Neon Genesis Evangelion: il nuovo doppiaggio italiano su Netflix scatena polemiche

Non è stato particolarmente ben accolto il nuovo doppiaggio italiano di Neon Genesis Evangelion, disponibile su Netflix.

Neon Genesis Evangelion: una scena dell'anime
Neon Genesis Evangelion: una scena dell'anime

Non è stato particolarmente ben accolto dai fan il nuovo doppiaggio italiano di Neon Genesis Evangelion, la celebre serie animata giapponese ora disponibile su Netflix nel mondo intero.

Per questioni di diritti, è stato realizzato un nuovo doppiaggio della serie - a proposito qui potete leggere la nostra recensione di Neon Genesis Evangelion - a cura di Gualtiero Cannarsi e Fabrizio Mazzotta che già si occuparono del primo adattamento (il quale segnò l'esordio di Cannarsi come dialoghista nel campo dell'animazione nipponica adattata per il mercato italiano). Al di là di una terminologia che ha lasciato interdetti (gli angeli sono ora "apostoli", per esempio), le lamentele riguardano soprattutto la lingua italiana, usata in questa sede con registro aulico e desueto, oltre che in un modo che spesso e volentieri ignora regole grammaticali e sintattiche.

Non è la prima volta che commenti simili accompagnano l'operato di Gualtiero Cannarsi, che dal 2005 è responsabile dell'adattamento italiano - doppiaggio e sottotitoli - dei film dello Studio Ghibli per la Lucky Red, inclusi i titoli usciti prima di quell'anno e successivamente aggiunti al catalogo della casa di distribuzione. Le sue traduzioni sono note per l'uso di una lingua arcaica e spesso sintatticamente difficile da seguire, che lui stesso attribuisce a una volontà di rendere fedelmente le peculiarità idiomatiche del giapponese. Questo approccio è stato più volte contestato, sia per l'effettiva difficoltà nel seguire ciò che accade nei film, sia per l'effetto involontariamente ridicolo di certe scelte di traduzione: celeberrimo l'episodio del nuovo doppiaggio di Principessa Mononoke, dove il nome di uno dei personaggi divenne praticamente una bestemmia. In alcuni casi, come quando l'allora Festival Internazionale del Film di Roma dedicò una retrospettiva alla Ghibli nel 2010 e ne affidò la curatela proprio a Cannarsi, furono addirittura modificati i titoli italiani, per renderli più fedeli all'originale giapponese: la già citata Mononoke fu quindi trasformata ne La principessa spettro, mentre La città incantata diventò La sparizione di Chihiro e Sen.