Daybreak, recensione: La fine del mondo tra ritmo e gore

La recensione di Daybreak, la nuova serie tv post apocalittica di Netflix con Colin Ford tratta dal fumetto di Brian Ralph, in catalogo dal 24 ottobre.

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Daybreak: Un momento della serie post-apocalittica di Netflix

Un dubbio ci solletica i pensieri mentre scriviamo la recensione di Daybreak: ma quante volte è finito il mondo tra film e serie tv degli ultimi tempi? Quanti diversi scenari post-apocalittici abbiamo vissuto sullo schermo? Sarà colpa dei tempi che viviamo, che non ci incoraggiano a essere speranzosi e positivi, ma è indubbio che siano in abbondanza le opere di finzione che si dedicano a un futuro in cui la nostra precaria civiltà sia arrivata alla conclusione. Daybreak, la nuova serie Netflix in catalogo dal 24 Ottobre, è soltanto l'ultimo esempio di questo filone: creata da Brad Peyton e Aron Eli Coleite basandosi sull'omonimo fumetto firmato da Brian Ralph, racconta uno scenario post-apocalittico con freschezza e ritmo, con cambi di tono e guizzi creativi in grado d catturare l'attenzione del pubblico di adolescenti che rappresenta il suo target principale.

Una trama da fine del mondo

Siamo a Glendale, in California, e il mondo che conosciamo è finito. Non una ambientazione originale, ma efficace e intrigante: c'è stata una guerra, esplosioni nucleari, e ora gran parte degli adulti sono morti o trasformati in ghoulie, esseri che vagano per le strade desolate ripetendo il loro ultimo pensiero, per quanto stupido o vacuo. Non è l'unica minaccia di un mondo allo sbando, in cui le risorse si stanno esaurendo e i ripari scarseggiano, perché a queste figure simili a zombie si affiancano derelitti di ogni tipo e bande di sbandati alla Mad Max che daranno del filo da torcere a Josh, diciassettenne appena trasferitosi in città dal Canada da cui parte il racconto, concentrato nella sua ricerca della propria ragazza scomparsa, Sam Dean (un omaggio ai Winchester protagonisti di Supernatural?).

Josh e gli altri: personaggi a spasso tra i Ghoulie

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Daybreak: Colin Ford e Sophie Simnet in una scena

Josh è il protagonista di Daybreak, il nuovo arrivato in città che si sta ancora integrando e che serve da punto di partenza della storia e del racconto in quanto tale: Josh è infatti è un protagonista consapevole della situazione e del mondo in cui si muove, e usa l'espediente della rottura della quarta parete per dialogare con lo spettatore, oltre che con l'operatore a cui dà indicazioni su cosa riprendere. Peyton e Coleite hanno però ampliato il punto di vista rispetto al fumetto, non affidandosi al solo Josh ma aggiungendo altri personaggi che possano fungere da traino per la narrazione in modo alternativo: Angelica Green, una folle e impagabile dodicenne che ama dar fuoco alle cose, preferisce affidarsi a una voce fuori campo da film di gangster in stile Martin Scorsese, per esempio, ma al loro fianco c'è anche il samurai pacifista, ex bullo, Wesley Fists, e va assolutamente menzionato il preside interpretato da un veterano come Matthew Broderick. Un campionario di caratteri che assicura varietà e cambi di tono che contribuiscono a tener viva l'attenzione, e che impariamo a conoscere nella continua alternanza tra presente e flashback sul passato pre apocalisse.

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Ritmo e trovate in salsa gore

Perfettamente consapevole del proprio pubblico giovane, Daybreak si preoccupa di mantenere un ritmo vivace e ricco di trovate, tra battute a effetto, ammiccamenti e riferimenti alla contemporaneità e cultura popolare. Interessante anche il lavoro fatto dal punto di vista grafico, con scritte, didascalie e segni (il tutto ben tradotto anche in italiano) che arricchiscono e definiscono le sequenze. Un passo sostenuto che non è possibile sostenere sulla lunga distanza e la serie affronta qualche breve momento in cui gira un po' a vuoto prima di riprendere il cammino con efficacia, alternando divertimento a momenti più cruenti che sfociano nel gore. Per questi momenti più violenti ed espliciti, ma forse anche per alcune trovate un po' troppo scorrette che completano il suo background postapocalittico alla Mad Max, Daybreak è indicato come vietato ai minori di 14 anni; il che un po' spiazza per una serie che si muove tra teen drama e commedia, ma garantisce quella libertà espressiva che altrimenti sarebbe stata penalizzata dall'autocensura.

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Daybreak: Una scena della serie Netflix

Conclusioni

Per sintetizzare la nostra recensione di Daybreak, ribadiamo l’efficacia nella varietà di personaggi e punti di vista, evitando il rischio di ripetitività e noia. Non sempre gli autori riescono a mantenere questo proposito di ritmo elevato e non manca qualche breve momento di stanca in cui la serie gira a vuoto, ma il guizzo, che sia una battuta o un elemento grafico, è sempre pronto a intervenire per riattivare l’attenzione del pubblico. Un’altra piacevole novità per il pubblico giovane e affamato di contenuti di Netflix!

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • Un intrigante, seppur poco originale, background postapocalittico alla Mad Max.
  • Pluralità di personaggi che assicura varietà di situazioni e punti di vista.
  • Ritmo sostenuto e vivace grazie a vezzi grafici e riferimenti al mondo contemporaneo e alla cultura popolare.

Cosa non va

  • Ci sono alcuni momenti di stanca in cui il ritmo cala e la serie gira un po’ a vuoto.