Due film iraniani a Cannes 2011

I lavori clandestini di Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof verranno presentati nel corso del festival che si apirà tra poche ore.

Gli ultimi due lavori dei registi iraniani Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof, condannati dal governo iraniano a sei anni di prigione e a un'interdizione di vent'anni dall'attività cinematografica, verranno presentati al Cannes Film Festival che si aprirà mercoledì. I due film, realizzati nella massima segretezza, sono arrivati in Francia uno in una chiavetta USB e l'altro in un DVD. Una delle due opere è codiretta da Jafar Panahi e Mojtaba Mirtahmasb, l'altra è diretta da Mohammad Rasoulof.

Panahi et Rasoulof sono diventati il simbolo dell'oppressione degli artisti operata dal governo iracheno: i due cineasti sono stati arrestati l'1 marzo 2010 con l'accusa di avere in preparazione un film ostile al governo iraniano e alla contestata rielezione di Mahmoud Ahmadinejad, avvenuta nel giugno 2009. Lo scorso dicembre ai due è stata inferta una durissima condanna per propaganda contro il regime che li costringe a evitare ogni attività artistica per vent'anni e gli impedisce di abbandonare l'Iran. Entrambi gli autori hanno richiesto l'appello. Il mese scorso Panahi e Rasoulof hanno potuto lavorare alle loro ultime opere, anche se in condizioni disperate. I due film verranno presentati a Cannes. In Film Nist, di Panahi e Mirtahmasb, verrà mostrato nel corso di una proiezione speciale, mentre Bé Omid é Didar di Rasoulof farà parte di Un Certain Regard.

"Il film di Panahi è il suo diario, racconta la sua vita in questi ultimi mesi" ha confidato Thierry Frémaux. "Nell'arco di 75 minuti vediamo un uomo capace di accettare il proprio destino, pur soffrendo per l'impossibilità di produrre arte. Quella di Rasoulof è una pellicola di 100 minuti, la storia di una giovane donna, un avvocato interpretato da Leyla Zareh, che cerca di lasciare l'Iran, ma viene ostacolata dalla burocrazia. E' un film cittadino, assolutamente magnifico. Panahi e Rasoulof sono registi e le loro azioni ci comunicano la loro impossibilità a smettere di lavorare. Se noi abbiamo accolto i loro film prima di tutto è perché abbiamo visto quanto sono belli, ma la loro presenza a Cannes in questo momento è un segnale forte. L'istituzione che sta dietro al festival vuole proteggere gli artisti, la comunità del cinema si stringe come una grande fratellanza intorno ai colleghi iraniani".