il suo scontro legale con George W. Bush nel 2000, avrebbero poi ottenuto informazioni private da sfruttare per impedire che il New York Times pubblicasse delle notizie legate alle vittime del produttore, pur essendo impegnato nella difesa dei giornalisti della testata in un altro caso.