Squadra Antimafia - Palermo oggi: torna la mafia sul piccolo schermo

E' stata presentata oggi a Roma la miniserie in 6 puntate in onda da martedì prossimo su Canale 5. Intanto, i produttori di Taodue e Mediaset annunciano tagli ai costi per fronteggiare la crisi.

Solo ieri Roberto Saviano inchiodava davanti al teleschermo milioni di spettatori nel suo importante monologo su camorra e giornali ospitato dalla trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio. Delle organizzazioni criminali che inquinano la nostra penisola si torna a parlare però anche nella fiction italiana, in una nuova mini-serie in 6 episodi, trasmessi a partire dal 31 marzo in prima serata su Canale 5. Diretta da Pier Belloni, Squadra Antimafia - Palermo oggi segue le vicende di Claudia Mares, Vice Questore della mobile di Roma inviata a Palermo per indagare sulla scomparsa di un ingegnere delle telecomunicazioni, che dovrà scontrarsi con una realtà drammatica dove la mafia è ancora viva e pulsante, rinvigorita dal ritorno di alcuni suoi esponenti dopo un periodo di 'esilio' negli Stati Uniti. Interpretata, tra gli altri, da Simona Cavallari, Claudio Gioè e Giulia Michelini, la serie tv è stata realizzata dalla Taodue per RTI. Nel presentarla alla stampa, il produttore Pietro Valsecchi ha annunciato che in un periodo di crisi globale che ha coinvolto anche il nostro paese, la società taglierà i costi di produzione del 30%: "La nostra società dà lavoro a 19 mila persone - ha dichiarato Valsecchi - ma siamo costretti a tagliare i costi per via della crisi. Il nostro obiettivo è comunque quello di continuare a realizzare i nostri prodotti con la stessa qualità di sempre." Gli fa eco Giancarlo Scheri, direttore fiction Mediaset, che parla di riduzione dei costi-orari, ma assicura che "la qualità delle nostre fiction non sarà compromessa. Abbiamo però l'esigenza di abbassare i costi per essere più concorrenziali con il mercato estero e quindi non escludiamo coproduzioni internazionali." La parola passa poi agli sceneggiatori Stefano Bises e Giovanni Bianconi, al regista e agli attori che raccontano come sono arrivati a questo incontro di realtà e finzione nel portare sul piccolo schermo lo stato della mafia nella Palermo di oggi.

Bises e Bianconi, come avete lavorato sulla sceneggiatura di Squadra Antimafia - Palermo oggi?

Stefano Bises: L'idea nel realizzare Squadra Antimafia - Palermo oggi, era quella di chiudere un'ideale trilogia sulla mafia, cominciata nel 2007 con Il capo dei capi, che raccontava la storia di Totò Riina, e proseguita lo scorso anno con L'ultimo padrino, che si concentrava invece su Bernardo Provenzano. Ci stimolava la possibilità di raccontare il ritorno degli "americani", quegli appartenenti cioè a famiglie mafiose che furono cacciate dai Corleonesi dal proprio territorio e costretti ad emigrare negli Stati Uniti. Dopo un po' di tempo si sono sentiti legittimati a tornare, per prendere il loro posto in una Sicilia in cui Cosa Nostra è ormai disgregata. Su questo abbiamo poi innestato la storia di due donne, quella inventata di una poliziotta, interpretata da Simona Cavallari, e quella di Rosy, alla quale presta il volto Giulia Michelini, che è una sorta sintesi di tutte quelle donne di mafia pentite. Volevamo quindi raccontare la situazione che si vive in questo momento in Sicilia, inserendo vari elementi che rispecchiano le vicende di questi ultimi anni, come le telecomunicazioni e le intercettazioni che sono servite alla mafia stessa. L'ispirazione parte perciò dalla realtà, ma c'è sicuramente più romanzo di quanto non ce ne fosse nei film dedicati a Riina e Provenzano.

