Neon Genesis Evangelion arriva su Netflix: un anime e un cult che divide gli appassionati

Con l'arrivo di Neon Genesis Evangelion su Netflix, ripercorriamo le caratteristiche e i punti di forza di un anime di culto che ha diviso, e continua a dividere, gli appassionati.

Neon Genesis Evangelion: una scena dell'anime
Neon Genesis Evangelion: una scena dell'anime

Ha diviso appassionati e non, è amata e ricordata come una delle serie anime che hanno fatto la storia di questo genere: Neon Genesis Evangelion, che da oggi è su Netflix è, e rimarrà, sempre nel nostro cuore per averci preso a tal punto da aspettare spasmodicamente la settimana successiva, bramosi di un'altra puntata che credevamo avrebbe fatto luce su almeno uno dei tanti enigmi della storia, ma che puntualmente metteva altra carne al fuoco lasciandoci con più domande che risposte in una frenetica ricerca di quel nodo che avrebbe sciolto una trama che, tutt'ora, a distanza di ventiquattro anni, è ancora più intricata delle lucine di Natale lasciate in cantina. Ma cosa rendeva Neon Genesis Evangelion un anime così difficile da seguire ma allo stesso tempo così affascinante? L'intreccio della storia è relativamente semplice, a complicare le cose e a renderle interessanti non sono i puri fatti, bensì la psicologia dei personaggi, tratteggiata con estrema cura, maniacale meticolosità e sopratutto con il preciso intento di utilizzarla come punto cardine intorno al quale far ruotare e sviluppare l'intera storia, provocando quell'inarrestabile effetto domino che porta alla controversa conclusione.

Neon Genesis Evangelion, uno degli anime da vedere su Netflix, è sceneggiato e diretto da Hideaki Anno e composto da 26 episodi (più una serie di film) andati in onda per la prima volta in Giappone su TV Tokyo il 4 ottobre 1995 e giunti in Italia solo 5 anni dopo, nel 2000, grazie all'Anime Night di MTV che ai tempi ci regalò altri grandi capolavori dell'animazione giapponese. Ma cosa rende questa serie un cult? Di sicuro risulta difficile individuare un solo fattore di rilievo, ma piuttosto una felice congiunzione di elementi che la rendono quel prodotto di enorme qualità che tutti ricordano, amano (o odiano), ma che di sicuro ha fatto e farà parlare di sé per ancora molto tempo.

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Neon Genesis Evangelion: un immagine promozionale

Una trama all'apparenza semplice

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Neon Genesis Evangelion: l'Eva 01 in azione

Come già detto la trama di Neon Genesis Evangelion può sembrare semplice: il 13 settembre 2000 il nostro pianeta ha subito un violento cataclisma responsabile dello scioglimento dei ghiacci e della variazione nell'inclinazione dell'asse terrestre. Le conseguenze sono disastrose e la causa, secondo la versione ufficiale, sarebbe quella dell'impatto di un meteorite che ha colpito l'Antartide. La catastrofe, ribattezzata Second Impact, ha però un origine ben diversa: nei ghiacci del Polo Sud viene ritrovato un enorme essere umanoide, Adam, che altro non è che il primo di una serie di suoi simili denominati con il nome di Angeli; è stato proprio un esperimento condotto da un team di scienziati sull'ignoto essere a provocare la rovina della Terra e il risveglio degli Angeli, il cui unico scopo sembra quello di far scomparire l'umanità.

