Everybody Loves Diamonds, la recensione: una serie che non brilla come un diamante

La recensione di Everybody Loves Diamonds, prima heist series italiana dal 13 ottobre su Prime Video, che vorrebbe ambire ad un respiro internazionale ma non colpisce troppo nel segno, pur offrendo qualche possibile spunto interessante.

Everybody Loves Diamonds, la recensione: una serie che non brilla come un diamante

Il genere heist, ovvero quello delle rapine in grande stile, è tornato alla ribalta negli ultimi anni tra cinema e tv - o forse non s'è mai andato per davvero, se questi ladri fittizi erano bravi davvero - e quindi non stupisce che anche l'Italia abbia provato a fare il colpo grosso. Non possiamo dire ci sia riuscita completamente, almeno dai primi due episodi visti di Everybody Loves Diamonds, questo perché ammicca troppo ad un assetto internazionale che alla fine non possiede, nonostante metta sul piatto qualche sviluppo potenzialmente interessante e per il quale vogliamo dare un po' di fiducia alle puntate che verranno. Precisamente otto in tutto, interamente disponibili dal 13 ottobre su Prime Video. Ora che abbiamo evitato l'allarme e aperto il caveau, addentriamoci nella recensione dei primi episodi di di Everybody Loves Diamonds.

I diamanti sono i migliori amici di un ladro

Everybody Loves Diamonds Kim Rossi Stuart
Everybody Loves Diamonds: Kim Rossi Stuart e Anna Foglietta in una scena

Dopo il Lupin di Omar Sy su Netflix, c'è un altro "ladro gentiluomo" che non utilizza armi ma solo ridistribuzione della ricchezza, questa volta su Prime Video. Si tratta del Leonardo Notarbartolo di Kim Rossi Stuart - alla sua prima esperienza seriale e che presto vedremo anche ne Il Gattopardo di Netflix - mente e cuore dell'intera operazione, realmente accaduta nei primi anni 2000 nel cosiddetto "Colpo di Anversa", definito dai media internazionali che seguirono con apprensione la vicenda "il più grande furto di diamanti al mondo". Una storia vera qui ovviamente romanzata che vede protagonisti anche gli altri membri della squadra che fece il colpo: l'esperto di allarmi e misure di sicurezza (Gian Marco Tognazzi), la figlia di un amico in prigione, ladra in erba (Carlotta Antonelli, che passa ad un altro tipo di sottobosco criminale da Suburra) e il fratello hacker (Leonardo Lidi, che avevamo già apprezzato in Noi). Accanto a loro la moglie di Leonardo, ignara di tutto (Anna Foglietta).

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Una scena di Everybody Loves Diamonds

Ognuno con la propria caratterizzazione e con una serie di elementi, sia narrativi che visivi, volti a rendere il prodotto il più possibile pop e internazionale, a partire dal titolo, come oramai d'uso a Prime Video. È proprio qui però che la serie pecca maggiormente: la recitazione dei protagonisti, proprio a partire da Kim Rossi Stuart - spiace dirlo - è esagerata e sopra le righe, diventando quasi macchiettistica, mix di accenti compreso. Altra idea venuta agli autori Michele Astori, Stefano Bises, Giulio Carrieri e Bernardo Pellegrini è quella della rottura della quarta parete, grazie alla quale Notarbartolo e altri personaggi parlano direttamente in camera con gli spettatori ma anche qui il risultato è straniante piuttosto che efficace. E sembra strizzare eccessivamente l'occhio allo stile di Adam McKay visto ad esempio ne La grande scommessa e in Don't Look Up. Lì il regista provava a spiegare in modo simpatico la finanza e la scienza for dummies, e qui Gianluca Maria Tavarelli sembra voler ottenere lo stesso maldestro risultato.

Disparità economica... e narrativa

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Un'immagine della serie Everybody Loves Diamonds

Proprio come Assane Diop, anche Notarbartolo si presenta come un buon padre e marito di famiglia che vorrebbe semplicemente dimostrare che c'è troppa disparità economica tra ricchi e poveri nella società contemporanea. Vuole che chiunque, soprattutto la propria famiglia e i propri amici, impari a non accontentarsi e tenere la testa bassa ma a tentare il tutto per tutto per essere felice, realizzato ed appagato. Questo è l'aspetto già visto ma più interessante di Everybody Loves Diamonds, insieme al mescolare passato e presente per raccontare la storia non in ordine cronologico, cercando di dare il più possibile ritmo alla vicenda raccontata. C'è di più: si prova a ribaltare ciò che si aspetta il pubblico nei giorni immediatamente successivi alla rapina, con un plot twist che porrà diverse domande e innescherà un vero e proprio giallo whodunit dentro questa heist series nostrana.

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Everybody Loves Diamonds: un momento della serie

A provare ad internazionalizzare la storia ci pensa anche metà del cast, a partire dal Rupert Everett che impersona un avvocato quasi grottesco. Ci sono poi Malcolm McDowell nel ruolo di Kahn, Elia Schilton che è Levi, diamantaio ebreo che sarà un maestro e mentore per il protagonista, e infine Synnøve Macody Lund, già vista in Ragnarok nei panni dell'affascinante e algida direttrice del Diamond Center di Anversa, sede del caveau e del colpo grosso. I numerosi dialoghi in inglese e fiammingo però salvano fino ad un certo punto un prodotto poco omogeneo ma dalle grandi buone intenzioni, che come sappiamo non bastano. Una serie di elementi, situazioni e stilemi già visti qui rimescolati troppo spesso per farli passare per qualcosa di originale. C'è un ultimo elemento da considerare a questo proposito: il primo annuncio dello show venne fatto al primo Prime Video Presents di Febbraio 2020, subito prima dello scoppio della pandemia: sicuramente i vari ritardi produttivi hanno influito sul prodotto finale e la serie viene consegnata al pubblico in un certo senso già vecchia e datata, non per sua colpa. Chissà che gli episodi successivi ci facciano ricredere, ma per il momento ne dubitiamo.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Everybody Loves Diamonds – nello specifico quella dei primi due episodi - dispiaciuti che la serie non abbia centrato perfettamente il tiro ma si sia affidata troppo ad un modello americano senza riuscire ad adattarlo ai nostri lidi. Una recitazione un po’ troppo sopra le righe, una rottura della quarta parete non sempre giustificata e un insieme di caratteristiche già viste nei precedenti prodotti del genere non hanno aiutato, complice il ritardo produttivo nel realizzarla. C’è l’elemento maggiormente accattivante del seguito della rapina e di ciò che innesca a partire dal secondo episodio, ma forse non basta.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Il racconto non cronologico degli eventi.
  • Il colpo di scena alla fine del primo episodio.

Cosa non va

  • Gli omaggi agli heist movie e series già visti sono un po’ troppi e troppo ridondanti.
  • La recitazione del cast non centra il bersaglio.
  • Lo sguardo in camera con battute indirizzate allo spettatore.