Dawson's Creek, l'eredità della serie 10 anni dopo l'addio a Capeside

A 10 anni dalla messa in onda della series finale, cosa resta di Dawson's Creek? La svolta nelle carriere dei membri del cast, ma anche l'eredità del teen drama meno rivoluzionario, ma maggiormente significativo degli ultimi anni.

"All good things must come to an end" (in italiano Per sempre): il titolo gli ultimi due episodi di Dawson's Creek, andati in onda negli USA esattamente 10 anni fa (il 14 maggio 2003) parlano chiaro e chiudono un'era, anche se almeno con un paio di stagioni di troppo rispetto alle sei realizzate. Lo dice la "maledizione dei teen drama", che dopo il diploma iniziano la fisiologica parabola discendente e lo ha ribadito l'anno dopo la chiusura lo stesso Joshua Jackson (Pacey), all'epoca delle riprese in Toscana della commedia Vengo a prenderti.
C'è voluto un salto temporale per riportare nella giusta prospettiva il futuro degli ex adolescenti di Capeside e permettere loro di concludere un ciclo. E così è stato: Jen (Michelle Williams) ha lasciato questa vita in odore di santità riscattando il passato da troublemaker e permettendo a Jake (Kerr Smith) di formare una famiglia con la sua bambina e con Doug (Dylan Neal), il fratello di Pacey. Dawson (James Van Der Beek) ha realizzato il suo sogno di incontrare Steven Spielberg e ha realizzato l'ennesima rivisitazione della sua adolescenza con The Creek, una serie TV autoreferenziale che racconta l'amore velleitario e quindi impossibile con la migliore amica Joey (Katie Holmes). La brunetta, ormai professionista di successo nel campo dell'editoria di New York, preferisce lasciarsi alle spalle le elucubrazioni del biondino per abbracciare una relazione finalmente matura e stabile con Pacey, gestore di un ristorante nella cittadina natia.

Anche gli attori, così come i loro personaggi, hanno trovato il modo per diventare adulti. Forse non tutti, visto che James Van Der Beek gioca ancora a fare ironia sul personaggio che l'ha reso celebre e al tempo stesso condannato ad uno stereotipo. Per l'ennesima volta interpreta sè stesso (Dawson docet) nella serie TV Non fidarti della str**** dell'interno 23 e, fatta eccezione per alcuni rari casi - tra cui il doppio episodio di Criminal Minds - non si può certo dire che le sue performance siano state memorabili.
Al contrario Joshua Jackson ha continuato a dominare lo scenario televisivo con Fringe, un progetto valido ma visionario mentre Kerr Smith ha scelto sempre progetti per il piccolo schermo dalla vita breve per vari motivi: o non brillavano per originalità, come E-Ring e Life Unexpected, o sono caduti vittima del buonismo a stelle a strisce, come Justice. A tarpare le ali del talento ancora acerbo e non certo brillante di Katie Holmes ci ha pensato l'ingombrante presenza dell'ex marito Tom Cruise: quando si stava per affacciare sul mondo dei blockbuster con Batman Begins è arrivata la proposta di nozze in cima alla Torre Eiffel e addio tour promozionale! Forse una carriera nell'ambito della moda potrebbe darle più soddisfazioni, come già dimostra il felice sodalizio glam di Holmes & Yang.
L'unica vera stella della cinquina di protagonisti sembra, a sorpresa, Michelle Williams: a Hollywood la prendono sul serio grazie alla nomination agli Oscar per I segreti di Brokeback Mountain. La sfortunata relazione con Heath Ledger fa il resto.
Dopo un decennio dalla fine di Dawson's Creek ritroviamo il suo creatore Kevin Williamson alle prese con il thriller di The Following, ma anche con un altro teen drama, The Vampire Diaries, che ha come protagonista Ian Somerhalder, uno degli attori da lui scelti proprio per Young Americans, perdibilissimo spin-off di DC. Capeside aveva rappresentato per lui un ritorno all'infanzia, quando la barchetta della sua migliore amica risaliva il fiume per andarlo a trovare a casa sua, ma evidentemente la vocazione da eterno Peter Pan ritorna prepotentemente a galla.
Anche il produttore Gregory Prange è ritornato sui suoi passi scegliendo persino la stessa location e la stessa crew con One Tree Hill: basta guardare attentamente lo scenario della serie per capire che le riprese si svolgono a Wilmington, in North Carolina. Chad Michael Murray (Lucas) e Hilarie Burton (Peyton), d'altronde, si erano conosciuti proprio sul set di Dawson's Creek. Il destino è condiviso da Paul Stupin, showrunner della serie dopo l'allontanamento del creatore, che oggi ha dato vita ad uno dei family drama più riusciti in circolazione, Switched at birth.
Cosa resta oggi dell'eredità di Dawson's Creek? All'epoca ha segnato una svolta nel panorama dei teen drama raccontando una provincia come tante in opposizione agli scenari dorati di Beverly Hills, 90210 e il processo di identificazione del pubblico è stato immediato.
Ai sogni di gloria californiani si sono sostituite le abitudini rassicuranti del piccolo centro, quelle che la maggior parte dei teenager nel mondo potevano vivere quotidianamente. I pensieri e le pulsioni ingarbugliate dall'età della pubertà prendevano vita nei monologhi cervellotici del protagonista, che sviscerava ogni stato d'animo all'infinito per poi ritornare al punto di partenza.
In un decennio ad essere cambiata non è solo la TV, perchè i social network hanno accelerato il processo di crescita. Persino la sospensione della realtà sembra sempre più difficile da ottenere e stupire con la "normalità" di Dawson e compagni oggi sarebbe praticamente impossibile.
Le vite dorate e in parte maledette degli eredi del Creek, da The O.C. a Gossip Girl, hanno dimostrato una nuova inversione di tendenza: per strabiliare il pubblico sempre più smaliziato hanno utilizzato scorciatoie e tematiche forti, le stesse che oggi ammaliano i fan di Pretty Little Liars.
La prima sensazione che si prova nel riguardare oggi le puntate di Dawson's Creek è un'infinita tenerezza. Quell'ingenuità da gote rosse del primo rossetto indossato da Joey sul palco e del coming out di Jake al padre in cucina è quella che si prova guardando vecchie foto o rileggendo i diari segreti delle medie.
Ritorna in mente il dialogo in cella tra Doug e Pacey: il fratello maggiore lo esorta a non dimenticare mai la sensazione di farfalle nello stomaco del primo vero amore, a non soffocare quelle emozioni e a non farle svanire in fretta, perché ci penserà la vita a trasformarle in disincanto e a soffocarle tra i problemi.
Ebbene, queste scene forse faranno sorridere i ragazzi di oggi, a cui sembrerà di assistere alla versione TV di un romanzo d'appendice. Eppure Dawson's Creek non è fuori moda nè datato: all'epoca arrivava al cuore dei giovani spettatori perché metteva in scena i dubbi e le insicurezze, reiterate con l'ossessione dei bambini, che loro non erano capaci di esprimere. Offriva la certezza di non essere soli o pazzi o emarginati. Avete presente l'idea del "loser like me" di Glee? Lì a Capeside si esprimeva dietro la macchina da presa di Dawson, attraverso i dipinti di Joey o sul muro di Pacey.
I tempi di DC non torneranno più: quel microcosmo ovattato resterà cristallizzato nel passato del piccolo schermo, ma conserverà sempre il merito di aver ispirato le generazioni future di teen drama e aver insegnato loro a fuggire dai clichè e a pensare fuori dal coro, anche a costo di abbandonare le gabbie dorate per rifugiarsi in una casetta sull'albero.