Un mondo di vita, la recensione: tutta la Terra è collegata e interconnessa

La recensione di Un mondo di vita: la docu-serie narrata da Cate Blanchett, e arrivata su Netflix in occasione della Giornata della Terra, ci ricorda quanto noi umani siamo il lato 'cattivo' della natura, mentre gli animali provano a salvare il Pianeta.

Un mondo di vita, la recensione: tutta la Terra è collegata e interconnessa

Un rinoceronte cammina in mezzo alla strada. Non è l'inizio di una barzelletta, ma di Un mondo di vita, la nuova docu-serie in quattro episodi realizzata da Netflix e rilasciata in occasione della Giornata della Terra. Un'occasione come un'altra per provare a sensibilizzare (ed informare) il pubblico di massa su ciò che sta accadendo al nostro pianeta, dal punto di vista del cambiamento climatico, se mai non se ce ne fossimo accorti mettendo il naso fuori dalla finestra e dovendo gestire sbalzi di temperatura sempre più surreali. Ultima a tentare quest'impresa titanica è, appunto, Un mondo di vita, che vuole provare ad aggiungere qualcosa di nuovo nel piatto. Ci sarà riuscita? Scopriamolo nella nostra recensione.

C'era una volta... la trama della Terra

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Un mondo di vita: una scena della docuserie

Narratrice d'eccezione scelta - come spesso si fa in questi casi - per la docu-serie Netflix è un nome noto come quello di Cate Blanchett. L'attrice si dimostra perfetta nel ruolo - già lo aveva fatto per Terrence Malick e il suo doc Voyage of Time - con la sua voce calda e accogliente mentre sciorina spiegazioni e conoscenze per illustrare il viaggio compiuto dalle creature che abitano il nostro pianeta. Il percorso che gli autori decidono di intraprendere nella trama è quello degli ecosistemi che abitano il mondo e che gli permettono di andare avanti. Il rinoceronte della prima scena si trova in Nepal, per ricordare come siamo noi esseri umani ad aver popolato un pianeta, i cui autoctoni erano in realtà gli animali stessi, e non viceversa. Siamo noi quelli di troppo nella natura, non le bestiole che arrivano nelle nostre metropoli.

Ecosistema perfetto

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Nelle pianure africane

Nel mostrare la catena alimentare del regno vegetale e animale, in Un mondo di vita i registi Laura Coates, Kirstine Davidson, James Shelton e Peter Lown - uno per ognuno dei quattro episodi - vogliono illustrare agli spettatori come sia tutto incredibilmente interconnesso a livello di sopravvivenza: la Terra riesce a mantenere i propri delicati equilibri proprio grazie a tutti i componenti della catena. Se ne viene a mancarne uno, l'ingranaggio si inceppa. Anche senza volerlo, noi umani facciamo saltare la macchina perfetta, diventando i cattivi della storia. Servono gli erbivori ma anche i carnivori, i predatori come le prede, i ghiacci come le foreste pluviali: tutto è stato pensato in modo da far sopravvivere il luogo che abitiamo nel modo migliore e duraturo possibile. È affascinante come i piccoli e grandi animali mostrati divengano protagonisti di piccole e grandi avventure che li rendono dei piccoli grandi eroi grazie all'incedere della macchina da presa, che usufruisce di riprese sott'acqua e anche nel più microscopico degli universi per mettere in evidenza l'importanza di qualsiasi essere vivente nel quadro generale, pur sfruttando eccessivamente a volte lo strumento della computer grafica.

Una favola moderna e amara

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Gli scimpanzé di Un mondo di vita

Quella presentata da Un mondo di vita è quindi una sorta di favola moderna e amara per il pericolo sempre più imminente che il nostro Pianeta sta vivendo ed affrontando ogni giorno. La docu-serie fa venire voglia - sembrerà ingenuo dirlo - di provare a fare qualcosa per salvarlo a fine visione, nel nostro piccolo. Se solo lo facessimo tutti nel nostro orticello... Il paradosso che emerge è che il regno animale fa di tutto per salvaguardare l'ambiente circostante anche per l'umanità, atto che quest'ultima invece non si preoccupa di compiere se non per se stessa. Sembrerà di nuovo paradossale ma siamo noi a non avere un vero istinto di sopravvivenza della specie bensì del singolo individuo, e questo potrebbe rivelarsi rovinoso.

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Un tenero leprotto

L'accompagnamento musicale di Pinar Toprak è il valore aggiunto al racconto, permettendo di non annoiarsi e distogliere l'attenzione e lavorando di concerto con il tono e le parole utilizzati da Cate Blanchett, in modo da rendere la serie il più possibile appassionante. Soprattutto per un motivo e fine ultimo: non si può sensibilizzare ed informare nessuno se non si cattura e mantiene costante la sua attenzione. Proprio come a scuola: per fortuna nessuno vuole salire in cattedra in questo prodotto, bensì lo show prova a renderci più consapevoli del mondo che ci circonda, di quanto sia più vasto, complesso e necessario di quanto ci rendiamo conto. E di quanto lo si dia troppo per scontato. Per questo è importante muoversi, ora più che mai, appena finita la visione.

Conclusioni

Abbiamo parlato di importanza della catena alimentare e di ruolo degli esseri umani e degli animali e vegetali nella recensione di Un mondo di vita, impreziosita dalla voce narrante di Cate Blanchett, perché è su questo che la docu-serie Netflix si concentra ed è ciò che vorrebbe portare all’attenzione del pubblico in occasione della Giornata della Terra, nonostante la regia sia a volte un po’ troppo artificiosa. Cerchiamo di fare tesoro di quanto ci viene spiegato, mai con tono didascalico bensì mettendoci il cuore in mano.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Cate Blanchett perfetta narratrice d’eccezione.
  • Quattro registi per quattro punti di vista diversi che però collimano.
  • La colonna sonora di Pinar Toprak.
  • L’utilizzo della macchina da presa…

Cosa non va

  • …che però a volte sfrutta troppo l’elemento CGI.
  • Se non vi appassionano i documentari, difficilmente questo vi farà cambiare idea.