Daniel Radcliffe, da Harry Potter al "cadavere scorreggione": "ma non sono un coraggioso"

L'ex-interprete di Harry Potter ha parlato dell'evoluzione della sua carriera dopo la conclusione della saga del maghetto.

Classe 1989, l'inglese Daniel Radcliffe è diventato una star appena dodicenne, in quanto interprete di Harry Potter in una saga cinematografica durata dieci anni e otto film, dal 2001 al 2011 (lo spin-off Animali fantastici e dove trovarli, ambientato decenni prima della nascita di Harry e pensato come primo episodio di una nuova trilogia, uscirà tra poco più di un mese). Già durante la sua partecipazione al franchise il giovane attore aveva cercato di dimostrare di saper fare di più, con un cameo autoironico nella seconda stagione di Extras e la prima esperienza teatrale nel controverso Equus, con tanto di scene di nudo full frontal.

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Negli ultimi cinque anni, esclusa la sua recente apparizione in Now You See Me 2 - I maghi del crimine, si è allontanato da ruoli puramente hollywoodiani, privilegiando progetti più piccoli e il palcoscenico di Broadway. Ed è questa fase della sua carriera l'argomento di cui si è parlato principalmente in occasione della sua venuta al Festival di Zurigo, dove ha presentato due dei suoi film più recenti: Imperium, dove interpreta un agente federale infiltrato in un'organizzazione neonazista, e Swiss Army Man - Un amico multiuso, pellicola che ha fatto parlare di sé sin dalla prima proiezione al Sundance lo scorso gennaio, principalmente per il ruolo molto particolare dell'ex-maghetto (un cadavere "multiuso").

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Debutto "magico"

Daniel Radcliffe nella terza avventura filmica del maghetto Harry Potter, il prigioniero di Azkaban
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La conversazione inizia parlando dell'infanzia e sul ruolo che la recitazione ha avuto nella sua vita già da bambino. "I miei genitori erano entrambi attori, quindi per me recitare, imparare a memoria le battute, è sempre stato molto istintivo. Tuttavia non pensavo seriamente alla recitazione come lavoro nei primi anni. La svolta c'è stata con Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, perché venivo trattato come un vero attore da persone del calibro di Gary Oldman, David Thewlis e Timothy Spall." E in cosa differivano i vari registi, quattro in tutto, che hanno diretto gli otto episodi della saga? "Ognuno ha il suo metodo, ma c'è una lingua comune. La differenza principale riguarda me, all'età di 18 anni, con David Yates, non potevo essere diretto come quando ne avevo 11, con Chris Columbus. Al di fuori del franchise, John Krokidas, che mi ha diretto in Giovani ribelli - Kill Your Darlings, è stato il primo a spiegarmi come analizzare minuziosamente il copione e pormi delle domande sulle motivazioni del mio personaggio per ogni singola scena."

Michael Gambon è il preside di Hogwarts, Albus Silente
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Dal pubblico arriva la domanda sul ricordo più bello dal set di Harry Potter. Ce ne sono troppi da elencare, ma un dettaglio curioso merita di essere menzionato, secondo Radcliffe. "Quello che molti non sanno è che la vera passione di Michael Gambon è fabbricare e restaurare pistole. Una mattina l'ho incontrato mentre era in accappatoio e lui provò ad insegnarmi a sparare." Per quanto concerne il futuro del personaggio che lo ha reso celebre, l'attore non è un fanboy ossessivo. "Non mi sono mai chiesto cosa farebbe Harry da adulto. Adesso probabilmente riuscirei a scoprirlo, devo solo leggere il testo teatrale."

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L'evoluzione come attore

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Col passare degli anni, Radcliffe ha adottato delle tecniche più professionali per prepararsi in vista delle riprese. "Il mio metodo consiste di tre cose: faccio una playlist per ogni ruolo che interpreto, usando la musica per entrare nella mente del personaggio; poi leggo ogni scena chiedendomi cosa ci sia dietro e provo modi diversi per recitare le battute; infine, leggo la sceneggiatura ripetutamente, per assicurarmi di non avere problemi di memoria sul set. Ho sentito che Anthony Hopkins legge il copione duecento volte per lo stesso motivo." Ad aiutarlo a maturare come interprete, spiega il giovane inglese, è stato soprattutto il palcoscenico. "Equus è stata un'esperienza interessante, perché c'era un certo pregiudizio, soprattutto da parte della stampa, nei confronti degli attori di cinema che passano al teatro. In particolare, ci fu un articolo che diceva "Quello che sentite è il rumore di una carriera che si ferma brutalmente". Grazie mille, Daily Mail [ride, n.d.r.]. Mi piace molto lavorare a teatro, perché mi consente di migliorarmi come attore, e non posso dare la colpa ad altri se la mia performance fa schifo perché non c'è un montatore e il regista è assente durante le rappresentazioni vere e proprie."

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Post-Potter

Daniel Radcliffe si aggira per la casa con una candela in una scena del thriller The Woman in Black
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Un volta chiuso il capitolo magia, Radcliffe è passato a progetti meno mainstream, tra cui il revival della tradizione horror dello studio britannico Hammer. "The Woman in Black mi interessava perché anche solo a leggerlo era spaventosissimo. Non mi piacciono il gore e film come Saw - L'enigmista, questo progetto invece era affascinante a livello psicologico, e fa anche molta paura." Un anno dopo l'abbiamo visto nei panni di una figura letteraria molto particolare. "Ho letto molti dei diari di Allen Ginsberg, fino al punto in cui lo incontriamo nel film. Avevo già letto molte delle poesie, e devo dire che non ne ero un grande fan. Con John Krokidas ho lavorato molto anche sulla fisicità del personaggio, c'erano molti filmati di Ginsberg dai quali emerge una certa goffaggine che mi sembrava molto carina. Non è stata una vera e propria imitazione, anche perché non sono bravissimo ad imitare le persone. Ho dovuto recitare con un accento del New Jersey, ma la voce era comunque la mia."