Giovanni Bianconi: L'ispirazione a questa serie è venuta da questo problema che c'è ancora oggi a Palermo, con il ritorno di coloro che erano scappati in America. Dall'altra parte c'è il discorso delle donne di mafia che sono diventate collaboratrici di giustizia. In particolare, ci siamo ispirati alle storie di Giusy Vitale e Rosa Iuculano che facevano da messaggere tra carcere ed esterno e che si sono poi pentite. Il resto della storia è di fantasia. Per esempio, nella serie la squadra antimafia è la stessa che ha preso Provenzano, una prosecuzione ideale per mostrare come la lotta alla mafia che non sia finita. Come nella realtà si continua a indagare sulla mafia, nella fiction vediamo cosa sta succedendo.

Pier Belloni, come ha lavorato alla realizzazione di questa serie?

Pier Belloni: Ho affrontato questo progetto col cuore e con l'anima, avendo grande rispetto per questa gente che continua a combattere la mafia, e questo è stato possibile anche grazie all'impegno degli attori. Il nostro obiettivo era rendere credibile una storia di fantasia su un letto reale che è la mafia che esiste ancora. La mafia agisce attraverso movimenti strani che favoriscono un tipo di fiction votata all'action movie e al poliziesco. Accanto a questo abbiamo voluto introdurre una parte drammatica con la vicenda di queste due donne il cui sguardo è più lucido rispetto a quello degli uomini, perché non restano accecate dal potere.

Ieri Roberto Saviano ha incollato il pubblico italiano al televisore con un intenso monologo sulla camorra. Nella sua serie, lei racconta della Palermo di oggi. Secondo lei il pubblico sta tornando ad interessarsi a questi argomenti?

Pier Belloni: E' un punto di partenza, ma anche di arrivo. Nella nostra serie diamo un'immagine della mafia internazionale, non provincializzata. Parliamo di Palermo oggi solo perché la storia è ambientata lì, ma tocchiamo anche altri livelli, perché la mafia è una sorta di industria che si muove a vari livelli e che controlla in modo tentacolare il territorio. Abbiamo cercato di uscire dalla solita banalizzazione del melodramma del romanzo. Ieri ho visto anch'io Saviano in tv e mi ha molto impressionato. Ha quasi inibito noi che raccontiamo una storia inventata sulla mafia, perché con lui il paragone diventa imbarazzante. Però, ha anche detto una cosa incoraggiante, e cioè che si è smesso di parlare di mafia in Italia perché non tira più. Noi siamo contenti e orgogliosi di parlarne perché è ancora un vero e proprio dramma.

Simona Cavallari, ha sentito la responsabilità come attrice di interpretare un ruolo-chiave quale quello del Vice Questore?

Simona Cavallari: La responsabilità un attore la sente sempre, questo è un argomento molto delicato e quindi si sente ancora di più. E' stato bello raccontare la storia di questi poliziotti che rischiano la vita di tutti i giorni per la nostra sicurezza. Per prepararmi al ruolo ho giranto nei commissariati e i poliziotti che ho incontrato erano tutti orgogliosi del fatto che qualcuno raccontasse la loro vita, che spesso è contraddistinta da rinunci e sacrifici negli affetti privati.

Claudio Gioè e Giulia Michelini cosa ci dite dei vostri personaggi?

Claudio Gioè: Nella serie io interpreto un Vice Questore che opera già da qualche anno a Palermo e ha perciò un punto di vista privilegiato rispetto alla complessità della realtà palermitana. Sarà quindi un valido appoggio per la sua collega Claudia Mares che troverà in lui anche un amico col quale confidarsi.

Giulia Michelini: Io interpreto invece Rosy, la terza di quattro fratelli che fanno parte di una famiglia che in passato è stata legata alla mafia. All'inizio della serie il mio personaggio è appena tornato dall'America per coronare il suo sogno, sposarsi a Palermo, ma nel periodo che trascorrerà in Italia dovrà affrontare tutta una serie di problematiche. Sarà trascinata nel marcio della sua famiglia, ma pian piano troverà la forza di redimersi.