Godard contro Michael Moore

Il grande regista francese, a Cannes per presentare il suo "Notre Musique", si è schierato con i precari dello spettacolo, ha criticato il regista di "Fahreneit 9/11", e ha parlato degli effetti della globalizzazione sul cinema.

Jean-Luc Godard, a Cannes per presentare, fuori concorso, il suo Notre Musique, è stato protagonista ieri di una conferenza stampa che ha ribadito ancora una volta la sua fama di cineasta controcorrente.
Il regista francese ha esordito chiamando al microfono un rappresentante dei precari dello spettacolo, che ha così potuto leggere un lungo comunicato di protesta; Godard ha poi criticato, un po' a sorpresa, l'ultima applauditissima opera di Michael Moore, Fahrenheit 9/11, accusando in pratica Moore di fare il gioco del presidente americano Bush. "Questi film aiutano Bush in un modo distorto, del quale non si è consci", ha detto Godard. "Bush è meno stupido di quanto non si creda. L'industria cinematografica americana ormai non produce immagini, ma testi che vengono chiamati immagini. E Moore, che è per metà intelligente, non riesce a capire la differenza che c'è tra l'immagine e il testo".

Notre Musique, ambientato a Sarajevo, è anch'esso incentrato sul tema della guerra (quella dei Balcani) ma ha una struttura che si ispira alla Divina Commedia, con una divisione in tre parti: "Il primo regno - Inferno", "Il secondo regno - Purgatorio" e "Il terzo regno - Paradiso". L'ambientazione del film, che narra la storia di alcuni artisti nella capitale bosniaca durante e dopo la guerra, viene spiegata così da Godard: "Ho scelto Sarajevo perché, dalla fine della guerra (fine più pretesa che reale, visto che gli accordi di Dayton non hanno risolto niente), i giornalisti non ci sono più andati. Era diventata una specie di purgatorio: e il purgatorio, secondo me, è una metafora della vita. La verità è che non sono stato io a scegliere Sarajevo, ma è Sarajevo che ha scelto me". Il regista francese ha poi criticato la scelta di far vedere il suo film con i sottotitoli inglesi: "Volevo mostrare che siamo in Europa, e che ci sono molte lingue, ma stranamente gli europei hanno accettato, contro il mio parere, di vedere il film sottotitolato in quello che io chiamo l'americano-inglese del tassista pakistano a New York".

Godard si è detto infine convinto che il cinema, finite le grandi "scuole" americane, russe, francesi e italiane, sia ormai in balia della globalizzazione: "Il totalitarismo ha preso il sopravvento", ha detto, "ormai un'annunciatrice francese e una in Medio Oriente sono comunque riprese sedute dietro a una scrivania."