Luc Besson a Locarno: 'Chi ha paura di rischiare non faccia il regista'

Sorridente e rilassato, il mago del box office francese racconta come ha trasformato Scarlett Johansson in una creatura dall'immenso potere cerebrale.

La critica storcerà il naso di fronte a quello strano oggetto che è Lucy, ma Luc Besson se la ride. Il film, appena uscito negli USA, è balzato in testa alla classifica degli incassi e a Locarno, dove l'action fantascientifico interpretato da Scarlett Johansson è stato scelto per inaugurare il Festival, la Piazza Grande (di nome e di fatto) ha segnato il sold out. Un blockbuster nel vero senso della parola, il film, come ogni opera che si rispetti vive adesso di vita propria e il suo autore, il più americano tra i registi francesi, non sembra crucciarsi dell'accoglienza perplessa riservatagli dalla stampa europea.

"Mi infastidisce sentir categorizzare gli autori in base alla nazionalità. Ciò che mi piace di Hollywood è che le crew che lavorano sui set sono miste. Ci sono professionisti americani, ma anche inglesi, francesi, tanti italiani e nessuno ti chiede da dove vieni, ma ciò che sei capace di fare. In America se c'è una bella sceneggiatura e la si mette sul tavolo di uno studio, il film verrà fatto. Ciò che conta è il contenuto. Amo la multiculturalità. Durante la mia infanzia, nella nostra casa di campagna, aprivo la finestra e vedevo solo mucche. Non sarei potuto partire più da lontano per fare cinema. Come nel caso di Lucy, dopo l'uscita in sala il film non appartiene più a chi lo ha scritto, ma vive di vita propria. Lucy esce in 80 paesi, vivrà per una ventina d'anni in DVD e gli auguro un'esistenza molto lunga. Sono consapevole che il mio non è un film lineare, ma se non vuoi rischiare non fare il regista. Un creatore deve sempre aprire delle porte. Se avessi ascoltato gli altri starei ancora facendo Leon 8. La cosa importante, per un regista, è viaggiare e gustare i sapori del mondo.Io sono orgoglioso di fare questo mestiere, non penso al business".

Lucy: Scarlett Johansson impugna una pistola
Lucy: Scarlett Johansson impugna una pistola

2001: Odissea nel cervello

Luc Besson regista amante delle donne. Nella stragrande maggioranza delle sue opere, le figure femminili sono forti, combattive e hanno un ruolo centrale nella sua poetica. Da Nikita in poi, passando per Giovanna D'Arco, Il quinto elemento, The Lady, il cineasta parigino ci ha donato alcuni indimenticabili ritratti al femminile. Inevitabile farglielo notare, ma di fronte all'evidenza dei fatti Besson si schermisce. _"Tra le mie prossime protagoniste volete che ci sia anche Eva? Lucy è già un po' Eva. In molti sostengono che io mi concentri sulle donne, ma in realtà nei miei film ci sono anche uomini. Guardate Leon o Le grand bleu. Nella mia testa cerco di coccolare le donne tanto quanto gli uomini. Ho sempre cercato di scrivere al meglio sia per maschi che per femmine.

Scarlett Johansson in Lucy
Scarlett Johansson in Lucy

Stavolta, per la mia storia, avevo bisogno di una donna. Lucy è una ragazza normale, non ha caratteristiche particolari. Ha capacità medie, studia, ma non sa bene che fare della propria vita. Ho scelto una donna perché è in posizione di fragilità, si trova lontana dal suo paese, non parla la lingua locale, è debole, fragile. Mi serviva un personaggio innocente e incapace di difendersi". Riguardo ai numerosi riferimenti cinefili presenti in Lucy, da 2001: Odissea nello spazio a Il pianeta delle scimmie, fino all'ipercinetismo delle sequenze action che ricorda certi videogame, Besson aggiunge: "Ho iniziato a preparare Lucy nove anni fa e ho incontrato un sacco di scienziati. Volevo fare un film veloce, divertente, ma anche bello. Il riferimento a 2001: Odissea nello spazio è inevitabile. Parlando di evoluzione e di scoperta è una pietra miliare. Se si fa un mostro nello spazio si pensa ad Alien, ma se si parla di fantascienza non si può prescindere da 2001: Odissea nello spazio. L'ho visto per la prima volta a 11 anni, non ci ho capito molto, ma mi è rimasto dentro e ho cercato di riprorre le problematiche sull'evoluzione, sul senso della vita e sulle potenzialità dell'essere umano. Quanto ai videogames, il cinema è venuto prima di essi perciò ne è il vero ispiratore. Non so cosa siano e non mi interessano, non ci ho mai giocato, però ho un enorme interesse nell'uso della tecnologia al cinema. Stavolta ho potuto contare sul supporto della ILM e dei suoi creativi. Non ho fornito loro un copione, ma ho raccontato delle storie e loro mi hanno dato in cambio creazioni incredibili. Io ho potuto solo fare il guardiano del tempio in cui custodire queste meraviglie"_.

Una musa americana

Lucy: un primo piano di Scarlett Johansson attraverso un vetro
Lucy: un primo piano di Scarlett Johansson attraverso un vetro

Dopo Milla Jovovich, Natalie Portman e Anne Parillaud, Luc Besson si è lasciato stregare dal fascino ammaliante di Scarlett Johansson. L'attrice che ha conquistato Woody Allen e Joss Whedon, in Lucy dà il meglio di sé mettendo una pezza, con la sua recitazione, a qualche falla nella sceneggiatura. Parlando dell'incontro con l'interprete, Besson spiega che _"un personaggio di questo tipo non può nascere dall'oggi al domani. Con Scarlett abbiamo fatto un lavoro sulla voce, sul corpo, sul modo di muovere il collo. Scarlett è una che lavora davvero molto e non ha lasciato niente al caso. Volevo che la telecamera stesse sempre incollata a Lucy. Non è un reportage, è fiction, ma lo spirito, sul set, era quello di restare incollati al personaggio in modo realistico. Dirigere è come fare surf, io cerco di catturare l'onda. Quando Scarlett diventava molto emotiva la lasciavo andare e ne rubavo i gesti, quando si irrigidiva allentavo la presa. Si lavora sull'attore come sotto anestesia. A quel punto si può giocare con lui per tutto il tempo in cui l'anestesia dura catturandone il meglio. Per allentare la tensione io parlo molto durante i ciak, racconto la mia vita.

Lucy: Luc Besson presenta il film in conferenza stampa a Locarno 2014
Lucy: Luc Besson presenta il film in conferenza stampa a Locarno 2014

Choi Min-sik è un attore sublime. Da molto desideravo lavorare con lui, ma ero preoccupato del problema della lingua perchè lui non parla né inglese né francese. Sul set mi sono circondato di traduttori per permettere agli attori di parlare ognuno la sua lingua e mantenere questa polifonia". L'unica battuta polemica che proviene da un Luc Besson rilassato e sorridente riguarda Roman Polanski, a breve ospite anche lui a Locarno. Quando gli viene ricordato il suo rifiuto a firmare la petizione per la liberazione del regista dopo l'arresto in Svizzera, Besson commenta: "Io amo Polanski, ha avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione artistica, ma davanti alla giustizia siamo tutti uguali. Io non so cosa abbia fatto, non conosco la vicenda e non ho intenzione di giudicare, ma credo che ognuno di noi debba sottoporsi al giudizio della legge. Però, detto questo, nessuno mi ha chiesto di firmare niente"_.