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La doppietta zurighese

Imperium: Daniel Radcliffe nella prima immagine dal set
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Si passa ai due film che ha presentato a Zurigo, partendo con Imperium, basato su eventi reali. "Michael German, su cui è basato il mio personaggio, è stato un agente sotto copertura per dodici anni, e il film combina diverse parti di tutti i casi nei quali lui era coinvolto. Mi intrigava l'idea di un film di genere con un protagonista che non usa una pistola per tutta la durata della storia. Se sei sotto copertura e usi un'arma, stai facendo male il tuo lavoro. James Bond è un personaggio meraviglioso, ma come spia è mediocre." La pellicola è notevole anche per l'aspetto fisico del protagonista. "Recitare con il look da skinhead è stata una sfida interessante, perché non sapevo che aspetto avesse la mia testa senza capelli prima di mettere mano al rasoio, e non ero sicuro che funzionasse. Per fortuna al regista è piaciuto, e molte persone della troupe si sono tagliate i capelli in segno di solidarietà." Infine, un aneddoto divertente. "Non ho incontrato un vero neonazista durante la preparazione, ma ce n'è uno che si è ritrovato sul set mentre giravamo una scena perché pensava che fossimo dei veri skinhead."

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E poi c'è Swiss Army Man, noto anche come "il film con il cadavere scorreggione" (parole dello stesso Radcliffe). "Sulla carta sembra una stupidaggine, lo ammetto. Ma conoscevo la carriera dei registi nel campo dei video musicali, e quindi sapevo che sarebbero stati capaci di portare sullo schermo un'idea simile con risultati positivi. Non ho la minima idea di cosa possano fare adesso, perché iniziare la carriera con Swiss Army Man è un bel passo da gigante. Spero di lavorare nuovamente con loro." L'attore approfitta anche di questo argomento per sfatare il mito delle sue scelte "coraggiose" per lasciarsi alle spalle il mondo di Harry Potter. "Non mi sento mai coraggioso quando interpreto un personaggio. C'è del nervosismo prima delle riprese, e in questo caso mi chiedevo che voce dovesse avere un cadavere magico. Una volta arrivato sul set con i registi e Paul Dano ho capito esattamente come fare, perché c'era un'idea chiara dietro il film ed era evidente che i registi sapessero cosa volevano in qualsiasi momento." E un chiarimento su cosa lo attira quando accetta un ruolo: "Mi interessa l'originalità. Adoro un genere letterario, il realismo magico, che al cinema viene bollato come fantasy anche se c'entra poco. Horns può essere considerato realismo magico, e Swiss Army Man pure."

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Ritorno a Hollywood

Now You See Me 2: Daniel Radcliffe in una scena del film
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Qualche mese fa abbiamo potuto vedere Radcliffe al cinema in un film che gli ha ricordato la fase "magica" della carriera. "Il primo Now You See Me - I maghi del crimine mi era piaciuto, e c'erano due motivi per accettare la parte nel secondo: innanzitutto è un rito di passaggio per un attore inglese fare il cattivo in un film americano; in secondo luogo, l'idea di recitare al fianco di interpreti come Michael Caine e Mark Ruffalo era molto allettante. Era anche interessante rivivere i ritmi di una produzione ad alto budget. Per dire, Harry Potter era uno spasso, ma anche incredibilmente lento. Una volta stavamo girando uno dei film vicino a dove David Mitchell e Robert Webb, due noti comici inglesi, giravano degli sketch. Parlando con loro scoprii che riuscivano a girare venti pagine di copione in un giorno, mentre nel nostro caso era meno di una pagina." E cosa uscirà prossimamente? "Il mio prossimo film è una storia vera, ambientata nella giungla. Il regista è Greg McLean, quello di Wolf Creek, e per rendere l'idea direi che è come Revenant - Redivivo, ma più umido."

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Questioni personali

Daniel Radcliffe presenta Giovani Ribelli - Kill Your Darlings a Venezia 2013, per le Giornate degli Autori
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Le domande del pubblico vertono quasi tutte su Radcliffe come persona. Gli viene chiesto quale sia il ruolo più vicino alla sua personalità, al che la moderatrice commenta: "Ti prego, non dire Swiss Army Man." E invece era proprio quello l'esempio scelto dall'attore, "perché nella prima stesura del copione Manny era molto cinico e arrabbiato, e io suggerii ai registi di renderlo il cadavere più felice del mondo. Direi che anche Harry Potter mi assomiglia abbastanza, ma non ho il suo coraggio." Si passa quindi alla classica domanda sulle persone che ammira di più in ambiente lavorativo. "Adoro il fatto che Michael Gambon e David Thewlis siano molto rilassati sul set. Ammiro molto Mark Ruffalo e Woody Harrelson. Mi piacerebbe lavorare con Quentin Tarantino, Wes Anderson, Paul Thomas Anderson, i fratelli Coen e Martin McDonagh." Infine, per chiudere, l'ex-mago svela di avere in mente dei progetti che vanno al di là della semplice recitazione, con una promessa specifica nei confronti degli spettatori. "Mi piacerebbe fare il regista, se possibile entro qualche anno. Sto scrivendo qualcosa, ci sono dei produttori interessati, quindi spero di farcela. Sarà una cosa stranissima, ve lo garantisco."