Giornate degli Autori 2007: il cartellone

La quarta edizione delle Giornate degli autori che si svolgeranno a Venezia in contemporanea con la Mostra del cinema.

Tredici film per disegnare una piccola mappa del mondo contemporaneo, delle sue ossessioni e delle sue linee di frattura. Più tre documentari che sono anzitutto tre straordinari ritratti di personalità fuori dal comune, Carlo Lizzani, Luciano Bianciardi e il "milite ignoto" José Flores. Un percorso cinematografico che attraversa quattro continenti e undici paesi (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Libano, Messico, Polonia, Russia, Spagna, Usa). Registrando inquietudini personali e angosce collettive, ma anche impennate di imprevedibile e personalissimo humour.

Giunte al quarto anno le Giornate degli Autori, nate nel 2004 sul modello della Quinzaine des Réalisateurs e dirette per la seconda volta da Fabio Ferzetti, confermano la loro vocazione alla scoperta di nuovi talenti e all'esplorazione di un cinema sempre più agguerrito nel difendere i suoi spazi di invenzione estetica e produttiva. Nelle due Americhe come in Europa. O in Libano, dove il regista e reporter Philippe Aractingi è andato a girare il suo secondo film di finzione letteralmente Sotto le bombe, mescolando la messinscena alla più cruda realtà, e adattando lo script a quanto accadeva durante le riprese.

Quest'anno infatti sono meno numerosi gli esordienti e fra i registi selezionati c'è addirittura un autore ancora giovane ma ormai "storico" come il russo Alexei Balabanov, il regista di Brother 1 e 2, presente alle Giornate con Cargo 200, impressionante affresco quasi-horror sulle prime avvisaglie del crollo che a fine anni 80 avrebbe travolto l'Unione Sovietica. Ma più che l'età o il percorso dei registi conta forse ricordare come, pur nella diversità degli sguardi, ricorrano fantasmi e ossessioni che sono evidentemente parte integrante della nostra modernità. A ogni latitudine.

Ed ecco che se il russo intreccia una cupa allegoria sullo sfondo delle salme dei soldati rimpatriati dall'Afghanistan in un 1984 insieme remoto e vicinissimo, il libanese insegue fra le macerie il fantasma di un presente sempre più incontrollabile. Ecco che mentre la comica più eversiva d'Italia, Sabina Guzzanti, cerca un ultimo scampolo di utopia fra i pescatori sardi (Le ragioni dell'aragosta), un giovane magrebino insofferente a qualsiasi appartenenza o legame gioca, con l'allegria del naufrago, la carta di un libertinaggio geografico, sentimentale e lavorativo che è forse l'ultima rivolta possibile nella nostra Europa multietnica e non riconciliata (Andalucia).

Mentre in un Messico mai così globalizzato si fanno le prove generali di guerra civile fra chi ha tutto e chi non ha niente (La zona); un pugno di intraprendenti orfani newyorkesi ci ricorda che anche l'opulenza delle società liberali genera esclusione, sradicamento e rivolta (Superheroes, forse il più esplicito fra i tanti film in cui quest'anno giganteggia il Padre assente); videocamere pubbliche e private diffondono ovunque immagini di controllo virtuale e di falsa evasione. E un'avventurosa esordiente di nobili origini russe, Eva Norvind, ex-diva sexy nel Messico anni 60, ex-fotografa di moda, poi dominatrix e psicoanalista, dopo trent'anni di esitazioni dedica uno stupefacente documentario all'amico di lunga data José Flores, nato nano e senza braccia (qualcuno lo ricorderà nei film di Jodorowsky), ma padre sereno di sei figli (sette, alla fine del film) che mantiene facendo il suonatore ambulante nelle fiere: Nacido sin, "Nato senza", che come ogni grande documentario finisce per gettare una luce nuova sia su chi sta davanti che su chi sta dietro alla macchina da presa.

Questi alcuni fra i tanti fili che si intrecciano nel panorama offerto dalle Giornate degli Autori nel 2007. Giornate che anche quest'anno non prevedono concorsi né rivalità per continuare ad essere un luogo di confronto, non di gara. Unico premio in palio, il Label Europa Cinemas, che garantirà al film prescelto la promozione e la permanenza duratura sui 1689 schermi affiliati, nonché la stampa, per l'Italia, di almeno 5 copie del film offerta dalla Technicolor. Mentre le opere prime selezionate, come gli altri esordi presenti nelle varie sezioni della Mostra, concorreranno al "Premio Luigi De Laurentiis - Leone del Futuro" (vinto nelle ultime due edizioni proprio da due film delle Giornate, 13 - Tzàmeti di Gela Babluani e Khadak di Peter Brosens e Jessica Woodworth). E da quest'anno la Siae, partner storica della nostra manifestazione, attribuirà nel quadro delle Giornate un nuovo premio alla personalità del cinema italiano che meglio abbia illustrato la nostra cultura nel mondo.

