Matrix oltre al primo capitolo: una trilogia da riscoprire e amare

Un approfondimento sulla trilogia di Matrix nella sua interezza, disponibile su Infinity, per rivalutare i due sequel e riscoprire un'opera, forse incompresa, colma d'amore.

Matrix Pills 625X352
Pillola rossa o azzurra?

Ecco una scelta. Pillola azzurra, fine della storia: si rimane legati a un solo primo film e si continuerà a rinnegare e ridicolizzare ciò che è venuto dopo. Pillola rossa: si cerca di guardare con occhi nuovi e pieni di curiosità ciò che è incompreso. A differenza di Morpheus non vi vogliamo offrire la Verità e nient'altro, quanto un tentativo di ripercorrere, attraverso un nuovo punto di vista, l'opera nella sua (temporanea) completezza. Disponibile nel catalogo di Infinity, la trilogia di Matrix è una delle opere più amate e più odiate degli ultimi anni. In attesa di un quarto capitolo in uscita quest'anno, vogliamo soffermarci una volta di più sui tre film che hanno composto la saga di Neo e della liberazione degli umani dalle macchine. Perché, in un minestrone cyberpunk, fantascientifico e fantasy, tra filosofia e colpi di arti marziali, tra sparatorie e metafore, è facile perdersi all'interno del codice verde di Matrix e fermarsi alla superficie. O meglio, fermarsi a quel primo straordinario capolavoro del 1999 che ha rivoluzionato la storia del cinema. Noi, invece, vogliamo vedere quanto è profonda la tana del bianconiglio. Vogliamo connetterci per osservare Matrix oltre al primo capitolo: una trilogia da riscoprire e amare. Vogliamo scegliere la pillola rossa.

Matrice

Matrix   Da 20 Anni Nella Tana Del Bianconiglio Apsjvtx
Trinity e Neo in una scena iconica del film

Matrix Reloaded e Matrix Revolutions. Due film che hanno diviso il pubblico e gli appassionati sin dalla loro uscita. Considerati da molti come dei sequel necessari (e a loro volta interconnessi a videogiochi e anime) e da altri come un proseguimento superfluo che addirittura rovina l'esperienza del primo indimenticabile capitolo. Dove sta la verità? Probabilmente nel mezzo, probabilmente non esiste un'unica verità, come lo stesso film ci ha insegnato. Appare curioso però, come, alla luce della trilogia, Matrix si trasformi in un vero e proprio primo capitolo. Tutto il film racconta della presa di coscienza di Neo a diventare l'Eletto, a comprendere la situazione, a imparare e crescere per dimostrare le sue capacità. È la storia di un individuo, dell'eroe protagonista, del prescelto. Si intuisce una guerra alle porte tra umani e macchine, ma il tutto verrà poi raccontato successivamente. È lo stesso Neo, nella scena finale del film, a dirlo agli spettatori: "Sono venuto a dirvi come comincerà". Un dialogo tra personaggi e spettatore che prosegue nel corso dell'intera trilogia e che si concluderà con l'unione delle sentinelle mentre creano il Deus Ex Machina, inteso sia come il Dio delle Macchine diegetico che come l'evento improvviso che pone fine alle relazioni di causa-effetto per concludere la narrazione della storia. È stato così innovativo il film del 1999 che ci ha confuso, distraendoci dalla vera narrazione (e già pensata dalle sorelle Wachowski all'epoca), ovvero la storia di una liberazione. Si parte dall'individuo per arrivare al mondo intero.

Ready Player One e Matrix sono (quasi) lo stesso film

Ricarica

Wallpaper di Keanu Reeves
Wallpaper di Keanu Reeves

Che cambiamento di stile esagerato e straniante quello che passa dal primo Matrix, molto legato a una dimensione action-thriller, a Matrix Reloaded, di cui il Revolutions è il naturale proseguimento. Molto più cinetici, basati sul movimento e sull'impatto visivo (una cifra stilistica che le Wachowski non lasceranno più), i due sequel non vogliono più raccontare il mondo di Matrix: vogliono farcelo sentire. Mentre proseguono le disserzioni filosofiche, incentrate sul libero arbitrio e la scelta, sulla programmazione delle macchine e la natura libera dell'umanità, si sperimenta sempre di più con il bullet time e la CGI. Forse sin troppo, tanto da ubriacare lo spettatore, confonderlo e, in un calderone post-moderno dove si trovano influenze diverse, limitarlo alla superficie. La saga di Matrix sembra diventare una semplice storia epica di amore e guerra, banalizzata dalla spettacolarità e scevra di quella furia che tanto aveva affascinato nel primo capitolo. Gli stessi personaggi sembrano rendersene conto: ormai le leggi della (non) fisica del mondo di Matrix non sono una novità, tutto sembra più abitudinario e persino il principale concetto di cosa è reale e cosa è virtuale sembra rimanere una scusa per fantasticare con gli effetti digitali. Qui rimane la vera incomprensione che accompagna i sequel: ci si aspettava un more of the same nel momento stesso in cui Matrix abbraccia la rivoluzione e il cambiamento. Replicare la forza innovativa del primo film sarebbe stato impossibile (si sa che le pietre miliari non possono ripetersi) e questo porta a un duplice errore: le Wachowski hanno troppa fiducia nel proprio pubblico (così come nell'umanità, vedasi i lavori seguenti Cloud Atlas e Sense8 pervasi da un ottimismo umanitario che raramente si trova al cinema) e gli spettatori non sono pronti a scavare dentro un'opera che appare tutta apparenza. Quello che, a distanza di tempo, permane è che una lettura più attenta, seppur filtrata da tutto ciò che deve compiere un blockbuster, rende i due sequel di Matrix quasi necessari. Spostano il focus della saga, trasformando la storia di un predestinato Messia Salvatore in quella di un'ode alla diversità. Di tutti noi.