Neon Genesis Evangelion: una scena tratta dall'anime
Neon Genesis Evangelion: una scena tratta dall'anime

Stando a quest'incipit, la trama sembrerebbe quella di un qualsiasi anime di genere catastrofico, ed in parte è così, se non fosse per il fatto che Evangelion, da qui in poi, fa gravitare tutti gli eventi intorno ai traumi psicologici ed emotivi di un gruppo di adolescenti che si ergeranno come ultimo, e unico, baluardo di una guerra che la razza umana chiaramente non potrà vincere. Saranno quindi i giovanissimi (come è nella tradizione fumettistica nipponica) Shinji Ikari, Asuka Sōryū Langley e la misteriosa Rei Ayanami che, come piloti degli Eva, avranno il compito di combattere contro i temuti Angeli per salvare un'umanità ormai sull'orlo dell'estinzione. Ma cosa sono gli Eva? A prima vista potrebbero sembrare i classici robottoni costruiti per salvare il genere umano, ma la realtà è ben diversa. Gli Evangelion (o Eva in abbreviazione) altro non sono che esseri viventi artificiali e antropomorfi utilizzati come arma e prodotti con costi elevatissimi. Il loro sviluppo è affidato in segreto all'agenzia speciale Nerv comandata dal gelido e anaffettivo Gendō Ikari, padre di Shinji, che sembra nascondere più di qualche segreto.

La psicologia e i personaggi

Neon Genesis Evangelion Shinji Ikari
Neon Genesis Evangelion: Shinji in una scena

Protagonista della storia, ancor più dei giovani piloti, è di sicuro la componente psicologica che si cela dietro le azioni di ciascuno dei personaggi. La psicologia in questo anime muove la storia, ma allo stesso tempo viene usata come arma, come mezzo per ottenere qualcosa e persino, nelle ultime puntate, come espediente narrativo. È possibile affermare che siano proprio i traumi di Shinji a far muovere l'Eva: la ricerca dell'approvazione di un padre assente, i ricatti emotivi perpetrati da quest'ultimo, la mancanza della madre e la necessità di approvazione, sono il motore che porta avanti l'opera e la eleva ad un livello narrativo estremamente alto. Come lui anche gli altri personaggi hanno una caratterizzazione complessa ed estremamente efficace, prima tra tutti la Second Children, Asuka, che proprio come il ragazzo è spinta dalla voglia di approvazione, prima verso una madre che, impazzita dopo un esperimento con l'Eva 02, non la riconosce, poi verso il prossimo. Sarà il quindicesimo angelo, Arael, a decretare il tracollo psicofisico di Asuka, attaccando profondamente la psiche della ragazza e facendo riaffiorare i traumi vissuti con la madre, confermando la chiara intenzione di Hideaki Anno di muovere la serie sempre più nel campo della mente, piuttosto che del combattimento. Lo stesso triste passato pregno di dolore ed eventi traumatici colpisce anche la maggior parte dei restanti personaggi, dai misteriosi Rey Ayanami e Kaworu Nagisa, sino ai membri stessi della Nerv, Misato Katsuragi, Ritsuko Akagi e Ryōji Kaji, i cui segreti verranno svelati man mano col procedere degli eventi, mutando i toni e rendendo la storia sempre più torbida e angosciante.

Elementi di richiamo e riferimenti culturali

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Neon Genesis Evangelion: Lilith

