Crooks, la recensione: una serie tedesca con l'algoritmo inserito

La recensione di Crooks: Frederick Lau e Christopher Krutzler sono la strana coppia protagonista di una serie tedesca, tra il crime e lo humour, incapace però di distinguersi dagli altri prodotti dello stesso genere. In streaming su Netflix.

Crooks, la recensione: una serie tedesca con l'algoritmo inserito

Crooks, tradotto, vuol dire truffatori. Ecco, fin dal titolo della serie, ci viene automaticamente suggerito il tono dello show di matrice tedesca. E, sempre fin dal titolo (e poi nell'estetica), ci viene suggerito quanto la serie sia essenzialmente qualcosa di ben poco nuovo nel panorama streaming. Uno di quei prodotti che, visto uno visti tutti. In questo caso, poi, l'equazione è abbastanza palese, e notabile fin dal primo episodio: una quantità di informazioni, una dettagliata presentazione dei personaggi, e poi la storia che prende il via, seguendo il solito filo, tra umorismo, azione, violenza edulcorata. Ideata da Marvin Kren (showrunner molto attivo in Germania) insieme a Cuneyt Kaya, la serie approda su Netflix calcando in tutto e per tutto operazioni incredibilmente simili, ma di matrice spagnola, polacca, francese.

Crooks
Crooks: un momento della serie Netflix

Cambia la lingua, non cambia la struttura, e ci domandiamo allora perché l'Italia non si aggiunga a tale filone che, a giudicare dalle top 10, pare abbia ancora una certa presa verso gli utenti. Per ora, queste serie neo-thriller, ci fanno fare il giro dell'Europa, senza però rivelarsi particolarmente coinvolgenti. Anzi, sono l'esemplificazione di quanto la scrittura seriale, oggi, soffra tremendamente del fattore "algoritmo". Crooks nel dettaglio è a tutti gli effetti una serie ideata per essere contemporaneamente una telenovela, una heist series, ma anche una serie umoristica, e una serie action. In un sol boccone, si tenta di mettere d'accordo il pubblico che, tuttavia, pare finito in un loop indistinguibile lastricato da serie tutte uguali.

Crooks, la trama della serie

Crooks Serie
Frederick Lau in Crooks

Anche dal punto di vista del trama, Crooks non si distacca troppo da panorami già esplorati: il protagonista è Charly (Frederick Lau), che prima di ritirarsi a Berlino con sua moglie e con suo figlio (Svenja Jung e Jonathan Tittel), faceva lo scassinatore. Era bravo, talmente bravo che, indovinate un po', il passato torna letteralmente a bussare alla sua porta: Charly viene contattato per la classica ultima volta. Il piano consiste nel rubare una moneta di inestimabile valore, sotto stretta sorveglianza da parte di un clan arabo. Sotto ricatto, Charly accetta la missione ma (pensate un po'!) le cose non vanno per il verso giusto. Spari, morti ammazzati e imprevisti portano Charly, insieme all'autista e bodyguard Joseph (Christopher Krutzler), legato ad un clan austriaco, a darsi alla fuga. Braccati dai serbi, dai viennesi e dalla mafia di Marsiglia (Marsiglia è un must di certi prodotti seriali) e da chi più ne ha più ne metta, i due - insieme alla famiglia di Charly - iniziano una fuga senza esclusione di colpi tra Berlino, Vienna e, appunto Marsiglia.

"Ma questa serie non l'avevamo già vista?"

Crooks Netflix
Frederick Lau e Christopher Krutzler in Crooks

E poi? Questo è Crooks, e questo è il proseguo stantio della sceneggiatura che, alternando negli otto episodi una durata differenti (da quaranta minuti ad oltre un'ora), inserisce nello script il valore dell'on-the-road (comunque efficace) che riflette le contraddizioni (anche estetiche) tra la stramba coppia protagonista. Una sorta di buddy-series dai riflessi truffaldini che, vi avvisiamo, necessita di una buona dose di attenzione: verbosa, piena dei tipici personaggi bizzarri e grotteschi (gangster, sfruttatori, trafficanti ecc...), poco disinvolta nel passare da uno stato all'altro, si corre il rischio di perdersi dettagli importanti, in particolar modo nelle puntate di transizione non propriamente amalgamate per ritmo e alternanza di scena.

Crooks Netflix
Frederick Lay e Svenja Jung in Crooks

Per questo la serie tedesca aggiunge ben poco al genere, senza differenziarsi in alcun modo da altri show praticamente identici, confondendo lo spettatore che si ritrova davanti la home di Netflix inseguendo la visione più giusta messa in dubbio da una fatidica domanda: "ma questa, non l'avevamo già vista?". Appunto. Alla fine di questa recensione, però, vi lasciamo con una doppia curiosità: l'ispirazione per Crooks, alla lontana (molto, alla lontana), arriva da Asfalto che scotta del 1960 con Jean-Paul Belmondo e Lino Ventura; mentre nel primo episodio, a proposito di Italia, si sente un vecchio brano del 1974, ossia Troppo bella per restare sola cantata da I nuovi angeli.

Conclusioni

Lo abbiamo scritto nella nostra recensione: Crooks, sviluppata da Marvin Kren insieme a Cuneyt Kaya, alterna azione e umorismo, inserendosi in quell'enorme calderone di serie crime tutte uguali, sia per estetica che per personaggi nonché per location (e qui torna di nuovo Marsiglia!). Nulla di davvero nuovo all'orizzonte e, per giunta, costruito seguendo i dettami dell'algoritmo. Il punto però è proprio questo: quanto ancora il pubblico punterà su certi prodotti? Finché sono in top 10...

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Lo schema on-the-road.
  • Le location...

Cosa non va

  • Comunque abusate: pensiamo a Marsiglia.
  • I soliti personaggi.
  • Spesso verbosa, l'attenzione cala.
  • Uguale a tante altre serie di genere.