Oscar 2011: ecco i rivali de La prima cosa bella

Tra le pellicole che puntano a entrare nella cinquina dei candidati all'Oscar per il film straniero i vincitori di Cannes Uomini di Dio e Lo Zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti e il drammatico Biutiful di Inarritu.

Finalmente anche l'Italia ha sciolto il nodo legato al candidato che la rappresenterà di fronte all'Academy Awards. Come abbiamo annunciato ieri, sarà il commovente La prima cosa bella del livornese Paolo Virzì a rappresentare il nostro cinema nella corsa all'Oscar per il miglior film in lingua non inglese. In una rapida carrellata scopriamo quali saranno gli avversari da battere per entrare nella cinquina finale. Come l'Italia anche la Spagna ha sciolto ieri gli indugi e dalla magica terzina che andava a comporre la shortlist di papabili emerge Even the Rain (Tambien la lluvia) di Iciar Bollain che ha battuto Cella 211 di Daniel Monzon e l'avventuroso Lope di Andrucha Waddington. Il film, interpretato da Gael Garcia Bernal, è firmato dallo sceneggiatore di Ken Loach Paul Laverty. La Francia propone, invece, il dramma Uomini di Dio, film di Xavier Beauvois che racconta gli ultimi tre anni di vita di un gruppo di monaci cistercensi nel monastero di Tibhirine, nell'Atlante algerino, prima di essere rapiti e uccisi. Dopo aver conquistato il Gran Premio della giuria a Cannes, la pellicola sta avendo un enorme successo al box office nazionale. Il Portogallo candida, invece, il vincitore del Buenos Aires Independent Film Festival, To Die Like a Man (Morrer como um homem) di Joao Pedro Rodrigues che ricostruisce la vera storia del travestito di Lisbona Ruth Bryden, morto nel 1999.

Il Messico, come da copione, sul bel dramma Biutiful di Alejandro Gonzalez Inarritu che ha visto il protagonista Javier Bardem trionfare come miglior attore a Cannes a pari merito col nostro Elio Germano. Inaurritu, tra l'altro, è l'unico messicano ad aver ricevuto una nomination all'Oscar come miglior regista nel 2007 con Babel, mentre il suo Amores perros era entrato nella cinquina dei migliori film in lingua non inglese nel 2001, dove è stato sconfitto dal bellissimo La tigre e il dragone di Ang Lee. Scommette sul presidente Lula il Brasile che candida il biopic di Fabio Barreto Lula, the Son of Brazil. Il film, prodotto da L.C. Barreto, Equador Films e Intervideo Digital, è basato sull'omonimo libro di Denise Parana e ricostruisce la storia d personale dell'attuale presidente Luiz Inacio "Lula" da Silva, dall'infanzia trascorsa in assoluta povertà all'ascesa politica a partire dagli anni '80. La Colombia punta, invece su Crab Trap (El vuelco del cangrejo) dell'esordiente Oscar Ruiz Navia. Il film, ambientato nella comunità afro-colombiana di La Barra, sulla costa del Pacifico, racconta la storia di un giovane uomo (Rodrigo Velez) in fuga dal suo paese e dal suo passato mentre la gente del suo villaggio è costretta a scontrarsi con l'arrivo della modernità impersonata da due curiosi stranieri.

L'Iran tormentato dalla censura governativa sceglie come candidato Farewell Baghdad dell'esordiente Mehdi Nader, pellicola pacifista ambientata durante l'invasione di Teheran del 2003 dove si intrecciano le vicende di soldati americani e iracheni. Il film, prodotto dall'Iranian Center for Promotion of Documentary and Experimental Cinema, vede nel cast Mostafa Zamani, Pantea Bahram e Mazdak Mirabedini. Cinema al femminile per l'Afghanistan che candida Black Tulip di Sonia Nassery Cole. Basato su una storia vera, il lungometraggio ricostruisce la storia di una famiglia di Kabul che decide di aprire un ristorante. Il luogo ben presto diventa un rinomato centro culturale dove molti si recano per assistere a reading poetici o per raccontarsi aneddoti, ma questa libertà culturale presto attirerà le ire dei Talebani. Riguardo alla genesi del film, la regista ha dichiarato: "Mi è stato detto che The Black Tulip era un flm impossibile da realizzare. Nonostante la guerra, le bombe, le sparatorie, i decessi e le trappole noi abbiamo rischiato le nostre vite, ma alla fine siamo riusciti a trovare i fondi per girare il nostro lungometraggio". Meno avventurosa la lavorazione del romantico Messages From the Sea di Daoud Abdel Sayed, candidato prescelto da una commissione dipendente dal Ministero della Cultura egiziano. La nostalgica storia ambientata ad Alessandria, firmata da Abdel Sayed, vede Asser Yasin nei panni di un giovane dottore che abbandona la città per dedicarsi a un'esistenza semplice e praticando la pesca per vivere.