I riferimenti alla letteratura, alla religione e al mondo della filosofia sono estremamente evidenti, la fanno da padrone e arricchiscono la trama strizzando l'occhio in modo accattivante allo spettatore che può divertirsi a coglierli e a trovarne il corretto significato (a patto che ci sia) all'interno della genesi dell'opera e nello stesso intreccio. In Neon Genesis Evangelion, Anno non cerca di dar vita ad una mitologia, ma si serve di questi elementi, specialmente di quelli religiosi, per conferire un alone di mistero alla serie creando enigmi che di certo affascinano e catturano. A onor del vero, non possiamo non ammettere che noi spettatori ci siamo caduti con tutte le scarpe: in quanti hanno ricercato, spremendo a fondo le meningi, il significato del simbolo dell'Albero della vita che appare nella sigla e sul soffitto dell'ufficio di Gendō? Oppure cosa fosse e dove apparisse nei testi biblici la Lancia di Longino? Molteplici i richiami all'iconografia cristiana, esempio lampante ne è la posa di crocifissione del secondo angelo Lilith nei sotterranei della Nerv, così come alla cabala ebraica: pensiamo sempre ai titoli di testa, dove nelle immagini ci vengono mostrati simboli in successione molto simili a quelli del Sefer Raziel HaMalakh, antico manoscritto del XIII secolo. Sono state scomodate anche le pergamene del Mar Morto, la divinità babilonese Marduk, Adamo, Eva e chi più ne ha più ne metta. Per quanto riguarda la letteratura, la filosofia e la psicologia, viene citato il dilemma del porcospino di Arthur Schopenhauer (nella terza puntata), così come i concetti di Eros e Thanatos, Io e Super-io e numerosi altri richiami all'operato di Sigmund Freud. Impossibile non menzionare, poi, la connessione tra il titolo della sedicesima puntata, "Malattia mortale, e poi...", omaggio al saggio La malattia mortale del filosofo Søren Kierkegaard.

Non parliamo di Mecha!

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Neon Genesis Evangelion: l'Eva 01 senza corazza

Seppur possegga una complessità con pochi precedenti e una lettura multilivello, la serie Neon Genesis Evangelion non ha probabilmente mai convinto molti dei puristi del genere Mecha che ne contestano l'appartenenza al genere. Gli Eva, in effetti, essendo giganteschi umanoidi dotati di scheletro, sistema nervoso, sistema circolatorio, ecc. non possono essere a pieno titolo definiti come Mecha, anche se possessori di impianti meccanici nonché di corazza per garantirne l'efficenza in campo bellico. I loro stessi movimenti dipendono dall'alimentazione fornita dall'umbilical cable, ed è grazie a questa energia elettrica, che può essere accumulata in un'apposita batteria interna, che gli enormi esseri possono rimanere in funzione senza alimentazione anche se per un tempo estremamente limitato (da 60 secondi a 5 minuti).

Niente energia solare o atomica, quindi, ma una più realistica e problematica energia elettrica che comporta anche uno dei punti deboli più rilevanti degli Eva, ma che può essere considerato il punto di contatto più importante con il genere dei super robot. La componente organica rimane comunque preponderante, rendendo di conseguenza estremamente sbagliata la catalogazione di questo anime tra le serie robotiche. Come definire allora Evangelion? Certamente nel concepire un anime come questo, Hideaki Anno ha volutamente e consapevolmente scelto di non rimanere all'interno di nessuna categoria o genere prestabilito, ha violato ogni regola per creare qualcosa che perseguisse l'unicità piuttosto che l'omologazione, lasciando al gusto personale il giudizio ultimo della serie.

Un finale controverso

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Neon Genesis Evangelion: Shinji Ikari

Se c'è una cosa che non è andata giù nemmeno ai fan più sfegatati di Neon Genesis Evangelion di certo è il finale. Per lungo tempo si sono rincorse diverse voci sulla frettolosa produzione degli ultimi episodi, l'ultimo sarebbe stato portato a termine in soli quattro giorni, richiedendo una riscrittura totale da parte di Anno, che dovette obbligatoriamente pensare a nuove soluzioni registiche che consentissero veloci tempi di realizzazione.
Solo voci di corridoio, sembrerebbe, visto che in un'intervista del 2013 l'autore ha dichiarato che il finale scelto era quello che lui aveva sempre avuto in mente. Il dubbio sulla possibile sbrigativa conclusione rimane, le due puntate finali si focalizzano ancor più sulla psicologia dei personaggi, di Shinji in particolare, senza però fornire un effettiva conclusione all'intreccio. Nonostante i successivi film, risposta alla richiesta dei fan di un più completo epilogo, l'amaro in bocca rimane e tanti degli interrogativi restano e resteranno irrisolti, avvolgendo la serie in quell'alone di mistero di cui ama fregiarsi.