The Event - Stagione 1, episodio 2: To Keep us Safe

Secondo episodio e prime rivelazioni per la nuova serie NBC creata da Nick Wauters, trasmessa da Joi di Mediaset Premium in contemporanea con gli USA.

Per una serie come The Event, che basa tutto il suo appeal su enigmi e misteri da comprendere e risolvere, potrebbe essere il momento migliore per andare in onda, nella prima stagione senza Lost da sei anni a questa parte. C'è però una controindicazione a questa tempistica: il disappunto di molti al termine della serie ABC potrebbe scoraggiare dall'intraprendere un percorso simile, ugualmente tortuoso, con conseguente influenza sugli ascolti e sulle scelte degli autori, che forse proprio per questo motivo, in più occasioni nel corso dell'estate, si sono affannati a sottolineare come la soluzione dei misteri non tarderà ad arrivare e che questi saranno sostituiti di volta in volta da nuovi enigmi. E' stato anche sottolineato che proprio il secondo episodio, To Keep us Safe, proponeva subito risposte ad alcuni quesiti posti dal pilot, ma forse resta un pizzico di diffidenza nel pubblico americano, considerando il primo calo di spettatori tra le prime due puntate andate in onda (9,06 milioni contro i 10,87 della premiere).
Nell'analizzare il secondo episodio della nuova serie NBC, che in Italia stiamo seguendo in contemporanea su Joi di Mediaset Premium, faremo inevitabilmente riferimento ad alcuni degli snodi narrativi di base della serie, quindi vi invitiamo a fermarvi qui nella lettura nel caso non voleste anticipazioni di nessun tipo su The Event.

La struttura del secondo episodio conferma quella del pilot Non le ho detto tutto, composta da una serie di linee temporali che si intersecano tra loro, rivelando diversi pezzi della storia che vanno a comporre un puzzle narrativo complesso e, per ora, solo in parte comprensibile. Di queste, due sono evidentemente quelle principali, che conducono l'azione mostrandoci gli eventi del presente, immediatamente successivi al twist visto nel finale del primo episodio, mentre le altre si collocano in momenti diversi del passato, dal 1944 a pochi giorni prima dei fatti narrati, fornendo dettagli più o meno utili per capire o approfondire la storia.
Se infatti alcuni momenti della storia scritta da Nick Wauters, questa volta affiancato da Evan Katz, riescono a catturare l'attenzione dello spettatore, altri stentano ad andare a fondo e risoltano sequenze un po' fine a sè stessi: pensiamo, come esempio in particolare del secondo caso, al primo incontro tra Sean e Leila in piscina, che non aggiunge molto nè sulla storia nè sui due personaggi; ci sembra molto più interessante, invece, la parentesi datata 1944, che fornisce maggiori informazioni sui 97 prigionieri del Monte Inostranka.

I 97 prigionieri si confermano figure centrali della storia e, come si poteva intuire già dal primo episodio, ci viene confermato che si tratta di extra-terrestri, meno simili agli umani di quanto si poteva ipotizzare a prima vista: se infatti al momento del loro arrivo, nel 1944 appunto, le similitudini apparivano evidenti, col passare del tempo la maggior lentezza nell'invecchiamento e poi le maggiori capacità di analisi del DNA hanno mostrato differenze a livello genetico pari all'1%, notevoli se si pensa che alcuni primati ben più diversi da noi esteticamente arrivano al 2%.

E' questa la prima grossa rivelazione di Wauters e compagni, che rende la serie un po' più vicina a V o forse The 4400; una rivelazione che forse in situazioni diverse avrebbero rimandati di alcuni episodi ma che hanno voluto mettere sul piatto fin da subito, cercando di concentrare l'attenzione sulle sue conseguenze: perchè questi esseri sono stati tranquilli in prigionia per sessanta anni, seppur dotati di capacità tali da poter dirottare l'aereo diretto verso una di loro ed il presidente degli Stati Uniti? Quali sono le loro intenzioni?
E' chiaro anche alle autorità terrestri che ci possano essere alcuni di questi esseri, che dal flashback del 1944 sappiamo essersi separati dal gruppo, infiltrati nella vita quotidiana del nostro paese e subito ci viene mostrata l'identità di uno di loro, mettendoci in condizione di vantaggio rispetto ai personaggi e dando la possibilità agli scrittori di sfruttare questa informazione in nostro possesso per creare suspence.

Quello che sembra funzionare meno fin qui è la linea narrativa che segue Sean, la sua fuga dal relitto dell'aereo e la cospirazione che ruota intorno a lui, comprensiva di rapimento di Leila e sfruttamento del padre di lei (Scott Patterson) per guidare l'areo kamikaze poi dirottato, ma abbiamo visto solo alcuni pezzi del mosaico e ci riserviamo di giudicare man mano che l'immagine si farà più distinta. Così come ci sembra difficile giudicare fino in fondo gli attori, tutti con troppo poco screen time per poter dipingere dei personaggi a tutto tondo.
Per ora resta la curiosità, che però non va al di là della visione dell'episodio, contrariamente a quanto il primo Lost sapeva fare, facendoci correre a consultare siti e forum alla ricerca di quell'indizio sfuggito o quel riferimento non colto. E' lo svantaggio di aver scelto di lavorare su piccoli misteri da risolvere con frequenza; una scelta che potrebbe rivelarsi più vantaggiosa sulla lunga distanza, ma che per ora risulta meno potente.