Se sono ormai collaudati anche i luoghi delle Giornate, la Sala Perla, la Sala Volpi e da quest'anno il Palalido, la Villa degli Autori, a pochi passi dall'Hotel Excelsior, conferma la sua ambizione di essere un osservatorio privilegiato sul cinema indipendente. Aprendosi quest'anno ai fermenti provenienti dal movimento dei Centoautori e da Ring, che arricchiranno il nostro programma con dibattiti, incontri e provocazioni. Mentre le Giornate discuteranno con la Siae di Diritto d'autore e di pirateria audiovisiva ("All'arrembaggio! Combattiamo i pirati"); con la Rai di come la tv può produrre, mostrare, promuovere il cinema; e di quale legge dare al nuovo cinema italiano, confrontando i progetti attualmente in discussione a casa nostra con quelli in vigore in altri paesi, dalla Francia all'Argentina. Tenendo anche conto di quell'Alleanza Mondiale degli Autori, nata nelle scorse settimane ad Ischia, che terrà a Venezia il suo primo congresso.

Promuovono le Giornate l'ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) e gli Autori dell'API (Autori Produttori Indipendenti) in accordo con la Biennale di Venezia e con il supporto di BNL - BNP Paribas, Gioco del Lotto e del Ministero per i Beni e le Attività culturali, mentre la Regione Lazio conferma il suo sostegno alle Giornate in nome del cinema di qualità e si confermano partner della manifestazione la Siae e Sub-Ti. In qualità di web partner sarà poi ancora al nostro fianco Cineuropa (www.cineuropa.org), che seguirà la rassegna con news pubblicate quotidianamente, focus sui film, interviste, dossier, trailers. Mentre da quest'anno l'appuntamento veneziano delle Giornate diventerà anche occasione per scambiare spazi ed esperienze con Cinecittà Holding.

A realizzare il progetto è l'Associazione Giornate degli Autori, appositamente costituita. Presidente è Roberto Barzanti, vicepresidenti Emidio Greco e Francesco Maselli. Delegato generale è Fabio Ferzetti, affiancato ancora una volta dal prezioso lavoro di ricerca svolto da Sylvain Auzou e da un ristretto gruppo di consulenti internazionali: Chinlin Hsieh, Agnès-Catherine Poirier, Tadeusz Sobolewski e Adrian Wootton.

Anche quest'anno ci accompagneranno a vario titolo nell'avventura veneziana diverse Film Commission, Torino Piemonte, Roma e Lazio, Toscana, Campania, Puglia, Umbria. A sottolineare come le Giornate siano terreno d'incontro e di leale confronto fra istanze talvolta anche territorialmente lontane.

Sono inoltre previste la creazione di serate ed eventi alla Villa degli Autori a cura di I-Club e repliche dei film delle Giornate a Roma e a Milano in collaborazione con AGIS e ANEC con sottotitoli resi possibili dalla collaborazione con Sub-Ti. L'immagine e la grafica sono curate come sempre dallo studio Eu.Genia/Immagine & Strategia, mentre il gruppo moda piccimorra assicura quest'anno la realizzazione del nostro merchandising.

Si rinnova infine la preziosa collaborazione con il Dams di Bologna, che consente a un gruppo di studenti e di giovani professionisti di essere davvero protagonisti alla Mostra dando vita ad un tirocinio concreto e riconosciuto in sostegno alle molteplici attività delle Giornate degli Autori.

Mentre purtroppo quest'anno non è più con noi uno dei primissimi artefici delle Giornate, Raffaele Striano, che col suo estro, il suo entusiasmo, il suo talento da prestigiatore, ha consentito a tanti di noi di trasformare i nostri festival, almeno per qualche momento, in vere e proprie feste. Al ricordo della sua persona, e al tempo trascorso con lui, sono idealmente dedicate le Giornate del 2007.

