Mindhunter: vogliamo veramente una Stagione 3?

Mentre David Fincher ha recentemente raccontato tutta la verità sulla sospensione di Mindhunter, ci chiediamo se effettivamente sia calata l'attenzione sullo show Netflix.

Mindhunter: vogliamo veramente una Stagione 3?

Mindhunter è una di quelle serie che è cresciuta nel tempo: al momento della sua uscita su Netflix, nel lontano 2017, lo show prodotto da David Fincher, è stato accolto in maniera piuttosto silenziosa, anche a causa di una campagna di comunicazione minimale, se non del tutto assente. Il titolo, però, che porta sul piccolo schermo le storie vere degli agenti dell'FBI John E. Douglas e Robert Ressler, è stato seguito sempre di più, complice un ritrovato interesse grazie agli spettatori della piattaforma streaming che hanno contribuito ad un diretto passaparola.

Mindhunter Stagione 2 6
Holden Ford (Jonathan Groff) in ospedale, dopo un incontro brusco e pericoloso.

Mindhunter, che vede al centro della narrazione Holden Ford e Bill Tench, alter ego dei due agenti citati sopra, racconta la nascita dei più recenti metodi d'indagine delle scienze comportamentali, utilizzando un registro abbastanza insolito che si appoggia ad un tono generale crudo e brutale. Un connubio davvero strepitoso che però non è bastato ad affossare l'opera, con possibilità scarse di vedere la stagione 3. Ma gli utenti sono ancora interessati ad un possibile ritorno?

Gli ultimi (sconfortanti) aggiornamenti

David Fincher The Killer Festival Di Venezia 2023 2
David Fincher a Venezia 2023, dove ha presentato The Killer.

La risposta, in realtà, non è così scontata e prima di arrivare a rispondere al quesito, bisogna partire da alcune recenti dichiarazioni di David Fincher, che perlomeno sembrano far luce su quello che è accaduto dietro le quinte, spiegando di fatto come mai lo show non è andato avanti. Come vi abbiamo riportato in una news dedicata, il regista ha raccontato che Netflix, in previsione della realizzazione della terza, gli ha imposto un taglio del budget e un approccio più pop. Rimanendo fedele alla sua idea iniziale, il Fincher ha rifiutato le condizioni dettate dal gigante dello streaming americano, condannando di fatto la serie ad un particolare limbo dal quale Mindhunter non sembra riuscire ad uscire. Al di là di questa importante motivazione che ha poi portato a queste conseguenze produttive nefaste, è necessario anche ragionare su altri spunti di riflessione che sono degli ottimi indicatori del desiderio decrescente del pubblico di vedere i nuovi episodi dello show.

La sconvolgente prima stagione

Mindhunter: un momento della prima stagione
Il confronto tra Ford e Ed Kemper (Cameron Britton) è tra i più accesi della serie.

Probabilmente è un aspetto che potrebbe essere passato in sordina, ma bisogna tenere conto del fatto che Mindhunter, tra la prima e la seconda stagione, ha subito un mutamento di forma e struttura che potrebbe aver influenzato il gradimento del pubblico in negativo, nonostante la maggior parte degli spettatori ha fin dall'inizio chiamato a gran voce una stagione 3. Detto questo, l'approccio fresco ed originale della prima stagione è rimasto pressoché un unicum, con Ford e Tench, interpretati rispettivamente da Jonathan Groff ed Holt McCallany, che nei primi episodi si dedicavano solo ed esclusivamente all'analisi psicologica di serial killer, tra cui ricordiamo Ed Kemper, Richard Speck e Jerry Brudos. L'intera narrazione era quindi totalmente incentrata sul dialogo con personalità ostiche e moralmente controverso atto a costruire un metodo d'indagine efficace da applicare poi nel pratico, con indagini in corso d'opera. Ecco che quindi la spaccatura avviene poi con l'avvento della seconda stagione, arrivata su Netflix ad agosto 2019.

Mindhunter, 5 motivi per vedere la nuova serie tv di David Fincher

Una seconda stagione dal passo incerto e inaspettato

Mindhunter 2 Foto Serie
Charles Manson (Damon Herriman) è uno dei serial killer centrali della seconda stagione.

La serie, due anni dopo dal suo debutto, sceglie di approcciarsi in modo diverso al pubblico, non rinunciando alle classiche interviste dei serial killer, diventate un vero e proprio marchio di fabbrica dello show, ma seminando al contempo una narrazione orizzontale sempre più presente. Nello specifico le indagini di Ford e Tench riguardo gli omicidi di Atlanta, un efferato sterminio di bambini avvenuto tra il 1979 e 1981 proprio nella Capitale dello Stato della Georgia. Se tale direzione della trama è una conseguenza naturale di quanto raccontato nella prima, rappresentando la messa in pratica delle scoperte dell'FBI, è al tempo stesso vero che questa deviazione più tradizionale ha probabilmente rallentato il particolare ritmo di Mindhunter, confondendo gli spettatori. Gli utenti, probabilmente, se da un lato hanno riconosciuto stilemi classici legati al mondo crime, dall'altro sono forse rimasti delusi da questo approccio, che inevitabilmente è andato ad impattare sull'efficacia dello show nella sua totalità.

Un futuro nebuloso

Mindhunter Stagione 2 8
Nella seconda stagione di Mindhunter, le indagini di Ford e Tench li portano ad Atlanta.

Ed ecco che quindi, al termine della stagione 2, e già la situazione non era probabilmente delle migliori, con anche David Fincher che fin dall'inizio non era pienamente convinto della conferma della serie. Tra la prima e la seconda stagione, ad ogni modo, era stata tracciata una possibile linea narrativa, ovvero le indagini dietro il Killer BTK (acronimo di Bind, Torture and Kill), vero nome di Dennis Rader, che ha ucciso 10 persone tra il 1974 e il 1991. Ma al di là di questa possibilità, le porte erano veramente infinite con molti altri casi che potevamo essere raccontati all'interno dello show Netflix. Detto questo, anche a causa delle richieste e probabilmente degli impegni di Fincher stesso, non è mai arrivata un'idea strutturata e organica della terza stagione e questa nebulosità è coerente con quanto accaduto successivamente, con i nuovi episodi che non sono mai stati effettivamente confermati.

Un'utenza divisa

Mindhunter Stagione 2 4
La dottoressa Wendy Carr (Anna Torv) è un altro personaggio di vitale importanza in Mindhunter.

Arriviamo alla conclusione della nostra analisi: con gli spettatori incerti sul futuro della serie e con poche informazioni su possibili tematiche e linee narrative, l'utenza probabilmente si è spaccata in due. Da un lato gli spettatori più affezionati che, andando oltre le differenze e modifiche della seconda stagione, ha chiamato a gran voce il rilascio di nuovi episodi; dall'altro una fetta forse più cospicua degli spettatori che, al contrario, forte dei tanti dubbi dietro Mindhunter, sia sul piano produttivo che contenutistico, si sono disinnamorati del progetto. Di fronte a tale scenario, ci rendiamo effettivamente conto che un possibile ritorno della serie potrebbe sicuramente riaccendere le speranze di un gruppo di utenti che, da qualche anno a questa parte, si sta ancora battendo per vedere il futuro di Mindhunter concretizzarsi. Tuttavia, a questo punto è anche fondamentale capire che un'altra porzione del pubblico vorrebbe vedere questo capitolo seriale chiuso, e passare oltre.