Westworld: l’evoluzione della sigla e i misteri della serie al suo interno

Alla terza stagione Westworld cambia ancora una volta le immagini dell'opening iniziale: vediamo insieme come la sigla si è trasformata nel corso delle stagioni.

Westworld: James Marsden ed Evan Rachel Wood
Westworld: James Marsden ed Evan Rachel Wood

Quanto è importante per uno show la sigla che, nonostante mantenga invariata la struttura e la musica, cambia gran parte delle immagini che la compongono? Per Westworld la sigla sembra essere un riassunto tematico di quello che la stagione promette di affrontare. Se poniamo lo sguardo al passato, riguardando col senno di poi le sigle delle stagioni precedenti possiamo ritrovare gran parte dei temi e dei contenuti che gli episodi avrebbero sviluppato. Insomma, che la sigla della terza stagione abbia già svelato i misteri?

La prima stagione: benvenuti a Westworld

Westworld: un'immagine della serie della HBO
Westworld: un'immagine della serie della HBO

La più iconica e memorabile delle tre annate, la sigla della prima stagione di Westworld ci catapultava subito nell'immaginario futuristico e artificiale della serie. Quello che sembra un paesaggio western risulta essere la creazione di un cavallo-robot. Il cavallo come animale simbolo dell'epica e del mito western, costruito attraverso le fibre dei muscoli e le ossa quasi a significare la natura finta e, soprattutto, dettagliata dei robot che vedremo nella serie. E anche un invito a porgere la nostra attenzione sui dettagli, sulle parti individuali che danno forza e coerenza con il tutto. Infatti la prima stagione, quella che al momento sembra essere la più riuscita a livello di scrittura, era strutturata proprio in questa maniera: tanti personaggi, salti temporali nascosti e non esplicati (ma si potevano notare, per esempio, guardando le stanze dei laboratori o il logo del parco sulle porte), stratificata anche tematicamente. Il cavallo in fase di realizzazione galoppa: il parco è attivo e funzionante. Poi il dettaglio dell'iride di un occhio (un ulteriore invito a guardare con attenzione) che si fonde col paesaggio desertico di un canyon. Due robot che simulano l'accoppiamento: la stagione parla, per l'appunto, di nascita, di amore, di creazione. La nascita di una coscienza, di come il sentimento possa cambiare le persone (ricordate la storia di William?), della creazione come uomo che si sostituisce a Dio. Il cavallo visto a inizio sigla è ora cavalcato da un pistolero: la violenza è inserita nel robot perché l'uomo è di per sé un animale violento. Un piccolo indizio sullo sviluppo della storia dove le tematiche etiche e morali daranno vita ad "azioni violente". Nel frattempo, le mani del pianista abbandonano il pianoforte che continua a suonare meccanicamente: l'uomo usa lo strumento e poi lo strumento proseguirà da solo, una metafora sulla ribellione dei robot che porteranno al finale di stagione. Infine, l'uomo vitruviano artificiale che si immerge nel liquido biancastro: il robot è pronto a prendere le fattezze dell'uomo.

Westworld: guida alle canzoni della serie

La seconda stagione: la distruzione di Westworld

Westworld: un'immagine della seconda stagione
Westworld: un'immagine della seconda stagione

Inizia similmente la sigla della seconda stagione, ma già presenta delle differenze: il paesaggio iniziale è leggermente cambiato e infatti non è più un cavallo quello che le macchine stanno costruendo ma un bisonte, un animale ben più grosso e pesante. Simbolo per eccellenza dei nativi americani, vero e proprio totem sacro, il bisonte sembra rispecchiare l'importanza che gli indiani avranno nel corso della storia della serie, ma anche caratterizza nel migliore dei modi il passo della stagione: più lenta, più complessa, più "pesante". L'inquadratura frontale sembra una dichiarazione d'intenti: questa forza colpirà noi spettatori. Infatti, la seconda stagione di Westworld, nonostante sia sufficientemente riuscita, non è stata accondiscendente verso il proprio pubblico rendendosi meno interessante e fruibile della prima. Il dettaglio dell'iride è ora una macchia nera che si espande: la rivolta e il caos sono iniziati e non si possono fermare, il parco è totalmente infetto. Alla coppia dedita all'amplesso si sostituisce una madre con un bambino, di chiara matrice religiosa, tema principale della storyline di Maeve che vuole ricongiungersi a sua figlia e background story dell'Uomo in Nero e la sua erede, ma anche immagine che sembra gettare una domanda sul futuro della stagione: se Dolores è stata la madre di una nuova alba, cosa crescerà dal suo grembo? Il bisonte rompe una parete di vetro (vedremo una riproposizione dell'azione in una delle puntate finali), simbolo della forza distruttrice che ormai vige nel parco. Un cappello da cowboy sembra volare fino a comporre l'immagine di un'eclissi di sole dando un'immagine crepuscolare alla mitologia del cowboy senza frontiere. Il bisonte, al contrario del cavallo nella prima stagione che continua a galoppare verso destra, cade verso un abisso. L'uomo vitruviano annega in un liquido scuro, nero, di morte. È la fine del parco. A conclusione dei nuovi dieci episodi, Westworld non sarà più lo stesso.

Nel labirinto di Westworld - tutte le teorie, i misteri e le ipotesi sulla serie HBO

La terza stagione: il nuovo mondo

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Westworld 3: Evan Rachel Wood in un'immagine della stagione 3 della serie HBO

Non un cavallo, non un bisonte, bensì un'aquila. Un animale di aria anziché di terra che sembra definire in maniera inequivocabile l'inizio di un nuovo racconto, un nuovo mondo. È questa la prima differenza tra la sigla della terza stagione e le due che l'hanno preceduta. Anche il montaggio è diverso: più rapido, come a sottolineare una corsa contro il tempo o una disgregazione dello spazio: non siamo più in un parco, ma in giro per il mondo. Non più l'iride dell'occhio, ma una cellula biologica che mostra il mondo esterno: un passo avanti nel raggiungimento tra artificio e realtà? L'aquila artificiale sta volando controvento, vicino a quella che sembra la turbina di un aereo, come a sottolineare che i robot liberi stanno agendo contro natura. Nel frattempo, due figure umane - una il riflesso dell'altra - che si specchiano sull'acqua, cercano di raggiungersi, si toccano con un dito di michelangiolesca memoria, si confondono e si uniscono. La figura di un soffione che si perde al vento generando un cerchio perfetto (il tarassaco, questo il nome scientifico del fiore, deriva dal greco "tarakè" che significa scompiglio e "akos" cioè rimedio) che poi diventa il Sistema, già visto nella prima puntata. Dalle acque si genera e sorge una nuova figura umana: ci sarà uno scambio di ruoli? Sarà il robot che sveglierà la coscienza degli uomini? L'aquila, creata dai macchinari del parco, vola verso il sole bruciandosi. La figura umana si apre e si dissolve rendendo chiara la sua natura artificiale. Dovremmo aspettarci la parabola di Icaro e quindi il fallimento della rivolta di Dolores? L'uomo vitruviano è sostituito da un ibrido abnorme. Il liquido ora è rosso, simbolo del sangue e dell'energia vitale. Arrivati all'ottavo episodio potremmo avere nuove certezze e risposte, ma appare già chiaro che questa nuova stagione sembra concentrarsi sul conflitto tra creazione e creato, simulazione e identità, caos e ordine, desiderio di volare fino a bruciarsi le ali.