Adriano Giannini festeggia il papà Giancarlo con Phineas e Ferb

Adriano Giannini racconta il dietro le quinte del doppiaggio di un episodio speciale di Phineas e Ferb assieme al papà Giancarlo per celebrare il 19 marzo in famiglia e... in TV!

Una coppia d'eccezione celebra la Festa del papà in TV: nell'episodio del prossimo 19 marzo Giancarlo e Adriano Giannini prestano infatti la voce a due personaggi di Phineas e Ferb, la serie animata in onda dal lunedì al venerdì alle 17.50 e il sabato e la domenica alle 18:00 su Disney XD (canale 616 di SKY). Adriano doppia Paul, un ragazzo sognatore e perennemente in ritardo che lavora nella ditta di famiglia gestita con severità dal genitore (Giancarlo). Nel corso della puntata, però, il suo intuito sarà messo al servizio dei fratelli protagonisti per salvare la città di Danville dalle grinfie del DR. Doofersimtz. Ecco come ha commentato questa insolita avventura che ha tutto il sapore di un tuffo nei ricordi.

Che effetto fa tornare a lavorare con papà?
È sempre divertente dividere la scena con lui, com'è successo altre volte in passato, e incontrarlo in sala doppiaggio ascoltando la sua voce prima di registrare la mia. È stato lì con me a darmi le battute in un clima allegro e rilassato, senza stress.

Il rapporto di Paul con il genitore le ricorda qualche episodio familiare?
A dire il vero non ha suscitato in me ricordi di situazioni simili che ho vissuto in passato in famiglia, per fortuna uno dei lati positivi di questo mestiere consiste nel prendere un po' le distanze da sè stessi.

Suo padre le leggeva le favole?
Sì, era lui che me le leggeva e le rendeva ancora più magiche: da attore sapeva bene come renderle vive e reali, così suscitava in me interesse, attenzione e divertimento. Essendo un cantastorie di mestiere lo faceva senz'altro meglio degli altri papà. Ai bambini basta davvero poco per spalancare le porte della fantasie e non c'è niente di meglio delle favole della buonanotte per alimentarla.

Quale momento padre-figlio aspettava con maggiore emozione da bambino?
Ricorderò sempre i viaggi di ritorno di papà dagli Stati Uniti, quando comprava i primi videoregistratori in circolazione e mi regalava le videocassette dei cartoni animati Walt Disney, come Fantasia e Robin Hood. Era una gioia incredibile guardarli insieme!

Oggi, invece, cosa guarda in TV?
Molti documentari, lo sport, i film e... X Factor! Seguo anche moltissime serie, soprattutto Dexter, di cui aspetto le nuove puntate.

Oltre a Phineas e Ferb, è previsto un suo ritorno al piccolo schermo?
La TV sta realizzando prodotti anche migliori di quelli cinematografici, quindi sono contento di lavorare al remake italiano di In Treatment (con Sergio Castellitto, ndr.).

Al cinema le capita di guardare quel genere di cartoni animati adatti a tutte le età?
A volte ci vado con i figli degli amici, ma quelli che apprezzo maggiormente sono i grandi classici. D'altronde è tipico dei bambini guardare e riguardare in continuazione lo stesso film provando il medesimo entusiasmo e stupore della prima volta.

Qual è la differenza principale nel doppiaggio di un cartone rispetto ad un attore in carne e ossa, come Jude Law o Hugh Jackman?
Doppiare un cartone è più faticoso, quando hai finito torni a casa afono perché sforzi moltissimo la voce dandole sfumature e toni diversi, giocando di più su colori e interpretazioni, avendo meno vincoli di sincrono con il labiale.

La Festa del papà 2013 sarà all'insegna del doppiaggio, ne ricorda qualcuna passata in particolare?
A casa mia non siamo molto legati alle festività, ma colgo quest'occasione per augurare a papà di poter lavorare ancora insieme l'anno prossimo, com'è successo ora.

In cosa vorrebbe seguire il modello di suo padre?
Quello che mi piace di lui al lavoro è la sua serietà, che non diventa mai seriosità, e sfuma sempre nell'ironia, pur mantenendo una professionalità incredibile.

Da piccolo, però, non voleva seguire le sue orme e diventare attore. Cosa sognava di fare?
Sognavo di coltivare la terra o diventare veterinario o studiare agraria. Quando ero bambino, infatti, mi chiamavano Mowgli, come il protagonista de Il libro della giungla perché ero abbronzato e avevo la carnagione scura, ma soprattutto perché mia madre mi portava spesso nei boschi e all'aria aperta e tendevo a inselvatichirmi.