Apollo 13: le parole di Umberto Guidoni prima del film

Il celbre astronauta italiano ha partecipato alla proiezione della pellicola che celebra i cento anni della Universal riflettendo insieme al pubblico sulla corsa allo spazio.

Continuano le celebrazioni per il centenario di Universal, che nel 2012 festeggia il suo primo secolo di vita. Il pubblico romano ha accolto con calore la proiezione di Apollo 13, storica pellicola diretta da Ron Howard nel 1995. L'evento ha visto la partecipazione di Umberto Guidoni, primo europeo ad accedere alla base spaziale internazionale, che ha colto l'occasione per raccontare al pubblico le proprie esperienze nello spazio. L'evento è stato organizzato da Universal Pictures Italia nell'ambito della rassegna indetta per la celebrazione del suo Centenario, ed è stata l'opportunità per rivivere la grande emozione dell'esplorazione spaziale: prima attraverso lo straordinaria testimonianza di chi l'ha vissuta in prima persona, e poi nella ricostruzione cinematografica dell'avventura dell'Apollo 13, che nel 1970 tenne tutto il mondo con il fiato sospeso. Guidoni, che ha scritto un libro sull'esplorazione spaziale e sulle avventure dei vettori Apollo (Dalla terra alla luna, edito da Di Renzo) si è soffermato nel sottolineare quanto sia fedele la ricostruzione del film, e quanto realistico esso sia: le riprese all'interno dei veicolo furono effettivamente realizzate in assenza di gravità, avendo la Nasa messo a disposizione della produzione i velivoli per il volo parabolico che simulano per alcuni secondi l'assenza di gravità in terra e sono gli stessi utilizzati dagli astronauti durante l'addestramento prima di una missione. Di seguito le battute rilasciate durante l'incontro.

La prima domanda che tutti noi ci facciamo, soprattutto guardando un film come Apollo 13, è: gli astronauti non hanno mai paura quando sono in orbita? Che emozioni si provano? Umberto Guidoni: Beh sicuramente è molto emozionante, ma anche a questo serve l'addestramento che intraprendiamo prima di ogni missione. Veniamo preparati su tutti i fronti, sia sul piano fisico, che sul piano tecnico che quello psicologico. In questo modo sei preparato a tutto una volta lanciato in orbita, vengono previste le ipotetiche situazioni di emergenza ed il modo in cui affrontarle. È ovvio che poi si verificano comunque delle piccole situazioni di tensione in cui sopraggiunge un po' d'ansia, anche se sai come affrontarle. Quella dell'Apollo 13, e quella poi dello Shuttle Challenger nel 1986, furono comunque situazioni diverse, molto più drammatiche.

E la frase che ha reso celebre il film, "Houston abbiamo un problema?
È la frase che effettivamente ha detto Lovell al centro di controllo appena riscontrarono l'incidente. Come ho detto, gli addestramenti servono proprio a prevedere e capire le emergenze che potremmo poi trovarci ad affrontare; Lovell avrebbe dovuto dire "Il nostro problema è questo", e il fatto che invece segnalasse genericamente un pericolo, senza capire quale, era proprio segno della gravità della cosa: c'era un grosso problema ma non sapevano cosa fosse accaduto.

Ora però lo sappiamo: cosa era accaduto esattamente?
Era esploso il serbatoio dell'ossigeno, e su un'astronave l'ossigeno, oltre a respirare e fornire l'acqua per dissetarsi, serve a fornire energia assieme all'idrogeno grazie al sistema delle celle a combustibile. Per cui era successa una delle cose più gravi: erano rimasti senza energia per andare avanti e addirittura rischiavano di non avere abbastanza energia per tornare a casa.

Quali sono i grandi insegnamenti che ti ha lasciato l'esplorazione spaziale?
Da lassù, guardando la Terra, si vedono solo montagne, elementi fisici, non c'è traccia dell'intervento umano e della sua presenza sul nostro pianeta: devo dire che questo fa una certa impressione! La mia esperienza di astronauta mi ha insegnato che possiamo fare sempre un passo avanti, che l'uomo deve continuare a porsi grandi obiettivi e che può realizzarli.

In termini di scoperte che possono cambiare la nostra vita quotidiana qui sulla Terra, cosa ci ha lasciato l'esplorazione spaziale? Beh all'esplorazione spaziale dobbiamo tantissimi materiali usati nella vita di tutti i giorni, dal teflon alla suola per le scarpe. Purtroppo quella che secondo me potrebbe essere la scoperta più utile non è ancora molto sfruttata: si tratta delle celle combustibili, una tecnica di produzione dell'energia che utilizza atomi di ossigeno e di idrogeno (quello che appunto veniva usato sull'Apollo); è un sistema assolutamente sostenibile anche se purtroppo ancora molto costoso.

E per rimanere in tema di innovazione e ricerca, Guidoni ha concluso il suo intervento con una notizia che farà felice gli appassionati di esplorazione spaziale: lo Shuttle va in pensione ed alla costruzione del nuovo vettore aerospaziale stanno partecipando anche dei privati, con l'intenzione poi di allargare a tutti (mezzi economici permettendo) la possibilità di andare in orbita!
Apollo 13 racconta la vera storia della spedizione spaziale che, nel 1970, tenne il mondo intero col fiato sospeso, quando un'esplosione imprevista mise in pericolo la vita dei tre astronauti a bordo dello shuttle: James Lovell, John Swigert e Fred Haise. Interpretato da Tom Hanks, Kevin Bacon, Bill Paxton, Gary Sinise, Ed Harris e Kathleen Quinlan, Apollo 13 ha ricevuto due premi Oscar (miglior montaggio e miglior sonoro) ed è stato accolto da un enorme successo di pubblico in tutto il mondo.

Fonte: Comunicato stampa