I fantasmi di Portopalo: la fiction della verità

Beppe Fiorello è il protagonista di I fantasmi di Portopalo, la mini-serie di Rai 1 che stasera e domani racconterà del più grande naufragio del dopoguerra, per lungo tempo negato.

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Notte di Natale del 1996: in quella che nei ricordi della maggior parte di noi è stata una serata di festa come tante altre si è consumata una delle tragedie più feroci degli ultimi decenni. Fu in quella notte fredda, infatti, che persero la vita 283 clandestini di origine indiana, pakistana e tamil che si imbarcarono con i loro pochi stracci e le loro tante speranze su una "carretta di mare" che mai arrivò a destinazione, naufragando a un passo dall'agognata libertà a largo del Canale di Sicilia. Tale dramma umano per anni è stato nascosto dall'omertà delle autorità e dalla paura dei pescatori del luogo. È stato solo nel 2001, grazie a un'inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu e alla lealtà - tardiva ma potente - proprio di uno di quegli uomini di mare che non poteva più vivere all'ombra della menzogna, che tale storia è stata resa nota divenendo anche oggetto di un libro, I fantasmi di Portopalo, scritto dallo stesso Bellu e che a sua volta è stato preso come spunto per il soggetto della nuova omonima mini-serie che andrà in onda in prima serata oggi e domani su Rai 1.

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Il coraggio di Antigone

Co-prodotta da Rai Fiction-Picomedia in collaborazione con Iblafilm I fantasmi di Portopalo, ha sottolineato il direttore di Rai Fiction Tinni Andreatta durante la presentazione, fa parte di quel filone di prodotti televisivi targati Rai che mirano a raccontare "storie civili importanti, storie di spessore che parlano di eroi, di persone che hanno fatto una scelta etica nella vita. Sono figure istituzionali come Boris Giuliano o come Roberto Mancini che hanno portato il loro compito fino alla fine. Storie come quelle di cittadini comuni del calibro di Salvo Lupo". In particolare I fantasmi di Portopalo, aggiunge Andreatta, spiega in cosa consiste avere un forte senso di "responsabilità individuale che in questo caso si palesa nel bisogno di dare giustizia ai morti attraverso un coraggio profondo, il coraggio di Antigone".

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Un naufragio anche dell'anima

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A interpretare il pescatore che scelse di porre fine all'omertà intorno al naufragio del 1996, Salvo Lupo, è l'attore che da anni è simbolo di queste "storie civili" che la Rai narra ai suoi spettatori per tenere viva la memoria: Beppe Fiorello. Stavolta anche (co)autore del soggetto e della sceneggiatura di I fantasmi di Portopalo, Fiorello ha iniziato a pensare alla possibilità di portare sul piccolo schermo questa triste vicenda già ai tempi delle riprese della fiction su Roberto Mancini. La lettura del libro di Bellu, che nella miniserie ha il volto di un bravissimo e intenso Giuseppe Battiston, ha subito conquistato l'attore-sceneggiatore: "Sono rimasto affascinato da alcuni elementi della terribile vicenda di Portopalo: il naufragio, la tragedia, il fatto che sia stata la madre di tutti i naufragi. Mi ha affascinato anche il naufragio dell'anima che c'è stato dietro a questa tragedia. Volevo raccontare questa storia per chiarire delle cose: l'eroe è stato solo Salvo, è vero, ma quella degli altri pescatori siciliani non fu omertà, ma paura. Paura di gestire una situazione troppo grande e le istituzioni non dettero una mano".

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A proposito di "istituzioni", Beppe Fiorello non è d'accordo con il modo in cui - oggi ancor più di allora - viene gestita l'immigrazione, che è per ovvi motivi tra le tematiche cardine di questa sua nuova e sentita fatica televisiva: "Sono contro questa amministrazione fatta di muri. L'immigrazione non è un problema, se gestita bene. Certo, se li lasciamo stipati in delle palestre allora diventano braccio armato per spaccio e violenza". "Ma attenzione", ha voluto chiarire il co-protagonista Battiston, "I fantasmi di Portopalo (la cui regia è stata affidata ad Alessandro Angelini n.d.r.) non vuole essere un antidoto alla paura piuttosto vuole ricordare che la paura è la reazione più facile di fronte a fenomeni come questi. Nel film parliamo di ragazzi che potrebbero essere i nostri figli".