Woody Allen, sua figlia accusa: "Hollywood ha protetto Weinstein e anche mio padre"

Dylan Farrow ha scritto un lungo intervento per il Los Angeles Times in cui spiega perché il padre non ha mai affrontato le conseguenze delle accuse di molestie.

Cafe Society: Woody Allen al photocall di Cannes 2016
Cafe Society: Woody Allen al photocall di Cannes 2016

Dylan Farrow, la figlia di Woody Allen, ha scritto un lungo intervento per il Los Angeles Times in cui accusa il mondo di Hollywood per aver condannato Harvey Weinstein e risparmiato, ormai da anni, suo padre, pur essendo anche lui stato accusato di molestie.
Sottolineando che si sta vivendo una rivoluzione, Dylan ha ricordato come da oltre venti anni, da quando aveva solo sette anni, ha sostenuto che il padre l'abbia abusata sessualmente e abbia avuto dei comportamenti inappropriati con lei anche di fronte ad amici e membri della famiglia, entrando poi in terapia per affrontare la questione. La situazione aveva quindi portato il giudice alle prese con il caso ad affidare Dylan alla madre Mia Farrow perché bisognava proteggere la bambina, mentre un procuratore distrettuale sostenne che c'erano gli elementi per processare Allen, ma di aver evitato il processo per risparmiare alla vittima un'ulteriore fonte di stress.

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Dylan sostiene che si tratti di situazioni che rendono chiaro il potere che il regista possiede grazie al suo team di avvocati e di esperti in pubbliche relazioni, puntando poi il dito contro attrici come Kate Winslet, Blake Lively e Greta Gerwig che hanno condannato le persone al centro delle rivelazioni degli ultimi mesi pur avendo lavorato con Allen e aver sostenuto di non essere in grado di giudicare le accuse che gli sono state rivolte.

Festival di Cannes 2008: Woody Allen, sua moglie Soon-Yi Previn alla presentazione di Vicky Cristina Barcelona
Festival di Cannes 2008: Woody Allen, sua moglie Soon-Yi Previn alla presentazione di Vicky Cristina Barcelona

La Farrow riporta inoltre che nel 1997 il Connecticut Magazine aveva pubblicato un articolo in cui si rivelava che Woody Allen aveva assunto degli investigatori privati che dovevano occuparsi di trovare delle informazioni utili a "ricattare" gli agenti che si occupavano dei casi di abusi sessuali, mentre un anno fa suo fratello Ronan aveva documentato come gli esperti in pubbliche relazioni della 42 Firm entrino in azione non appena emergono delle accuse nei confronti del proprio cliente.

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Dylan ha quindi ammesso che esita a parlare di quanto le è accaduto perché teme che ci siano delle conseguenze rivolte anche a sua madre e alla sua famiglia, ricordando come suo fratello Moses sia stato convinto dal padre a sostenere che tutte le accuse sono false e che la sorella è stata manipolata e ha subito il lavaggio del cervello da parte di Mia Farrow.

L'articolo prosegue sostenendo che le sue dichiarazioni sembrano troppo complicate, difficili o pericolose da affrontare, e sottolineando: "La verità è difficile da negare ma facile da ignorare. Mi si spezza il cuore quando le donne e gli uomini che ammiro lavorano con Allen e poi si rifiutano di rispondere alle domande relative alla questione. Ha significato tantissimo quando Ellen Page ha detto che rimpiangeva di aver lavorato con Allen e quando Jessica Chastain e Susan Sarandon hanno spiegato perché non lo farebbero. Non è semplicemente il potere che permette agli uomini accusati di abusi sessuali di mantenere le loro carriere e i loro segreti. E' anche la nostra scelta collettiva di considerare situazioni semplici come complicate e conclusioni ovvie come situazioni del tipo 'chi può dirlo?'. Il sistema ha funzionato con Harvey Weinstein per decenni e continua a farlo con Woody Allen".

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