56° Festival dei Popoli: Il manifesto è un salvagente

Un simbolo del presente per un altro punto di vista sulle migrazioni contemporanee. Tra gli eventi speciali del focus sull'immigrazione la proiezione di "Firenze 1990" con immagini di repertorio e rare sullo sciopero della fame condotto nel 1990 a Firenze da un gruppo di senegalesi che chiedeva il ritiro delle disposizioni del sindaco Morales.

E' un giubbotto salvagente arancione il simbolo del nuovo manifesto del 56/mo Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, che si terrà a Firenze dal 27 novembre al 4 dicembre, presieduto da Marco Pratellesi. Un'immagine che "cerca di catturare l'attenzione e, se possibile, stimolare un commento, una riflessione", commenta Alberto Lastrucci, direttore dello storico festival fiorentino, a proposito di quest'oggetto umanizzato dall'indicazione delle parti del corpo che il salvagente protegge.

Realizzato dai Funky Fresh Factory, team di giovani grafici fiorentini, il manifesto si collega ad "Alì nelle città - Derive ed approdi dei migranti contemporanei", un percorso trasversale a tutto il programma che, in 19 documentari, racconta storie di migranti lontane dall'informazione mainstream; un modo per ribellarsi alle parole e alle immagini omologanti, per andare a scovare tutta la vita (e la morte) che c'è dietro il viaggio di chi rischia la vita per una speranza di vita (www.funkyfreshfactory.com).

Il Festival aprirà il 27 novembre con uno dei titoli che compongono il percorso sulle migrazioni, Héros sans visage di Mary Jimenez, autrice belga di origine peruviana a cui il festival quest'anno dedica una retrospettiva. Con questo film in anteprima italiana, la Jiménez ci racconta le storie degli eroi senza volto, dallo sciopero della fame dei sans-papiers a Bruxelles al racconto di un giovane camerunense, passando per il campo-rifugiati di Choucha (Tunisia). Il percorso sui documentari riguardo l'immigrazione continua all'interno della sezione "Alì nelle città", in cui si segnala l'anteprima italiana de La Mort du Dieu serpent (1/12) di Damien Froidevaux (miglior documentario della Semaine de la Critique, Locarno 2014) che racconta i cinque anni di calvario di Koumba, giovane parigina di origine senegalese, arrivata in Francia all'età di due anni, espulsa in Senegal a venti in seguito ad una rissa in strada. E poi L'abri (3/12) di Fernand Melgar che ci mostrerà dall'interno il funzionamento di un rifugio di emergenza per i senzatetto a Losanna, in cui le guardie affrontano tutte le sere l'arduo compito di "smistare i poveri" affinché solo a 50 "eletti", tra le centinaia di esseri umani che sostano davanti all'ingresso, sia concesso un letto e un pasto caldo.

Tra gli eventi speciali della sezione, l'incontro pubblico "Luoghi poco comuni. Per un altro racconto delle migrazioni" (mercoledì 2 dicembre), evento in collaborazione con Global Governance Program / EUI, con interventi del sociologo e regista Nicola Mai (Kingston University London), l'artista Malik Nejmi, Beatrice Ferrara (Università di Studi di Napoli l'Orientale & MeLa Project - European Museums in an Age of Migrations) e il giornalista Fabrizio Gatti (L'Espresso). L'incontro è un tentativo di individuare in uno spazio di discussione aperto nuovi modi per raccontare le migrazioni contemporanee.

La sezione prevede una "Matinée Firenze" (domenica 29 novembre, ingresso gratuito) realizzata in collaborazione con Institut Français Firenze, che prevede la proiezione di due documentari: Firenze 1990 di Malik Nejmi dagli archivi di Roberto Bianchi mostra le immagini dello sciopero della fame condotto nel 1990 da un gruppo di senegalesi che chiedeva il ritiro delle disposizioni del sindaco Morales volte a contrastare il lavoro degli ambulanti abusivi. Dello stesso regista, a seguire, sarà proiettato I morti non sono morti, film dedicato alla memoria delle due vittime senegalesi, Samb Modou e Mor Diop, ferite mortalmente a colpi di pistola dalla furia omicida di un fanatico razzista nel mercato di Piazza Dalmazia, a Firenze il 13 dicembre 2011.