INTRODUZIONE

Alla loro quarta edizione le "Giornate degli Autori", promosse dall'ANAC e dalla componente autoriale dell'API, precisano e approfondiscono le modalità della loro presenza. Che non si limita alla rassegna ormai divenuta uno dei momenti più seguiti e caratterizzati della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ma si è ampliata in altre due importanti direzioni. Con il progetto che abbiamo denominato dei Cento film - dei primi cento film da salvare per tramandare memoria identitaria e invenzione artistica del cinema italiano - si sta attuando un programma di indubbio rilievo culturale. Con il seminario, inoltre, che prese avvio l'anno scorso a Venezia, intorno agli obiettivi da conseguire in una nuova legge di sistema sull'attività cinematografica e l'industria audiovisiva, le Giornate hanno voluto proporsi come punto di riferimento per una riflessione politica spregiudicata in una fase cruciale di confronto legislativo e dibattito ideale. Deve esser chiaro che da parte nostra non c'è alcun disegno di esclusività, nessuna intenzione di autosufficienza: lo spazio delle Giornate, a Venezia o altrove, è aperto, offerto a tutti coloro che desiderano interloquire e criticare. Si sono formati gruppi o movimenti che testimoniano un'eccezionale vitalità tra gli autori - e non solo - che hanno a cuore il cinema e si battono perché sia in grado di affrontare mutamenti tecnologici e formule produttive non rinunciando alla propria specificità. È utile che non si cristallizzi un arcipelago di isole non comunicanti - la metafora calza in Laguna - ma siano sempre più riconosciuti e frequentati comuni luoghi di incontro e elaborazione. Sono in discussione disegni di legge dai quali si può ricavare una sintesi alta, capace di rispondere alle preoccupazioni di una stagione, che pur mostra segni incoraggianti di ripresa. Gli incontri in calendario al Lido nella Villa degli autori segnalano in agenda questioni annose, oggi da visitare con spirito in parte nuovo: il rapporto tra cinema e televisione, la protezione dei diritti degli autori nell'universo delle Rete globale, la definizione di politiche pubbliche all'altezza delle sfide che si sono delineate da tempo. Ciò avviene in un momento di turbinosa innovazione su scala europea: è stato varato il nuovo programma MEDIA; la direttiva "Televisione senza frontiere", trasformata in Direttiva sui servizi di media audiovisivi senza frontiere (DSMA), investe oggi non solo i tradizionali servizi lineari; la lotta contro la pirateria e la contraffazione delle opere diventa una delle priorità ineludibili per un sano, e ovviamente legale, sviluppo di un settore esposto a pericolose insidie e a inedite potenzialità. Ecco: per noi Venezia non è solo un appuntamento atteso per verificare nelle opere tendenze e problemi, ma anche per discutere con franchezza le condizioni che le rendano possibili, e visibili al pubblico. Un cordiale ringraziamento, infine, a quanti accoglieranno i nostri inviti, e a tutti coloro - in primo luogo il Ministero per i beni e le attività culturali e la Biennale, come sempre disponibile a una feconda cooperazione - che contribuiscono a sostenere un'iniziativa assunta per esaltare il cinema e rafforzare la sua effettiva libertà.

LA SELEZIONE DEL 2007

Andalucia di Alain Gomis - Opera seconda

Francia/Spagna - 90' - Prima mondiale - Produzione: Mille et Une Productions

Ci sono romanzi così vasti e complessi da essere definiti romanzo - mondo. Poi naturalmente ci sono i film - mondo. Il protagonista di Andalucia - secondo film di un regista di padre senegalese e madre francese, già molto premiato per il suo esordio L'Afrance - è un personaggio - mondo. Un corpo in transito, sempre provvisorio; uno spirito nomade; un essere senza un centro ma con mille risorse, deciso a non "fissarsi" in nessun ruolo, ovvero a non avere né un luogo, né una compagna, né un lavoro fisso. Altissimo, irrequieto, dinoccolato, Yacine vive in un caravan e sbarca il lunario grazie a piccoli lavori socialmente utili e sempre diversi fra scuole, mense, circhi, senza tetto. Alternando amori fulminei a jam session a cielo aperto e a commosse rievocazioni di Pelè. Dice il regista Alain Gomis: "Il punto di partenza è stato Samir Guesmi. Grazie a lui ho potuto immaginare l'esistenza di una figura come quella di Yacine. Un personaggio sulla corda tesa, come il suo modo di recitare. Un uomo smarrito in un corpo troppo grande, maldestro come un albatros, eppure capace di trovare sempre una scorciatoia per andare dritto allo scopo. Qualcuno di cui si pensa che potrebbe trovarsi bene altrove, nel suo elemento. Che deve esserci per forza un luogo in cui è a suo agio, e che un posto come quello deve essere bellissimo".

