Netflix: gli attori italiani portano lo streamer in tribunale "Compensi troppo bassi"

Attori sul piede di guerra contro il colosso dello streaming per rivedere i propri compensi

Netflix: gli attori italiani portano lo streamer in tribunale 'Compensi troppo bassi'

Sembra ripetersi in Italia, seppur in versione ridotta, la protesta che negli Stati Uniti aveva portato allo sciopero e alla paralisi dell'industria cinematografica a Hollywood. Gli attori italiani, infatti, hanno fatto causa a Netflix, dopo mesi di contrattazioni apparentemente fallite.

L'Agenzia 7607 - che rappresenta anche Elio Germano, Claudio Santamaria, Paolo Calabresi e Neri Marcorè - ha depositato una causa contro il colosso americano dello streaming al Tribunale di Roma.

"Abbiamo tentato in tutti i modi di trattare, chiedendo una percentuale che per loro è equiparabile al costo delle bollette telefoniche, ma ci è stata offerta una cifra al ribasso. A quel punto accettarla avrebbe creato un precedente nel mercato delle contrattazioni, tenendo i livelli dei compensi degli artisti molto bassi. O mangi la minestra o salti dalla finestra? Siamo saltati dalla finestra", ha spiegato la presidente dell'Agenzia 7607, Cinzia Mascoli.

Sebbene solo nell'ultimo anno la vicenda si è infuocata, grazie alla minaccia frequente di una causa, questo contenzioso tra le parti risale almeno a cinque anni fa. In questo arco di tempo, gli attori hanno provato a intavolare trattative per ottenere nuovi compensi sulla base delle visualizzazioni del loro lavoro su Netflix.

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Zamora: Neri Marcorè in una scena del film

Le voci di Neri Marcorè e Elio Germano

"Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming. Tutti reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi", ha dichiarato Neri Marcorè, in questi giorni nelle sale con Zamora, il suo esordio alla regia.

Elio Germano, da sempre in prima linea per i diritti di tutti i lavoratori, ha rincarato la dose: "Proprio le piattaforme che trattano e sfruttano dati si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti. E parliamo di multinazionali i cui ricavi vengono esclusivamente dallo sfruttamento di opere audiovisive".

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Il punto nevralgico è la Direttiva Copyright, la direttiva dell'Unione Europea sul diritto d'autore emessa nel 2019 e che ha l'obiettivo di armonizzare il quadro normativo comunitario del diritto d'autore nell'ambito delle tecnologie digitali e in particolare su Internet. Proprio questa Direttiva l'Agenzia 7607 chiede a Netflix di applicare, ma finora con scarsi risultati.