Come un delfino - la serie: Raoul Bova racconta il nuoto

Come un delfino - la serie segna il debutto di Raoul Bova come regista sul piccolo schermo. Lo ha raccontato anche in qualità di produttore del progetto assieme alla moglie Chiara Giordano.

Lo sport torna protagonista come metafora della vita e con le musiche del maestro Ennio Morricone in Come un delfino la serie: per 4 puntate, a partire dal primetime del 15 maggio su Canale 5 Raoul Bova mette in scena le difficoltà di un gruppo di nuotatori in erba con pochissime opportunità per realizzare il loro sogno, seguendo il racconto in due episodi in onda nel 2011. Il progetto - dedicato al 28enne Damiano Russo, attore del cast tragicamente scomparso - lo vede in prima linea non solo come protagonista, ma anche in qualità di produttore (con la moglie Chiara Giordano per Sanmarco) e, per la prima volta in TV, di regista. Lo affianca Stefano Reali, che tornerà dietro la macchina da presa con la prossima stagione della fiction, già in cantiere.
Antonino Antonucci Ferrara, nuovo direttore fiction di Mediaset, inaugura il proprio incarico proprio con questa presentazione, a cui partecipa il cast al gran completo, che comprende Ricky Memphis (don Luca), Maurizio Mattioli (Spartaco), Giulia Bevilacqua (Anna), Paolo Conticini (Ugo) e Tony Sperandeo (Totuccio).

Bova riprende il ruolo di Alessandro e torna a ridare speranza ai ragazzi del Sole, che si trasferiscono con lui a Roma per continuare gli allenamenti alla Taurus, piscina elitaria con una squadra poco propensa alla collaborazione.
Alle emozioni delle gare, alla fatica degli allenamenti e alla difficoltà d'integrazione si aggiungono le ombre del doping e dei colpi bassi. La vena romantica che investe Alessandro è bilanciata dai toni drammatici degli attacchi mafiosi che colpiscono don Luca e Nico (Tommaso Ramenghi), uno degli atleti della squadra.

Qual è il messaggio più forte di questa fiction? Antonino Antonucci Ferrara: In questa fiction, secondo me uno dei prodotti più belli realizzati negli ultimi anni, la figura dell'eroe è fondamentale perché realizza quello che gli altri non riescono a fare, senza indossare corazza né divisa, ma un costume da bagno.
Chiara Giordano: L'idea era di portare alla gente questi esempi positivi e i valori che oggi ci vogliono far credere che non esistono più. Con questa fiction speriamo di essere d'ispirazione e di portare al pubblico contenuti di cui può discutere in casa o per strada.
Raoul Bova: Confesso di essere un po' imbarazzato e molto emozionato perché questo è un progetto che abbiamo sognato tanto. Il protagonista, Alessandro, ha un problema al cuore come quello che ha fermato Domenico Fioravanti prima delle Olimpiadi, soffre di attacchi di panico e di ansia da prestazione. Rialzarsi dopo aver perso è dura: la sfida è tornare in vasca anche quando l'umore non è dei migliori.

A chi devi dire grazie? Raoul Bova: A molte persone, visto che è stato un progetto molto sofferto e che inizialmente molti non volevano realizzare. Tanti amici hanno accettato di fare la fiction per affetto personale e con grande sforzo. La mia regia stessa è stata un contributo assieme ad altri, soprattutto gli attori che hanno accettato un collega dietro la macchina da presa.
Giulia Bevilacqua: Essere diretta da un attore è un'esperienza bellissima perché lui sa cosa vuole e come comunicartelo. Mi hanno subito accolta benissimo e vorrei che tornassimo subito a Malta a girare.
Ricky Memphys: Detta così sembra che io abbia fatto un piacere a lui, ma è il contrario. Recitare nel ruolo di un sacerdote era un mio piccolo sogno da sempre e appena possibile Raoul mi ha dato la possibilità di realizzarlo. Lui è un atleta nell'anima, che gioca con la fatica e la domina. Non so come abbia fatto a fare tutto.
Stefano Reali: Parlando della sua regia, Raoul ha mantenuto un profilo basso, ma si vedeva che il materiale che mi ha mandato da montare era pieno non solo di perizia e di talento ma di emozioni di "pancia". Le sue immagini erano potenti. Non credetegli quando sembra che dica "Scusate, c'ero anch'io".
Cosa ci aspetta nella prossima stagione? Raoul Bova: Non farò la regia perché questa volta per me è stato troppo faticoso, lo scettro torna a Stefano Reali. La storia si concentrerà sul passato di Alessandro, vedremo la sua parte intima per capire chi è: solo così potrà aiutare gli altri come ha sempre fatto.

Ti sei immedesimato in questi giovani nuotatori? Raoul Bova: Sì, come loro conosco bene la fatica e non solo in vasca; e come loro davo il meglio di me in squadra. Anche se il nuoto è uno sport individuale, se il gruppo è affiatato il supporto diventa fondamentale. Da ragazzo vincevamo moltissime staffette anche se singolarmente non eravamo fortissimi, proprio grazie alla stessa forza collettiva che vediamo nella fiction.

I tuoi figli nuotano? Raoul Bova: Li ho portati verso questo sport fin da piccoli, ma poi hanno scelto altro, preferiscono tennis e scherma.

In quali altri progetti ti vedremo? Raoul Bova: Per ora sono in trattative per alcuni ruoli al cinema, mentre in TV sarò con Vanessa Incontrada in Angeli, una commedia che secondo me parla di qualcosa di serio: personalmente credo che esistano davvero gli angeli in terra.