Cargo 200 di Alexey Balabanov

Russia - 89' - Prima internazionale - Vendite estere: Intercinema

L'agonia del regime sovietico raccontata in stile quasi - horror in un film liberamente ispirato a un fatto di cronaca che segna il ritorno del grande Alexei Balabanov, il regista di Brother e Brother 2, il primo a capire come usare i generi (senza fermarsi ai generi) per raccontare la fine di un'epoca. Siamo nel fatidico 1984, e mentre i giovani più scaltri già iniziano a capire come arricchirsi allegramente sulla carcassa dell'Urss moribonda, gli enormi aerei da carico sovietici rimpatriano le salme dei soldati, spesso giovanissimi, morti in Afghanistan. Cargo 200 era appunto il nome in codice militare di questi macabri carichi. Sullo sfondo di una cittadina immaginaria battezzata Leninsk, l'atticciato professor Artiom, docente di "ateismo scientifico", passa a trovare suo fratello, militare di carriera, mentre è in viaggio verso la casa materna. Ma la sua auto si guasta e in piena notte il cerimonioso accademico si ritrova ospite di una poco rassicurante stamberga gestita da un ex-galeotto che distilla vodka e sogna di farne la propria "Città del Sole". E' l'inizio di una discesa agli inferi dominata da un poliziotto impazzito e fatta di sequestri di persona, stupri, cadaveri, nomenklatura, famiglie degeneri, in un crescendo di efferatezze e simbolismi adeguato alle dimensioni della catastrofe in corso. Un film ambientato nel 1984 che ha provocato un autentico choc nella Russia del 2007, ormai anestetizzata dal dilagare di un cinema di puro consumo, e abituata a rimuovere il periodo sovietico o a farne oggetto di ambigua nostalgia. E' cambiata davvero la Russia in questi anni? Balabanov riesuma il passato ma guarda al presente e alle speranze tradite di un intero paese.

CONTINENTAL, UN FILM SANS FUSIL di Stéphane Lafleur - Opera prima

Canada - 103' - Prima mondiale - Produzione: Micro-Scope Inc.

Un uomo solo che scende da un autobus e scompare nella notte, sul limitare di una foresta. Una moglie che aspetta invano il suo ritorno. Un altro uomo, più giovane, che prende il suo posto nella compagnia di assicurazioni per cui lavorava lo scomparso. E altri due personaggi piccoli piccoli e insieme immensi, come ognuno di noi, le cui esistenze verranno insensibilmente modificate da quella sparizione improvvisa. In un susseguirsi di incroci e di strane coincidenze, episodi buffi e talvolta assurdi, che compongono una sommessa sinfonia sulla solitudine nel mondo contemporaneo (e sui fantasiosi rimedi con cui tentiamo di tenerla a bada). Fra alberghi dai muri troppo sottili, occasioni erotiche più umilianti che eccitanti, donne così sole che lasciano messaggi alla propria segreteria telefonica, vecchi giocatori incalliti che tentano di pagarsi una dentatura nuova al videopoker, e mille altre piccole smagliature in cui precipita e si rivela il caos tragicomico della vita. Il folgorante esordio del québecois Stéphane Lafleur, già montatore e documentarista, molto noto e premiato in Canada per i suoi corti e i suoi videoclip, oltre che membro fondatore del movimento Kino.

FREISCHWIMMER di Andreas Kleinert
Germania - 110' - Prima mondiale - Produzione: Typhoon

Una commedia nera girata quasi come un musical, una fiaba grottesca con punte di grand guignol, il rovesciamento beffardo del mito tedesco della Heimat, la testimonianza di un talento visivo fuori dal comune, insomma un film che cavalca molti generi e tocca i più diversi registri senza seguirne nessuno fino in fondo. Ambientato nella scuola di una piccola cittadina tedesca maniacalmente pulita e ordinata, Freischwimmer travasa figure e motivi della grande cultura Europea (il liceo si chiama Kafka, la scena più dura sembra una versione horror della Classe morta di Kantor...) in uno schema da campus - movie Americano, col giovane poco dotato fisicamente (è quasi sordo, non nuota bene) che per vendicarsi dei suoi persecutori finisce per esagerare...Ma sotto la superficie scintillante di piscine olimpiche e reginette del liceo, dietro le geometrie del nuoto sincronizzato e i colori squillanti della pasticceria locale, si insinuano i veleni di una resa dei conti generazionale che affronta anche le colpe e i fantasmi dei padri assenti. Segnando il ritorno di un talento che dopo anni da habitué dei grandi festival internazionali e dopo aver raccolto una serie di trionfi nelle serie televisive, si riaffaccia sul grande schermo con un film inatteso e spiazzante, diverso da tutto ciò che il risorgente "nuovo cinema" tedesco ci ha dato in questi ultimi anni.

