White Collar: La strana coppia

Un ladro gentiluomo e un investigatore pacato sono i protagonisti di White Collar, serie alla prima stagione che trasferisce intrecci e personaggi da gangster movie nella sfavillante e modernissima New York dei giorni nostri. Da aprile in Italia su Fox Crime.

Divertente, bilanciata, ben costruita, con un ottimo cast. White Collar - Fascino criminale è una serie agli esordi, studiata a tavolino con l'intento di non incorrere in eccessi tali da decretarne la prematura cancellazione. La recessione che ha travolto gli Stati Uniti ha reso difficile la vita anche alle produzioni televisive, tra le quali si distingue una netta tendenza alla cautela quando si tratta di realizzare pilot con soggetti basati su format meno che collaudati. White Collar, creata da Jeff Eastin, non fa eccezione, e come le recenti Leverage, The Mentalist, Castle - Detective tra le righe e via dicendo, fa parte del nutrito gruppo di show alla prima o seconda stagione che hanno costruito il loro successo sul giusto mezzo e su una commistione di elementi rodati.
Partita a fine 2009 su Usa Network, ha soddisfatto il pubblico con un episodio pilota ben dosato e basato su un protagonista affascinante. Il bellissimo Matthew Bomer, che si era fatto notare come guest in alcuni episodi di Chuck, presta le sue fattezze a Neal Caffrey, abilissimo ladro e truffatore. Con il suo abbigliamento da Rat Pack, gli occhi chiari e un talento naturale nel conquistarsi i favori del prossimo, Neal si accomuna agli ammaliatori Patrick Jane (The Mentalist), Richard Castle (Castle) e Nathan Ford (Leverage). Tim DeKay - che ricordiamo per aver interpretato l'onesto Jonesy del cult di HBO Carnivàle - è il metodico agente dell'FBI Peter Burke, responsabile della cattura del criminale, fino a quel momento inafferabile.

La serie si apre con un antefatto: dopo essere stato catturato da Burke, Caffrey sta scontando una sentenza di quattro anni, ma a poche settimane dal rilascio da una prigione federale di massima sicurezza evade, lasciando costernato il suo ex inseguitore, che ormai ha sviluppato l'infallibile capacità di prevedere pensieri e azioni dell'avversario. Neal è stato preso dal panico e a messo a repentaglio la propria libertà dopo un colloquio allarmante con la fidanzata Kate che ne preannunciava la scomparsa. Il fuggitivo, prostrato dal fallimento nel ricongiungersi con la compagna e preoccupato dalle conseguenze della sua evasione, si accorda con il buon Peter per una rischiosa collaborazione: sconterà i mesi di reclusione che gli avanzano in libertà vigilata come consulente dell'FBI, lavorando fianco a fianco con Burke per catturare i criminali come lui.
Con il suo disarmante sorriso, Caffrey si affranca dalla permanenza nelle galere federali scambiandolo con un soggiorno presso l'elegantissima dimora di una raffinata vedova in quel di Manhattan, ed eredita anche il sofisticatissimo guardaroba anni 50 firmato Devore e appartenuto al compianto marito della signora, militante nel Rat Pack.

L'episodio pilota (I falsari) è senz'altro la puntata meglio sviluppata e accattivante della stagione, quasi eguagliata dalla finale di mezza stagione (Free Fall) e dall'ultimo episodio, il quattordicesimo (Out of the Box). Non è un caso che i tre episodi citati siano i più interessanti, White Collar si basa su una struttura molto semplice, quella della storyline principale - basata sulla ricerca che Neal porta avanti segretamente insieme all'amico Moz per risolvere il mistero della scomparsa di Kate - che si sviluppa in tre capitoli coincidenti con le puntate all'inizio, a metà e alla fine della prima stagione, mentre il resto della serie è costellato da piccoli indizi, e dà spazio ai casi affrontati dalla strana coppia composta da Caffrey e Burke.

