50 km all'ora, la recensione: sì, Fabio De Luigi e Stefano Accorsi sono la coppia che meritiamo

La recensione di 50 km all'ora: il terzo film di Fabio De Luigi è una commedia (molto divertente) sul valore della delicatezza dei sentimenti (maschili) legati ad un passato che guarda al futuro.

50 km all'ora, la recensione: sì, Fabio De Luigi e Stefano Accorsi sono la coppia che meritiamo

Se i Blues Brothers, vestiti di nero, in un completo sgualcito ma leggendario, erano in missione per conto di Dio, ecco Fabio De Luigi e Stefano Accorsi che, nella stessa identica estetica, sono invece in missione per legittimare l'intimità e i sentimenti maschili. Come? In una commedia che è sì un remake (l'opera matrice è 25 km/h di Markus Goller), ma è uno di quei remake fatti bene, ispirati, coerenti, intellettualmente oculati nella scrittura e, soprattutto, nell'interpretazione (l'eccezione che conferma la regola?). Una commedia che fa la commedia, dall'inizio alla fine: si ride, si pensa, ci si è emoziona, seguendo un viaggio che ha il sapore della catarsi e del cambiamento. Insomma, al terzo film a regista, De Luigi con 50 km all'ora, molla le regole impolverate del family movie e vira verso la maturità. In tutti i sensi.

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50 km all'ora, Stefano Accorsi e Fabio De Luigi

Del resto, il filo del film è quello di un viaggio che assomiglia ad una tardiva occasione di crescita, perché restare bambini per sempre, in un mondo oscuro e disilluso come il nostro, è un pericolo non da poco. Dunque, tra tempi comici perfetti, imbarazzanti balletti, insetti nelle minestre e scorribande in giro per i colli dell'Emilia Romagna, 50 km all'ora diventa il divertissement che non ci aspettavamo, capace di prendere di petto l'emotività maschile - e l'emotività fraterna - delineando, in chiave divertita, il profilo di due uomini sperduti e malinconici a cui voler spassionatamente bene.

50 km all'ora, la trama: un romanzo di formazione... a 50 anni

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50 km all'ora, in viaggio con Accorsi e De Luigi

Che poi è sempre una questione di sceneggiatura, che sia o non sia originale. E quella di 50 km all'ora, scritta da Giovanni Bognetti e Fabio De Luigi, centra il punto, per intonazione e umore: Rocco (De Luigi) e Guido (Accorsi) sono due fratelli che non si parlano da anni. Rocco è rimasto con il rancoroso papà (Alessandro Haber), mentre Guido, capello lungo e temperamento borioso, ha mollato il nido girando il mondo sulle navi da crociera. Quando il padre muore si ritrovano al funerale, ma il rancore passato sembra irresistibile anche ad una ritrovata sfida di ping-pong. Di mezzo però c'è una lettera; l'ultima lettera che il papà ha scritto proprio a Guido. Le estreme volontà parlano chiaro: le sue ceneri dovranno essere sparse sulla tomba della moglie. A farlo, però, dovrà essere il redivivo Guido. Non c'è altro da fare: Rocco, più stoico e meno impulsivo, non può lasciare al fratello scalmanato un compito tanto delicato. Insieme, e a bordo di due vecchi motorini che rombano ricordi e dolcezza, tagliano a metà l'Emilia-Romagna con direzione Cervia.

Fabio De Lugi e Stefano Accorsi, la coppia che la commedia italiana meritava

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De Luigi e Accorsi, la coppia che meritavamo?

Com'è che si diceva? Non è la meta che conta, ma il viaggio. Una frase fatta perfetta per spiegare il senso di 50 km all'ora, in cui il Fabio De Luigi regista incontra la sua controparte attoriale in un'unione meravigliosamente amalgamata con un indomabile e giggionesco Stefano Accorsi. Coppia strana, coppia complementare per sguardi e per parole: se la commedia italiana non se la passa benissimo (basti vedere gli incassi), De Luigi e Accorsi riescono a dare un nuovo senso al concetto, risultando credibili e, senza dubbio, umani. In fondo, di umanità parla il film: un'umanità sgangherata, storta, sconnessa e ammaccata. La stessa umanità di una famiglia che vive di memorie, ferma tra la rabbia e il perdono, covando però il bisogno naturale di un affetto fortissimo, che attende di essere ristrutturato.

Attenzione, però: 50 km all'ora non è l'ennesimo melenso film sul valore del perdono, ma un road movie che somiglia ad un coming-of-age disfunzionale, intervallato dagli scherzi, dagli incontri, dalle liberazioni emotive che pesano come macigni. Un romanzo di formazione in cui la crescita è uno stato mentale, dove una risata stempera il risentimento, puntando ad una crescita, tanto narrativa quanto metaforica. C'è un nevralgico cambiamento nei due protagonisti, e c'è un costante cambio di tono nel film - al netto di alcune trovate registiche sbilenche - che, sotto, delinea quel sentimento maschile dato fin troppo per scontato, eppure sfumato in una delicatezza riconoscibile, fragile e ritrovata.

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50 km all'ora, una scena del film

La stessa delicatezza come antidoto perfetto per un contemporaneo che non accetta gli sbagli, rifiutando le imperfezioni, costringendoci alla malinconia. Fateci caso: se il presente fa schifo, sono i retaggi passati a rassicurarci. Allora, guardando indietro ma correndo in avanti, Fabio De Luigi, tra rivelazioni, rave, sfide da compiere e strambe cavalcate, porta avanti il valore della commedia con un film dettagliato (basti pensare alla soundtrack, c'è la splendida Pugni Chiusi de I giganti, che rispecchia a pieno l'anima del film) coeso, profondo e ritmato (e sì, decisamente divertente), parlando una lingua semplice ma, non per questo, meno incisiva.

Conclusioni

Come scritto nella nostra recensione, Fabio De Luigi al terzo film da regista dimostra una certa maturità, parlando proprio di maturità perduta e ritrovata. Come? Attraverso il viaggio che taglia a metà 50 km all'ora, commedia divertente e divertita che non nasconde i sentimenti (al maschile), bensì li sfrutta per creare un rapporto profondo tra la storia e il pubblico. Straordinaria coppia protagonista, con De Luigi che duetta insieme a Stefano Accorsi.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Fabio De Luigi e Stefano Accorsi, grande coppia.
  • Un divertimento mai banale.
  • L'evoluzione della storia.
  • Una buona regia...

Cosa non va

  • … a tratti sbilenca.
  • È un remake, e dunque il concetto di originalità è relativo.