Rivoluzioni

Una foto di MATRIX REVOLUTIONS
Una foto di MATRIX REVOLUTIONS

Accade qualcosa subito dopo la comparsa del titolo di Matrix Revolutions: la schermata verde cambia lentamente colore e diventa arancione. Proseguendo nella visione, il colore arancione verrà poi utilizzato come punto di vista di Neo, diventato un definitivo cieco Tiresia, ricolmo di un potere ormai definitivamente divino ("Ora che ho perso la vista ci vedo di più" diceva il proiezionista Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso che, nel film di Giuseppe Tornatore, svolgeva il ruolo di mentore del protagonista). È la prima rivoluzione del mondo di Matrix, ma non la meno importante. Il terzo film, salvo lo scontro finale con l'Agente Smith, sacrifica il bullet time e la spettacolarità insistita (si potrebbe dire che i tre film formino una sorta di triade Tesi-Antitesi-Sintesi di hegeliana memoria) per mostrare l'azione che avviene qui e ora. Nessun artificio: la battaglia tra umani e macchine è vera, così vera che il cinema non può che cambiarne stile e abbracciare un punto di vista più reale e meno fittizio. Infine, è il film dove Neo è meno attivo: all'inizio perduto nel limbo, poi in viaggio verso la Città delle Macchine mentre il film si concentra, per gran parte della durata, sulla battaglia di Zion. È l'umanità libera il centro dell'intera saga, dove l'Eletto diventa "solo" un motore trainante a cui credere. Vogliamo soffermarci sul duello tra Neo e Smith, perché, oltre alla spettacolarità insistita, racchiude anche una battaglia interiore. Sono due facce della stessa medaglia (per questo Neo deve sacrificarsi: senza di lui non può esistere l'altro) di cui Smith è la versione ribelle che vuole che tutti diventino come lui. Un estremista che vuole cambiare il mondo, ma solo per trasformarlo in un altro ordine a sua immagine e somiglianza. Smith è specchio dei vari social justice warriors che trovano forza oggi nei social network e non a caso il suo abbigliamento e la sua immagine (un uomo bianco quarantenne vestito in giacca e cravatta) si dimostra all'opposto rispetto alla multiculturalità di Zion. Nonostante gli archetipi del genere, la trilogia di Matrix rivoluziona il proprio significato basando l'intero film non sulla dicotomia reale/virtuale, ma sul legame tra credo e scelta.

Matrix: da 20 anni nella Tana del Bianconiglio

La mia scelta, il nostro amore

Harold Perrineau Jr. e Nona Gaye in una scena di MATRIX REVOLUTIONS
Harold Perrineau Jr. e Nona Gaye in una scena di MATRIX REVOLUTIONS

Scegliere la pillola. Scegliere se sacrificarsi per gli altri o salvarsi la pelle. Scegliere la porta da cui uscire dalla stanza. Scegliere se rimanere e combattere o fuggire. Ma anche scegliere di credere. Matrix è un inno al libero arbitrio, al potere della scelta personale che può essere indispensabile per il cambiamento del mondo. Il sistema Matrix, ci viene spiegato, è già stato riavviato sei volte. O, per meglio dire, il mondo in cui viviamo vive in una perenne trasformazione, in un continuo ciclo di vita, morte e rinascita (non a caso il quarto film potrebbe chiamarsi Matrix Resurrections). Si trasformano le persone (l'Oracolo che "perde qualche bit", Smith che diventa una scheggia impazzita, Neo che acquista poteri sempre maggiori, ma anche la transizione delle stesse registe) per rendere il mondo libero. Libero da ogni pregiudizio, dalla paura del diverso, dalle gabbie di un'educazione e di un sistema che, mentre ci è stato inculcato, ormai appare obsoleto. Se Matrix è la "prigione della mente" come viene definita nel primo capitolo, andare contro le macchine significa combattere quelle regole programmate che sembrano esserci state imposte dall'alba dei tempi. La trilogia vuole insegnarci a scegliere chi siamo, senza sovrastrutture capaci di limitarci, senza aver paura del giudizio degli altri. Nel nuovo riavvio di Matrix, alla fine della trilogia, compare un'alba arcobaleno. È la definitiva celebrazione delle persone che, nella caverna di Zion, celebravano il loro corpo, la loro estasi, il loro sudore, la loro pelle quando in Matrix Reloaded assistiamo a una vera e propria celebrazione Pride. "Alcune cose non cambiano mai. Altre invece sì" viene ripetuto spesso. Matrix celebra il progresso che, come spesso accade nella trilogia, è definito come inevitabile e naturale. Non serve essere degli Oracoli per credere in questa nuova pace e abbracciare questa speranza di un nuovo mondo d'amore, di scelte libere, unito. Più che una semplice saga action cyberpunk, Matrix è una trilogia che nonostante sia stata sviluppata tra il 1999 e il 2003, sembra provenire dal futuro ("Tu credi che siamo nel 1999. Saremo almeno nel 2199" diceva Morpheus durante il primo incontro con Neo). Oggi, nel 2021, forse qualcosa sta cambiando e forse c'è ancora qualche battaglia da fare. Forse siamo nel bel mezzo di una lunga guerra tra umanità e macchine ancora lontana dal concludersi e forse non saremo noi a vederne la fine. Ma possiamo fare la nostra parte, partecipare come cittadini di Zion e del mondo perché il progresso arriverà. Inevitabile come lo scorrere del codice verde di Matrix sugli schermi. Arriveranno gli Eletti e arriverà l'alba arcobaleno. L'importante è non smettere di credere.