Doctor Who: Moffat spiega l'importante ritorno avvenuto nella première

Lo showrunner della serie britannica rivela per quale motivo ha voluto nella trama di The Magician's Apprentice un personaggio storico del mondo del Dottore.

Steven Moffat ha rivelato al sito RadioTimes il motivo per cui ha deciso di introdurre un personaggio molto importante e "storico" nella première della nona stagione di Doctor Who.
Attenzione, contiene spoiler sull'episodio The Magician's Apprentice, non proseguite con la lettura se non volete sapere anticipazioni sulla puntata!
Lo showrunner ha rivelato: "Quando ero molto piccolo, ho guardato Genesis of the Daleks e ho iniziato un progetto a lungo termine". La puntata risale al 1975 ed è interpretata dalla rigenerazione del Dottore affidata a Tom Baker.

Moffat ha poi spiegato quello che accade successivamente: "Stavo facendo quello che faccio nel mio tempo libero, ovvero guardare vecchi episodi di Doctor Who - perché so realmente come prendermi una pausa e rilassarmi. Davros era già ritornato nella serie... e mi è venuto in mente, e penso che sia semplicemente vero, che non c'è alcuna brutta scena tra il Dottore e Davros. A prescindere da quello che si pensa delle storie - e io ritengo che siano tutte buone - ogni volta, ogni singola volta in cui c'è il Dottore che confronta Davros, nella serie classica e in quella nuova... ogni volta che si incontrano c'è un'atmosfera piuttosto elettrica. C'è qualcosa su questi due personaggi quando si incontrano".

Moffat ha quindi concluso: "Quello che mi ha sorpreso, ripensando alle vecchie storie, è quanto poco tempo hanno trascorso insieme sul piccolo schermo. In Genesis of the Daleks hanno un paio di scene, ed è tutto - sequenze brillanti, scritte e interpretate in modo meraviglioso, girate in modo fantastico. Ma sono veramente corte, non sono affatto lunghe. Mi ero immaginato nella mia mente la maggior parte della storia, ma non era abbastanza. Quindi la mia idea era realmente quella di farli rimanere insieme in una stanza e vedere quello che accade dopo un po'. Quindi si tratta di un'ambizione della mia infanzia che non è cambiata nemmeno nei miei cinquanta anni".