NON PENSARCI di Gianni Zanasi

Italia - 145' - Prima mondiale - Produzione: Pupkin Production e ITC Movie

Un chitarrista rock fallito e ammaccato - un Valerio Mastandrea sorprendente per malinconia e maturità - torna dalla Grande Città in cui aveva tentato l'avventura alla casella di partenza: la casa della sua famiglia a Rimini. Dove il fratello, sempre più grasso, gestisce con scarsi successi l'industria di conserve paterne. La sorella, così graziosa, se ne sta sempre sola con i delfini dell'acquario. E i genitori, beh, loro invecchiano apparentemente ignari di tutto, o quasi... Ma a 40 anni o giù di lì si può ancora sfidare l'ordine e il conformismo borghesi, ci si può ostinare a mandar tutto in malora, si può continuare a dire il re è nudo quando magari non è nudo per niente e ogni slancio, ogni rivolta, ogni ambizione pare destinata in partenza ad esiti patetici? Dietro i toni (esilaranti) da commedia generazionale si affaccia un bilancio a dir poco amaro del nostro paese; quella famiglia sfasciata ma subdolamente patriarcale ci consegna un referto poco rassicurante in cui gli affetti e gli interessi si mescolano sempre nel modo meno indicato. E allora forse sì, vale la pena buttarsi anche se ci si fa male. Per chiarire agli altri che non basta tirarsi indietro, ognuno ha il suo peso e le sue responsabilità... Un bel ritorno e la conferma di una vera maturazione per l'ultimo cantore della nostra provincia, fermo da anni dopo le prime prove (Nella mischia, A domani, Fuori di me).

LA PLUIE DES PRUNES - PLUM RAIN di Frédéric Fisbach - Opera prima

Francia - 85' - Prima mondiale - Produzione: Shilo Films

Un commediografo francese di prestigio, altero, distante, un poco sussiegoso, viene invitato a Tokio per l'allestimento di un suo lavoro a opera di una compagnia nipponica. Il paese è incantevole ma la gente impenetrabile, le giornate tediose, lo spettacolo remoto e del tutto incomprensibile tradotto in una lingua e una cultura così distanti. L'unica compagnia possibile per François (Gilbert Melki) sembra essere quella di sua nonna (una portentosa Adriana Asti), che in seguito a un ictus ha perduto la parola e che ha portato con sé fino a Tokio. Ma proprio la distanza geografica e culturale, con la vicinanza inattesa che si viene a creare fra nonna e nipote, sembra sbloccare qualcosa nella mente della donna che improvvisamente ritrova la parola e la memoria... Il sorvegliatissimo esordio cinematografico di un noto regista teatrale che lavora da maestro sugli spazi, l'intimità, il linguaggio non verbale. Un Lost in Translation al contrario, verrebbe da dire ("Found in Translation"?) se la battuta non fosse fin troppo facile.

Le ragioni dell'aragosta di Sabina Guzzanti

Italia - 100' - Prima mondiale - Distribuzione e contatti: Fandango

Gli attori di Avanzi si ritrovano dopo 15 anni in un piccolo villaggio della Sardegna, Su Pallosu. Hanno deciso in modo piuttosto estemporaneo di mettere su uno spettacolo a sostegno della causa dei pescatori in gravi difficoltà per lo spopolamento del mare. Tra i pescatori c'è un certo Gianni Usai, ex operaio alla Fiat ed ex sindacalista, un uomo che ha vissuto da giusto, sempre povero, sempre dedito a proteggere il lavoro dei suoi compagni. La sua presenza è di grande ispirazione e genera l'entusiasmo sufficiente a partire, ma quello stesso entusiasmo scema rapidamente e lascia spazio a dubbi di ogni sorta. Gli attori hanno a disposizione un grandissimo anfiteatro a Cagliari che si riempie subito. La tensione sale alle stelle... Dice Sabina Guzzanti: "Di Viva Zapatero! mi ha colpito soprattutto la reazione del pubblico che ho incontrato in tutta Italia e fuori. La grande partecipazione era sempre accompagnata da un profondo senso di impotenza. Le domande del pubblico erano sempre le stesse: cosa possiamo fare? Se cambia il governo le cose cambieranno? Grazie alla globalizzazione il potere di regolamentare la vita sociale non è più in mano alla politica. Per questo ho pensato che il lavoro successivo dovesse affrontare questo tema: Come si trova la fiducia in un progetto sulla realtà? Come si trova la fiducia nel proprio lavoro, nel proprio passato, nel proprio presente, negli altri? Le ragioni dell'aragosta è un esperimento sull'agire, sulla difficoltà di organizzarsi, di aggregare; è un discorso sulla frustrazione e il dubbio costante".

