Falling Skies - Stagione 1, episodio 5: Silent Kill

Nel quinto episodio della serie, viene finalmente messo in atto il piano che porta alla salvezza del piccolo Ben, figlio di Tom. Questo obiettivo sarà però ottenuto con un enorme rischio per il giovane Hal, e dopo un'inaspettata tragedia.

E' arrivato così al giro di boa del quinto episodio, Falling Skies. Siamo esattamente alla metà della prima stagione, per il serial fantascientifico ideato da Robert Rodat e prodotto da Steven Spielberg; e bisogna dire che, se gli spunti positivi e i motivi di interesse, per questa serie, continuano a non mancare e a tenere viva l'attenzione degli spettatori, inizia anche ad affiorare qualche dubbio dovuto ad apparenti incongruenze di sceneggiatura, unite a scelte narrative e registiche che gettano più di un ombra sulle probabili evoluzioni della storia. La prima di queste scelte, sorprendente perché inaspettata, è l'improvvisa uscita di scena di un personaggio che sembrava destinato a giocare un ruolo ben più importante nella serie, anche per il legame che lo univa al protagonista Tom: parliamo del dottor Harris, interpretato da Steven Weber. Il personaggio del medico, mosso da un cieco rancore personale verso gli invasori, e in disaccordo con la dottoressa Anne Glass sul trattamento da riservare allo skitter prigioniero, trova la morte a causa di un banale atto di imprudenza, dopo aver incautamente aperto la gabbia dello skitter per eseguire su di esso uno dei suoi esperimenti. Ci si domanda, legittimamente, quale sia stata l'importanza di questo personaggio nell'economia narrativa della serie, al di là di un contrasto personale col protagonista i cui spunti non sono stati approfonditi; ma stupisce anche, e soprattutto, il poco risalto che alla sua dipartita viene dato nel corso dell'episodio, la fretta con cui questa viene archiviata da tutti i protagonisti, compreso lo stesso Tom, che si limita a sottolineare come il medico "non meritava di morire".

Il professore protagonista, da par suo, ottiene finalmente il via libera dal capitano Weaver al salvataggio di suo figlio Ben, smentendo così le previsioni (comprese le nostre) che ipotizzavano ulteriori rinvii di questa missione, magari fino al finale di stagione: la missione viene autorizzata e portata a termine grazie a un piano ideato dal giovane Hal, protagonista di un contrasto con il padre che ritiene la sua idea troppo rischiosa, ma convinto che questa sia l'unica percorribile per trarre in salvo Ben (e gli altri ragazzi tenuti prigionieri insieme a lui). L'idea dell'infiltrazione nella base aliena tramite camuffamento da prigioniero, grazie alla protesi staccata dal corpo del piccolo Rick, era in fondo prevedibile e pone anch'essa qualche problema di credibilità (come mai gli skitter, nonostante il numero esiguo di ragazzi tenuti prigionieri all'interno della scuola, non notano la presenza estranea? Come viene fissata la protesi al corpo di Hal?) ma questo è in fondo in problema minore: i dubbi maggiori restano quelli legati alla natura della protesi stessa, che alla fine dell'episodio precedente era apparsa dotata di una "vita" autonoma, o comunque collegata alla volontà di uno degli alieni (tanto da riattaccarsi al corpo di Rick) e ai suoi effetti sul corpo e sulla mente dei ragazzi: lo stesso Rick, sopravvissuto dopo la seconda, drastica rimozione della protesi a opera del padre Mike, sembra caduto in uno stato di depressione ma in fondo presente e non più condizionato dalla volontà del suo carceriere, tanto da rivelare ad Hal un'informazione fondamentale per la buona riuscita della missione. Lo stesso Ben, dopo la rimozione dell'impianto, si sveglia e sembra subito riconoscere suo padre, differentemente da quanto era accaduto a Rick; inoltre, di tutti i ragazzi fatti prigionieri dagli alieni, solo sei vengono tratti in salvo (di cui uno non riesce a sopravvivere all'operazione di rimozione), ovvero quelli detenuti nella scuola: che ne è stato, allora, della minaccia aliena per cui il salvataggio di una parte dei prigionieri avrebbe provocato automaticamente la morte degli altri?
Interrogativi, questi, che più che a dubbi consapevolmente disseminati dagli sceneggiatori e destinati ad essere sciolti negli episodi successivi, fanno pensare a una gestione non ottimale della narrazione, a una costruzione dell'intreccio che appare in parte lacunosa. Questo Silent Kill, tuttavia (il cui titolo è legato all'eliminazione dello skitter carceriere che consente il recupero dei ragazzi) gioca le sue carte migliori su un altro versante, che è quello dell'atteggiamento dei personaggi verso gli affetti perduti (o mantenuti e strenuamente difesi, come nel caso di Tom): in particolare, la puntata si concentra sull'inscindibile legame dei genitori con i propri figli, vivi, morti o dispersi; e appare interessante, a questo proposito, l'evoluzione del personaggio di Weaver, di cui iniziamo a veder cadere la dura scorza da militare quando l'ascolto di una vecchia canzone gli riporta alla mente memorie familiari evidentemente dolorose. Un motivo, questo, che attraversa tutto l'episodio, dal dolore a stento trattenuto da Anne nel pensare a chi ha perduto e non potrà più riavere (e nel non essere riuscita a salvare uno dei sei ragazzi recuperati) alla speranza e al timore dipinti sul volto di Sarah, che sta per dare alla luce una nuova vita; fino all'atteggiamento dello stesso Tom, prima deciso in tutti i modi a impedire a suo figlio di mettere a rischio la sua vita per una missione così rischiosa, ma poi fiero del coraggio da lui dimostrato e infine consapevole della sua crescita personale, e della necessità che anche lui contribuisca a una lotta in cui c'è bisogno di tutte le energie disponibili. Temi, argomenti, singole sequenze che conferiscono all'episodio, comunque, toni a tratti emotivamente molto forti, e che riescono in parte a supplire alle evidenti carenze narrative. L'attesa per la seconda "tranche" di questa prima stagione, a questo punto, si fa ancora più forte, per capire quale sarà l'evoluzione, e il destino qualitativo, di una serie partita con i migliori auspici, auspici che ora è chiamata più che mai a confermare.

Movieplayer.it

3.0/5