Recensione Rock of Ages (2012)

Shankman dà il meglio di sé nella regia dei numeri e potendo contare sull'interpretazione stratosferica di Tom Cruise confeziona un film che non delude le aspettative dello spettatore più nostalgico.

Los Angeles, 1987. Sherry arriva dall'Oklahoma con una valigia piena di dischi e il sogno di diventare una cantante. Superato il primo devastante impatto con la metropoli, uno scippo a freddo, la ragazza incontra Drew, cameriere al leggendario The Bourbon Room e soprattutto rocker in attesa di sfondare. Il giovanotto di belle speranze prende per mano la biondina e la presenta al suo capo, Dennis Dupree e al collaboratore Lonny; in poco tempo viene assunta in quello che viene considerato il fiore all'occhiello della famosa Sunset Strip, uno dei templi del rock 'n roll, il luogo in cui i più grandi hanno suonato.

E, tra loro, il più grande di tutti, Stacee Jaxx, frontman degli Arsenal, in procinto di spiccare il volo come solista. In quel posto si incrociano i destini di due innamorati, di un musicista viziato che deve fare i conti con una carriera da reinventare e di una donna, Patricia, la moglie del sindaco, che tenta in tutti i modi di far chiudere il locale, simbolo di perdizione e peccato. Dimenticando che qualche tempo prima lei stessa era innamorata di Jaxx.

Welcome to Paradise City

Julianne Hough e Diego Boneta flirtano in un negozio di dischi in Rock of Ages
Julianne Hough e Diego Boneta flirtano in un negozio di dischi in Rock of Ages

Nella seconda metà degli anni '80 il rock stava decisamente cambiando volto. Grazie alla nascita delle tv musicali lo spirito duro e puro dei padri si stava trasformando in fenomeno alla portata di tutti, senza disdegnare contaminazioni con il pop. Non fu forse Eddie Van Halen a firmare l'assolo di chitarra in Beat It di Michael Jackson? E se dopo il successo stratosferico di Born in the USA Bruce Springsteen spiazzò i suoi fan con The Tunnel of Love, gli U2 di The Joshua Tree si proponevano al mondo come la nuova band ideale. In quel contesto culturale molto vivace, la musica hair e pop metal si gettava metaforicamente nella mischia con pezzi più semplici e commerciali, testi diretti e melodie estremamente riconoscibili.

Tom Cruise fa la rockstar in Rock of Ages
Tom Cruise fa la rockstar in Rock of Ages

E proprio in quell'atmosfera peculiare Chris D'Arienzo ha gettato le fondamenta del suo musical, Rock of Ages (titolo di una canzone dei Def Leppard), un funambolico racconto a tempo di rock che da Broadway è 'approdato' sul grande schermo grazie all'ottimo lavoro compiuto da Adam Shankman, coadiuvato nella sceneggiatura dallo stesso D'Arienzo e da Justin Theroux e Allan Loeb. Figlio di un manager di gruppi musicali, cresciuto nel periodo in cui le spalline erano saldate ad ogni giacca, in cui lacca, eye-liner e pizzo non erano mai abbastanza, Shankman costruisce un prodotto che regge sia come omaggio elegiaco ad un tempo passato che come spettacolo a sé. Rock of Ages è prima di tutto un musical e risponde in pieno a tutti i canoni del genere, trasformando l'ingenuità di certe situazioni (il viaggio dal paesello nella grande città, la storia d'amore dei protagonisti, i cattivi che hanno molto da nascondere) in propellente per una cavalcata scatenata nei ricordi; e grazie all'esibito tono grottesco dei dialoghi e la bonaria carica eversiva dei personaggi nessuno fortunatamente si prende troppo sul serio.

Don't stop believin'

Sfruttando a dovere il suo passato di coreografo, elemento affatto scontato, Shankman, già regista del divertente Hairspray, dà il meglio di sé nella regia dei numeri di danza (bellissimo quello sulle note di Anyway you want it nello strip club gestito dal personaggio interpretato da Mary J. Blige), e potendo contare su interpretazioni canore decisamente all'altezza confeziona un film che non delude le aspettative dello spettatore più nostalgico, catturando l'attenzione anche di coloro che nei favolosi anni '80 erano troppo piccoli per potersi affezionare al Bon Jovi di turno. Se il talento di Catherine Zeta-Jones era già stato testato con grandi risultati in Chicago, sorprende la prova di Alec Baldwin, appesantito e divertente, e soprattutto quella di uno strepitoso Tom Cruise: sballato, autoironico, esplosivo, insomma rocker al 100%. Puro distillato di testosterone il suo Stacee Jaxx rappresenta la quint'essenza del rock, o meglio, di quello che il pubblico considera rock: una star infantile e pazzoide, capricciosa e volubile, forse sul viale del tramonto, che riesce però a imprimere una svolta alla sua vita con la complicità di una giornalista di Rolling Stone, la simpatica Malin Akerman. Considerato il lungo e intenso allenamento a cui si è sottoposto, possiamo dire senza timori di essere smentiti che Cruise ha stravinto la sfida con una performance da applausi, dal punto di vista 'fisico' e non solo.

Conclusioni

Encomiabile anche il lavoro fatto sulle singole canzoni della sterminata colonna sonora, un'antologia accurata dei più evocativi pezzi rock, perfettamente centrata nello sviluppo del racconto, con brani appositamente riarrangiati come Don't Stop Believin dei Journey, We Built This City degli Starship, Wanted Dead or Alive dei Bon Jovi e Paradise City dei Guns 'n Roses solo per citarne alcuni. Il merito del film dunque è quello di aver catturato lo spirito dell'epoca, la freschezza di quegli anni, a partire da un'esatta riproduzione del decor degli Eighties, senza però calcare troppo la mano (non serviva con i maglioni e il cellulare di Paul Giamatti o con il look alla Like a Virgin di Julianne Hough). Peccato solo per qualche piccola caduta di tono nella parte centrale, che rallenta l'arrivo del coloratissimo e liberatorio finale. Poi, poco altro si può aggiungere; quando si iniziano a canticchiare le canzoni, a ricordarle, a ripensare a cosa si faceva quando si ascoltavano alla radio o su MTV, il più è fatto. E Shankman lo ha fatto molto bene.

Movieplayer.it

3.0/5