SOUS LES BOMBES di Philippe Aractingi - Opera seconda

Francia/Gran Bretagna/Libano - 94' - Prima mondiale - Produzione: Art'Mell, Capa Cinéma, Starfield Productions, Fantascope Production

Sotto le bombe che piovono sul Libano nell'estate 2006, una donna va in cerca di suo figlio nel Sud devastato del paese. Un uomo, un tassista, che accetta solo dietro promessa di un'adeguata ricompensa, la accompagna nella sua ricerca. I due sono profondamente diversi. Toni è cristiano, abita a Beirut e sogna di fuggire all'estero, magari per raggiungere suo fratello in Israele. Libanese sciita, Zeina era emigrata a Dubai. Tornata in Libano per tentare di salvare suo figlio, scopre di non poter più ripartire. Nonostante tutto si ameranno, quasi in risposta alla morte che colpisce tutto attorno a loro. Concepito e girato "a caldo" in Libano, sullo sfondo dello scenario reale dell'estate 2006, uno sfondo che spesso balza in primo piano, e con soli quattro attori a disposizione, Sous les bombes è stato completato in meno di un anno. Ribaltando strada facendo molti luoghi comuni, ed esplorando senza manicheismi le contraddizioni di un paese in cui la verità, come in tutto il Medio Oriente, non ha mai una sola faccia. Nato e cresciuto a Beirut, 43 anni, Philippe Aractingi ha al suo attivo una quarantina di documentari e reportages girati nel mondo arabo, in Sudafrica, a Sri Lanka, in Mongolia. Sous les bombes, girato adattando la sceneggiatura giorno per giorno a quanto accadeva intorno al set, è il suo secondo film di finzione dopo Bosta (Autobus), un musical libanese che ha battuto tutti i record d'incasso in patria ed è stato un grande successo in gran parte del mondo arabo.

Superheroes (tit. provv.) di Ed Radtke

USA - 83' - Prima mondiale - Produzione: Emerging Pictures

Lirico ma crudo, Superheroes racconta la storia di Sammer, 13 anni, che percorre le strade di New York con una piccola banda di amici rubando fra le altre cose, e con i mezzi più ingegnosi, le videocamere ai turisti. Compiuto il furto Sammer torna velocemente nel quartiere popolare da cui proviene per vendere la refurtiva, ma tiene sempre per sé le cassette. Solo nella sua stanzetta, circondato da computer rubati, Sammer esplora questo vasto mondo di immagini altrui, sedotto dalle facce e dalle vite apparentemente felici di quegli estranei. E nel frattempo, oltre a cercare di mettere da parte abbastanza soldi per non doversi più accontentare di quei viaggi virtuali, se la vede col fratello maggiore, eternamente in attesa di essere scarcerato, con la loro anziana madre adottiva, con un sorvegliante che è a sua volta sorvegliato, con un vecchio barbone che nasconde un segreto e crede di poter volare. Fino a quando, vivendo e sognando nelle strade e sui tetti di Brooklyn, scopre che non tutti i turisti sono felici, che qualcosa lo porta irresistibilmente in Alaska e che le videocamere, diversamente dalle persone, possono davvero volare.

TRICKS di Andrzej Jakimowski - Opera seconda

Polonia - 95' - Prima mondiale - Distribuzione e contatti: Kino Swiat

Dici cinema polacco e pensi a Wajda, Polanski, Kieslowski, Skolimowski, Munk. Maestri di crudezza e qualche volta di crudeltà, tinte livide e situazioni limite, humour che gela e sguardo che buca. Il secondo film di Andrzej Jakimowski, nato nel 1963 a Varsavia, è tutto il contrario, almeno in apparenza. Un paesino isolato, una stazione ferroviaria, un gioco di scambi fra destini e binari, un bambino che riconosce in un signore il padre che ha abbandonato lui e sua madre tanti anni prima, una sorella più grande che cerca lavoro e intanto insegna al fratellino come correggere ciò che il futuro ha in serbo attraverso piccole rinunce e stratagemmi. Anche se questo a volte significa correre rischi troppo grandi... Un mondo insieme adulto e infantile, tenero e disperato, ritratto con uno stile elegante e molto personale, minuzioso senza essere affettato, del tutto controcorrente. Una sorpresa.

