Come fratelli – Abang e Adik, la recensione: identità e fraternità per un esordio folgorante

La recensione di Come fratelli - Abang e Adik: nel sottobosco di Kuala Lumpur una storia di speranza e di rabbia, vista attraverso la lente (molto) cinematografica dell'esordiente Jin Ong. Al cinema.

Come fratelli – Abang e Adik, la recensione: identità e fraternità per un esordio folgorante

C'è talmente tanto cinema, in Come fratelli - Abang e Adik, che quasi esce fuori dallo schermo. Cinema orizzontale e verticale, la camera di Jin Ong, all'esordio, che non ha paura di osare e, anzi, si addentra a ritmi alterni nel cuore di una storia di amore, amicizia, fratellanza, resistenza. Immagini, rumori, suoni, silenzi. Quello di Ong, regista malesiano, è un film che mette in scena uno spaccato preciso, nelle notti umide e infinite, per un giro largo di speranze e dolori che combaciano in un racconto quasi esistenziale, se osservato con la giusta attenzione. Mai casuale, mai improvvisato, Come fratelli - Abang e Adik, è cinema classico ma, anche, cinema strettamente contemporaneo.

Come Fratelli Abang Adik Film
Wu Kang Ren e Jack Tan, protagonisti del film

Lo è per come Ong intende l'immagine, e per come segue le avventure stropicciate di due protagonisti a cui voler infinitamente bene. Apparenza e sostanza in un sol colpo, e ogni scelta dettata dalla sceneggiatura, ricca ma al tempo stesso coincisa, nelle sue digressioni che illuminano un mondo senza identità, stratificato e sommerso. C'è ritmo, c'è colore, c'è musica in Come fratelli - Abang e Adik, premiato al Far East Film Festival e campione d'incassi a Taiwan, e diventato in poco tempo un vero e proprio caso cinematografico nel sud-est asiatico. Non c'è da stupirsi, considerando quanto il film di Jin Ong sia un'istantanea di una certa realtà, tanto vitale quanto sconvolgente (sottolineando la notevole capacità di un regista alla sua prima opera, dopo diverse produzioni).

Alla ricerca dell'identità perduta

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Per le strade di Kuala Lumpur

E Come fratelli - Abang e Adik è un film in costante movimento. Dall'inizio, alla fine. Si muove, e non la smette. Segue il flusso sensoriale di Kuala Lumpur, tra i suoi mercati al limite del fuorilegge e le sue anime disperse, in cerca di un'identità. La stessa identità che cercano di ritrovare Abang (la star taiwanese Wu Kang Ren) e Adik (il malesiano Jack Tan), uno sordomuto, l'altro traffichino in cerca di soldi facili. Sopra di loro, le luci e i grattacieli di un città labirintica, dove l'aria è condensata, mischiando polvere, sudore, sangue. Una città che non da tregua, braccando Abang e Adik, orfani e figli illegittimi di una società che li rifiuta. Si troveranno, scegliendosi come fratelli, nonostante le forti differenze. Abang non molla la speranza di ottenere l'agognata carta d'identità, mentre Adik preferisce la scorciatoia dei documenti falsi, immischiandosi in un giro di loschi affari che non porterà nulla di buono.

Come fratelli - Abang e Adik, sostanze e poesia

Del resto, a guidare il film, è la stessa geografia irregolare di Kuala Lumpur: l'azione si mescola al respiro, intanto che la regia si muove in contemporanea ai due protagonisti, complementari per caratteristiche e per interpretazioni (Wu Kang Ren recita nella lingua dei segni, non era facile). La cornice altera la storia, la rende quasi duttile, fluida nello scorrere, coprendo le quasi due ore di durata. Mai logoro e mai pesante, Come fratelli - Abang e Adik coinvolge direttamente per tenerezza e sostanza, in netta contrapposizione alla brutalità di una vicenda che avrà un epilogo tutto da scrivere.

Abang Adik Film
L'abbraccio

E poi la fotografia di Kartik Vijay, che traduce alla perfezione l'opacità afosa della Malesia, e ancora la colonna sonora di Ryota Katayama, che per geniale scelta alleggerisce di note luminose ogni ombra che segue Abang e Adik. Sentiamo e vediamo, quasi annusiamo, quello che diventa un film sensoriale di eccellente accessibilità linguistica: niente crismi, niente autorevolezza sbruffona, solo un grande gusto cinematografico (sostenuto da uno stile che definiremo pop), unendo a sé un cosmo a due che, a ben vedere, altro non è che la semplificazione narrativa di una società disinteressata e senza identità, nonché spaccata e squilibrata. E l'ottimo film Jin Ong ne è testimone diretto.

Conclusioni

Grande ritmo, grande fotografia, grande colonna sonora per l'esordio di Jin Ong, un film che ci porta al centro di Kuala Lumpur per una storia di speranza e resistenza. Estremamente cinematografico, Come fratelli - Abang e Adik segue quella che potrebbe essere una ricerca dell'identità perduta, in una società mai così squilibrata e contraddittoria. Da vedere.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • L'ottima regia di Jin Ong.
  • Le interpretazioni.
  • I colori, e il ritratto di Kuala Lumpur.
  • Il ritmo.

Cosa non va

  • Ci sono delle immagini che potrebbero urtare la vostra sensibilità.