Torniamo in Europa con il bel Cirkus Columbia di Danis Tanovich, scelto per rappresentare la Bosnia. Tanovich, che ha già conquistato un Oscar nel 2002 con il bellico No Man's Land, torna a occuparsi di un argomento a lui familiare con una tragicommedia ambientata nella Yugoslavia del 1992, agli albori della guerra civile. Conflitti e tensioni etniche compaiono anche nel candidato che rappresenterà la Serbia, Besa di Srdjan Karanovic, allegoria che si apre nel 1914 quando Filip, un insegnante di scuola serbo, viene chiamato in guerra. La sua moglie slovena Lea (Iva Krajnc) stringerà una relazione con Azem, bidello albanese della scuola interpretato dal serbo Miki Manojlovic, che è anche nel cast di Cirkus Columbia. Temendo che la moglie, un'attraente insegnante di danza, corra dei rischi da sola sarà proprio Fillip ad affidarla ad Azem il quale giura di proteggerla a costo della sua stessa vita. Ovviamente le differenze culturali e religliose non basteranno a tenere lontani i due amanti. L'Albania sceglie la via della commedia con la satira politica East West East, focus sul crollo del regime del dittatore comunista Enver Hoxha diretto da Gjergj Xhuvani. La Bulgaria candida l'opera prima di Kamen Kalev Eastern Plays,
ancora un film sulle tensioni razziali nei Balcani incentrato su quattro bulgari e un turco coinvolti in un attacco razzista manipolato dalla politica. C'è molta Italia nel candidato austriaco agli Oscar, Non è ancora domani, ambientato nel mondo degli artisti di strada e diretto da Rainer Frimmel e Tizza Covi, mentre la Svizzera opta per il toccante dramma La Petite Chambre di Stéphanie Chuat e Véronique Reymond, passato in concorso all'ultimo Festival di Locarno. L'Islanda candida la commedia nera Mamma Gogo, diretta da Fridrik Thor Fridriksson e prodotta da Gudrun Edda Thorhanesdotir per la Hughrif/Spellbound Prods. La pellicola, che trova un modo inusuale per affrontare il dramma dell'Alzheimer, è ispirata alle reali esperienze del regista la cui madre è stata colpita dalla malattia. La Danimarca punta su uno dei nomi più importanti a livello internazionale, la regista Susanne Bier, e sul suo In a Better World. Il film, presentato al Toronto Film Festival, vede nel cast Ulrich Thomsen, Trine Dyrholm e Mikael Persbrandt. La pellicola vede intrecciarsi una serie di eventi occorsi in un campo per rifugiati in Africa e in una piccola città danese.
Concludiamo la nostra panoramica con le prime scelte giunte dall'Estremo Oriente. Non ci stupisce la scelta della Tailandia di candidare l'onirico Lo Zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti di Apichatpong Weerasethakul, Palma d'Oro a Cannes che ha incantato la giuria capitanata da Tim Burton tanto da conquistare uno dei massimi riconoscimenti. Le Filippine si affidano, invece, al realismo col docu-drama Noy, interpretato da Coco Martin e diretto da Dondon Santos, che narra la vita di un giovane uomo degli slums che decide di documentare l'ascesa del senatore Benigno "Noynoy" Aquino III. Infine il Bangladesh punta su Third Person Singular Number di Mostofa Sarwar Farook, pellicola in lingua Bengali basata sul romanzo di Syed Manzoorul Islam Tin parber jibon o kichhu bastab Case Study. Nel film una donna che lotta contro la tradizionale cultura islamica decidendo di convinvere col fidanzato prima del matrimonio viene improvvisamente imprigionata. Le nomination della cinquina che si contenderà l'Oscar per il miglior film straniero verranno rese note il 25 gennaio prossimo. La cerimonia degli 83 Academy Awards si terrà nel Kodak Theater di Los Angeles il 27 febbraio.