La Bosnia blocca il film di Angelina Jolie

I primi dettagli sul plot del film diretto dalla Jolie hanno fatto inorridire le vittime di guerra bosniache spingendo il governo a revocare il permesso di girare nel paese.

A pochi giorni dall'avvio delle riprese, l'atteso esordio alla regia della diva Angelina Jolie è già stato messo a repentaglio dallo stop imposto dalla Bosnia. Il governo bosniaco ha infatti revocato i permessi di lavorazione dopo aver appreso nuovi dettagli sul plot del film, una storia d'amore ambientata al tempo della guerra in Jugoslavia. La Jolie, attualmente impegnata sul set ungherese, ha già pianificato le scene da girare a Sarajevo e a Zenica, ma le autorità locali hanno vietato alla produzione di traferirsi nel paese a seguito delle proteste delle associazioni delle donne vittime di guerra. Inizialmente il film diretto dalla Jolie avrebbe dovuto narrare la complessa relazione tra un soldato serbo e una donna bosniaca, ma di recente sono circolate voci legate al plot che parlano di una love story tra una donna musulmana vittima di uno stupro e il suo stupratore serbo.

Il portavoce dell'Associazione delle Donne Vittime di Guerra di Sarajevo ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Questa storia altera la realtà. Tra migliaia di testimonianze di donne stuprate in guerra non ce n'è nemmeno una che parla di una relazione tra vittime e carnefici. Non permetteremo a nessuno di falsificare il nostro dolore". Le fa eco Gavrilo Grahovac, Ministro della Cultura della Federazione Croato-Musulmana - una delle due entità politiche sorte dopo la guerra: "La produzione non ha più l'autorizzazione di girare in Bosnia. Ce l'avranno solo al momento in cui ci invieranno la sceneggiatura con una storia diversa da quella di cui abbiamo sentito parlare fino ad ora. La scelta di revocare i permessi esprime la nostra disapprovazione nei confronti di un film che non racconta la verità, offendendo migliaia di vittime che la guerra l'hanno vissuta realmente".