Le donne di Rosenstrasse

Dopo il Leone d'oro conquistato nel 1981 con 'Anni di piombo', la regista Margarethe Von Trotta torna a Venezia con un film in cui racconta il coraggio di un gruppo di donne ariane nella Berlino del 1943.

Rosenstrasse è una strada di Berlino dove dal 27 febbraio al 6 marzo del 1943 un gruppo di donne si radunò per chiedere la liberazione dei loro mariti ebrei, rinchiusi in palazzo di Rosenstrasse.
Queste donne, ariane, alcune iscritte al partito nazista, sfidarono la gerarchia nazista e riuscirono ad ottenere la liberazione di alcuni prigionieri.
Dopo la divisione della Germania, Rosestrasse entrò a far parte della Germania dell'Est e, solo dopo la riunificazione, è uscito dal dimenticatoio. Questo anche perché, secondo la stessa regista Margarethe Von Trotta: "Per anni chi aveva anche solo sfiorato la tragedia del nazismo, da vittima, da carnefice o da indifferente, ha cercato solo di dimenticare, gli altri di non sapere. Adesso sta tornando il bisogno di ricuperare la memoria prima che anche l'ultimo testimone scompaia. Anche per questo Il pianista, che è un bellissimo film, è piaciuto tanto. Il mio progetto era pronto da dieci anni, e può darsi che sia stato il successo di Polanski ad aiutarmi a trovare i finanziamenti".

A chi le chiede se la protesta delle donne di Rosenstrasse possa paragonarsi a quella delle donne argentine (che per anni hanno protestato sulla piazza de Palyo per avere notizie dei loro congiunti scomparsi), la Von Trotta risponde: "Le donne argentine erano organizzate e la loro protesta era anche politica, contro il governo militare. Nella Germania nazista un' opposizione politica era impossibile: quelle tedesche manifestavano individualmente per riavere i loro mariti, e si ritrovarono ad essere una moltitudine, forse più di un migliaio, senza alcun accordo o progetto collettivo, Hitler - continua la Von Trotta - era andato al potere, si dice, soprattutto col voto delle donne, che lo amarono sino quasi alla fine, forse lo amavano anche le donne di Rosenstrasse, che in fondo ubbidivano, reclamando i loro mariti, alla ideologia nazista che imponeva alle donne lealtà, fedeltà e sottomissione al proprio uomo. Le "puttane degli ebrei", come venivano chiamate le mogli ariane che rifiutavano il divorzio, erano delle buone mogli, e perciò delle vere tedesche e delle naziste esemplari. Fu proprio per questa contraddizione che i soldati non aprirono il fuoco contro di loro: le ammiravano - conclude la regista - non per il loro coraggio ma per la loro lealtà verso il marito anche se ebreo".