Goffredo Mameli: Chi era il patriota che scrisse l'inno nazionale italiano: storia vera, vita e morte

Goffredo Mameli è il poeta e patriota noto per aver scritto l'inno nazionale italiano: ecco la sua vita e la causa della sua morte.

Goffredo Mameli: Chi era il patriota che scrisse l'inno nazionale italiano: storia vera, vita e morte

Stasera Rai 1 dedica la prima serata ad una miniserie incentrata sulla vita di Goffredo Mameli. Lo scrittore e patriota, autore dell'attuale inno nazionale italiano, ha lottato al fianco di Nino Bixio e Giuseppe Garibaldi per l'indipendenza dell'Italia. Ecco la vita e la morte del giovane poeta genovese.

Goffredo Mameli: Il patriota del risorgimento italiano

Goffredo Mameli, figura iconica del Risorgimento italiano, incarnò lo spirito patriottico e l'ardore rivoluzionario del suo tempo. Nato il 5 settembre 1827 a Genova, da una famiglia di origini nobili e patriottiche, Mameli trascorse una giovinezza segnata dalla passione per la patria e il desiderio di libertà.

Talento letterario e impegno politico

Fin dalla giovane età, Mameli manifestò un talento letterario precoce, scrivendo poesie d'ispirazione romantica che catturarono l'attenzione dei suoi contemporanei. La sua sensibilità artistica si fuse presto con l'impegno politico, diventando voce e simbolo del fervore nazionale italiano.

Il "Canto degli Italiani": L'Inno Nazionale

Il contributo più celebre di Mameli alla storia italiana è senza dubbio il testo del "Canto degli Italiani", l'inno nazionale della Repubblica italiana, scritto nel 1847 all'età di appena vent'anni, questo inno incarna l'aspirazione alla libertà e all'unità nazionale che animava i patrioti del tempo. Prima di quello aveva scritto poesie politiche e canti militari, tra cui Ai fratelli Bandiera e Dante e l'Italia.

La vita di Mameli fu segnata da un impegno costante per la causa dell'indipendenza italiana. Nel marzo del 1848, si unì a una spedizione di volontari per sostenere Nino Bixio durante le Cinque Giornate di Milano. Successivamente, Mameli si arruolò nell'esercito di Giuseppe Garibaldi con il grado di capitano, distinguendosi per il suo coraggio e la sua dedizione durante le battaglie per la liberazione del territorio italiano.

Le circostanze della sua morte

Tuttavia, la sua vita fu tragicamente interrotta il 6 luglio 1849, quando morì a soli ventuno anni a causa di una ferita infetta, subita durante la difesa della Repubblica Romana contro le forze nemiche.

Dell'episodio si conoscono due versioni una ipotizza che Mameli sia stato ferito accidentalmente dalla baionetta di un compagno; l'altra, più diffusa e accreditata, sostiene invece che sia stato colpito da una fucilata durante l'ultimo assalto del 3 giugno a Villa Corsini, occupata dai francesi.

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In ogni caso, i suoi compagni lo trasportarono all'ospedale di Trinità dei Pellegrini, dove fu visitato e curato dal medico Pietro Maestri. La ferita andò in cancrena e a Goffredo fu amputata la gamba ma poi sopraggiunse un'infezione che gli fu fatale.

Mameli morì il 6 luglio 1849: "Alle 7 e mezzo antimeridiane del 6 luglio 1849 spirava in Roma all'ospedale della Trinità de' Pellegrini la grande anima di Goffredo Mameli", scrisse Nino Bixio sul suo diario.

Goffredo Mameli fu sepolto nella chiesa di Santa Maria in Monticelli e quindi nei sotterranei della chiesa delle Stimmate. La sua salma fu ritrovata dopo la presa di Porta Pia e trasportata al Verano, dove è il suo monumento funebre. Oggi la sua tomba è situata nel Mausoleo Ossario Garibaldino al Gianicolo.

La morte di Mameli fu un duro colpo per il movimento. Il suo passaggio alla storia, tuttavia, non fu solo dovuto al suo inno nazionale, ma anche alla sua incrollabile determinazione nel difendere gli ideali di libertà e indipendenza.