UN BAISER, S'IL VOUS PLAÎT! di Emmanuel Mouret

Francia - 100' - Prima mondiale - Vendite estere: TF1 International

Mille e una storia, o forse un'unica storia ininterrotta, raccontata nella notte a uno sconosciuto per evitare un bacio pericoloso. Una storia che non parla di abbandono né di tradimento, anche se ci sono mogli che finiscono a letto con vecchi amici e mariti che si sentono abbindolati anche se a fin di bene. Una storia che trova parole nuove per concetti vecchi e rende possibile l'inconcepibile, lecito il proibito. Anche se poi le conseguenze sono pesanti, malgrado le parole siano leggere, e la narratrice che ha iniziato a raccontare, portandoci in un altro film parallelo al primo, si rende conto che tutte quelle parole forse non bastano ad allontanare il pericolo, prima o poi bisognerà affrontare la realtà. Ma intanto il racconto ci ha avvolto nelle sue spire, Emmanuel Mouret ce l'ha fatta ancora, il dandy spaesato di Cambio d'indirizzo ha imbastito un'altra storia di desiderio e innocenza, di sguardi e di parole, di corpi e di voci. Una storia d'amore. Che ne contiene almeno altre cinque, anche se gli interpreti sono in tutto sei.

VALZER di Salvatore Maira

Italia - 90' - Prima mondiale - Prodotto da: Home srl Production

Un unico piano sequenza per collegare ogni cosa, presente e passato, ricchi e poveri, emozione e corruzione. Un piano sequenza che si snoda fra le scale, le stanze, i corridoi, le cucine di un grande hotel torinese dove accadono molte cose contemporaneamente: un padrone del calcio tratta con disinvoltura i suoi affari sporchi; la cameriera Assunta (Valeria Solarino) tenta di resistere al clima generale di corruzione e malaffare; un professore-filosofo cerca di spiegare l'impatto sociale e il potere formidabile che assicura la dipendenza dal calcio in tv; un padre di ritorno dopo dieci anni d'assenza (Maurizio Micheli) scopre che la ragazza con cui per tutto quel tempo è rimasto in corrispondenza non era sua figlia ma la sua collega Assunta. E così, mentre i protagonisti di Calciopoli (ma il film è stato scritto un anno prima che scoppiasse lo scandalo) portano avanti i loro affari fra mazzette e saune rigeneratrici, l'imbroglio di Assunta segna l'inizio di una relazione padre - figlia più autentica che se fosse vera. Un mélo incredibilmente moderno, sperimentale e insieme appassionato come raramente accade, concepito da una personalità più eccentriche del nostro cinema "per essere girato in un unico piano sequenza". Non per imporre "una trovata tecnica o una pretestuosità stilistica, ma per una scelta necessaria, connaturata alla storia; perché un'ora e mezza che cambia la vita di due persone, deve essere raccontata come un sortilegio visivo dove la corrispondenza tra il tempo narrato e quello cinematografico rende più vera e concreta l'intensità e la tensione emotiva". (Salvatore Maira)

La zona di Rodrigo Plá - Opera seconda

Spagna/Messico - 97' - Prima mondiale - Vendite estere: Wild Bunch - Produzione: Morena Films

Altri padri, altri figli, altri scontri. Anche se stavolta le tensioni familiari si scaricano sul piano sociale quando tre ragazzi di borgata entrano in una delle ricche ville de "La Zona", esclusivo quartiere residenziale di Città del Messico, in cerca di soldi e gioielli. La rapina improvvisata finisce male, qualcuno ci rimette la pelle, qualcuno tenta la fuga ma resta prigioniero dei muri di cinta della "Zona", mentre gli adulti si organizzano per farsi giustizia da sé, la polizia viene sistematicamente depistata. E il giovane Alejandro, che si preparava a festeggiare il suo compleanno, si trova ad affrontare la prova più difficile della sua vita. Duro, teso, brutale, decisamente mainstream nello stile ma tutt'altro che conciliante per l'asprezza dei toni e dei conflitti che mette in scena con ossessiva attenzione tanto per il dato fisico, corporale, quanto per quello tecnologico e virtuale (il video, luogo di ogni potere e di ogni raggiro). Un thriller politico dalle robuste venature mélo, nato da una sontuosa coproduzione ispano-messicana, che lascia sognare cosa potrebbe essere un cinema spettacolare sottratto alla morsa infantilizzante di Hollywood.

RITRATTI: LUCIANO BIANCIARDI

BUONGIORNO CULINI.