Il rapporto tra il giovane ladro e il più maturo agente dell'Fbi è tra i punti forti della serie: entrambi riescono a sedurre con la loro evidente diversità, per poi conquistare definitivamente il pubblico con somiglianze insospettabili. Neal è di bell'aspetto, elegante, raffinato, irresistibile, ma psicologicamente molto più fragile di quanto ci si aspetterebbe da un artista della truffa del suo calibro; il suo punto debole è l'adorata Kate, la quale rappresenta anche il neo di White Collar: senza un opportuno approfondimento dei precedenti relativi alla relazione tra i due, alla personalità di lei, alle condizioni del loro incontro e del loro innamoramento, l'attaccamento ossessivo di Neal per l'ambigua fanciulla lascia perplesso lo spettatore. Peter è meno bello del partner ma senz'altro attraente, manca del savoir faire con il sesso femminile ma si è sposato con una donna brillante e fortemente intuitiva, e intimamente è molto più solido di Caffrey.

Il cliffhanger di mezza stagione regala allo spettatore il brivido del dubbio, insinuando che sia Burke il responsabile dell'inspiegabile scomparsa di Kate, nonché l'uomo che la tiene prigioniera: un anello dalle caratteristiche familiari fa capolino in una foto che ritrae la ragazza con il suo sequestratore.

Il gioiello, identico a quello di proprietà dell'agente dell'FBI, persuade il truffatore della colpevolezza del partner, proprio quando tra i due si era instaurato un rapporto di fiducia di discreto livello. La rivelazione relativa all'identità del rapitore svela importanti dettagli sulla sparizione di Kate, che si rifà viva brevemente solo per rendere ancora più indecifrabili le ragioni della fiducia che Neal ripone nella fidanzata. Il cattivo è, come Burke, un membro dell'FBI, e il palesarsi dei motivi per cui tiene in ostaggio la donna - in cambio della sua libertà vuole un carillon presumibilmente posseduto da Neal - costituisce il secondo passo dello sviluppo della storyline principale.
Anche dopo la riaffermazione del rapporto di "fiducia con riserva" su cui si fonda la collaborazione tra Burke e Caffrey, il povero ladro è costretto a portare la cavigliera elettronica che registra tutti i suoi movimenti, ma, per fortuna, ad aiutarlo nella sua incessante ricerca dell'amata c'è il fedele Moz (interpretato dal Willie Garson di Sex and The City), anch'egli truffatore. Piccolo, sveglio e sempre informatissimo, assieme al personaggio di Elizabeth, moglie di Peter, Moz è la figura di contorno più riuscita di White Collar.
Altrettanto ben delineata è la pazientissima, saggia ed empatica sposa di Burke, interpretata dall'ex adolescente diabolica di Beverly Hills, 90210, Tiffani Thiessen, la quale, a differenza di Garson, veste i panni di un personaggio assolutamente inutile, e tuttavia piacevole e funzionale al carattere del marito. Spesso assistiamo a momenti di confronto tra Elizabeth e Peter, il quale si confida e chiede consiglio alla compagna sia su Neal che su i casi affrontati.
I ladri e gli imbroglioni presi di mira dagli infallibili Burke & Caffrey soccombono alla scaltrezza dei due come quelli raggirati dai compari di Leverage e Hustle, ma le analogie finiscono qui: White Collar, è una serie fortemente costruita attorno a due protagonisti e manca totalmente della coralità leggera delle serie sopracitate. I due, più che da una serie TV recente sembrano usciti da un gangster movie anni 40-50: Neal con il suo look impeccabile e il Borsalino calato sulla fronte e Peter, in giacca e cravatta e impermeabile, creano un curioso contrasto con il setting luminoso e modernissimo di New York. Similmente, la storyline principale tutta incentrata su una femme fatale ambigua, un oggetto misterioso e un esponente della Legge corrotto sembra fatta apposta per guidare lo spettatore alla medesima conclusione. Anche il finale, che - senza rivelare troppo - contempla un commiato in aeroporto, ribadisce l'orientamento di White Collar.

La serie, rinnovata per una seconda stagione, fa coincidere la fine della prima con l'ultima parte del trittico su cui si sviluppa la storyline - a sua volta tripartita tra la donna da salvare (Kate), l'oggetto da ritrovare (il carillon), e il cattivo da incastrare (Fowler). Il rapporto di fiducia tra Peter e Caffrey viene nuovamente sottoposto a dura prova quando Neal si dimostra disposto a tutto per riavere Kate e si fa aiutare agli amici criminali Moz e Alex a impossessarsi del carillon. Le battute finali garantiscono forti sensazioni, colpi di scena e un gradito ritorno, quello dell'agente Lancing, inspiegabilmente svanita dalla serie dopo una brillante apparizione nel pilot, che lascia ben sperare per una sua duratura permanenza.