VITA E OPERE DI LUCIANO BIANCIARDI di Massimo Coppola e Alberto Piccinini

Italia - 60' - Produzione: Indigo Film

Dopo l'Antimeridiano che due anni fa rilanciò l'opera e la figura di Luciano Bianciardi (1922 - 1971), Massimo Coppola dedica ora al prediletto scrittore anarchico grossetano un ritratto ottenuto incrociando con intelligenza e passione testimonianze, documenti d'archivio, filmati di repertorio. Dall'intervista a uno dei minatori sopravvissuti alla strage di Ribolla, 1955, episodio centrale nella gioventù di Bianciardi e nella sua decisione di trasferirsi a Milano, alle interviste rimaste dello stesso scrittore negli anni del successo, ai ricordi della sua compagna Maria Jatosti e di sua figlia Luciana, Buongiorno Culini (una battuta beffarda dello scrittore in vacanza) passa in rassegna le diverse fasi della breve esistenza di Bianciardi, le sue scelte, il suo progressivo isolamento, fino alla fine prematura, restituendo alla sua parabola esistenziale e letteraria il valore esemplare che merita. Giova ricordare che Coppola, dirige con Giacomo Papi la Isbn, la dinamica casa editrice milanese che ha pubblicato appunto l'Antimeridiano dedicato all'autore de La vita agra e di tanti altri scritti fondamentali nella cultura italiana del secondo '900, ma dispersi e introvabili ormai da anni. Come disperso, o quasi, risultava Bianciardi nella memoria troppo labile della nostra classe intellettuale. Un lavoro doveroso dunque, oltre che appassionante.

RITRATTI: JOSE FLORES / EVA NORVIND

NACIDO SIN - BORN WITHOUT di Eva Norvind

Messico - 86' - Produzione: Eva Norvind Producciones

Nacido sin racconta la tenera e controversa storia d'amore tra il minuscolo Josè Flores, nato senza braccia, e la donna che gli ha dato sei figli, tutti nati con parto cesareo, ora in attesa del settimo. Spesso Josè viene considerato un "mendicante" perché attraversa il Messico suonando l'armonica per aiutare la sua famiglia. Inoltre è apparso anche in alcuni film. Nel documentario di Eva Norvind, purtroppo postumo, si possono vedere alcuni spezzoni di questi film, interviste con i registi e con gli attori che hanno lavorato con lui, come Alejandro Jodorovsky e Daniel Jimenez Cacho. Ma soprattutto si indovina lo straordinario rapporto creatosi nel corso degli anni fra José Flores e la regista, nata russo-norvegese col nome di Eva Johanne Chegodajeva Sakonskaja, ex diva sexy del cinema messicano anni 60, poi giornalista, fotografa, sessuologa, dominatrix, distributrice di cinema indipendente, nota per le sue posizioni radicali (nel 1966 il governo messicano le intimò di lasciare il paese entro 24 ore per aver parlato di contraccezione in tv).

"Mostrando la vita di Jose Flores - scrive la Norvind - intendevo invogliare le persone a vivere in modo pieno le proprie potenzialità. Nato senza braccia, Jose ha sostenuto la sua numerosa famiglia suonando l'armonica in giro per il Messico, con grande coraggio e forza d'animo. Molte sue scelte sono state contestate duramente dai suoi parenti. Perciò questo è anche un film sulla scoperta di se stessi: un modo per capire come giudichiamo e... come decidiamo cosa accettare e cosa dimenticare. Il fatto che Jose sia nato senza braccia giustifica la sua condotta? Sarebbe giudicato con lo stesso metro che usiamo per le persone che hanno gli arti? Fino a che punto siamo in grado di metterci nei suoi panni? Dobbiamo giudicarlo o comprenderlo?"

RITRATTI: CARLO LIZZANI

VIAGGIO IN CORSO NEL CINEMA DI CARLO LIZZANI di Francesca Del Sette

Italia - 83' - Produzione: Oblomov Films

Il cinema e la politica; la Resistenza e la ricostruzione; la cronaca che si fa storia e il cinema che interroga l'una e l'altra; gli esordi critici e l'apprendistato con Rossellini, in pieno Neorealismo; e poi l'esordio con Achtung! Banditi!, i documentari, i tantissimi film che seguirono, l'incontro con Pasolini, il tentativo ostinatamente perseguito ormai da più di 60 anni di essere insieme protagonista e narratore, regista e storico del cinema... Insomma l'intera vita di Carlo Lizzani, che ha compiuto da pochi mesi 85 anni e ha appena pubblicato un libro di memorie, rievocata in un ritratto che non si limita a ripercorrere le tappe fondamentali di questa esistenza tumultuosa insieme a testimoni e compagni di strada, ma procede per collegamenti concettuali o talvolta storici, saltando avanti e indietro nel tempo. Seguendo il filo delle idee ancor prima che quello dei fatti. Anche grazie a documenti inediti, come il backstage muto girato da un regista australiano proprio sul set di Achtung! Banditi! nel '51 e integrato in questo film quasi a riallacciare idealmente la partenza e l'arrivo, l'esordio e un bilancio che non può essere che provvisorio.