Vittima degli eventi: ecco il fan movie di Dylan Dog

Il 2 Novembre sarà finalmente on line e visibile gratuitamente a tutti il fan movie liberamente ispirato a Dylan Dog. Un progetto creato dai videomaker Claudio Di Biagio e Luca Vecchi, 'Vittima degli eventi' è un esempio di film no profit voluto e fatto dal pubblico per il pubblico, autofinanziato grazie al crowdfunding. Attesissimo dai fan, è stato presentato al Festival di Roma nella sezione Wired Next Cinema alla presenza dei realizzatori del progetto, e noi lo abbiamo visto in anteprima per voi.

Vede finalmente la luce il fan movie Vittima degli eventi, ispirato liberamente al personaggio fumettistico di Dylan Dog, creato da Tiziano Sclavi per Sergio Bonelli Editore. Un progetto nato dall'idea e dalla volontà di due videomaker star del web Claudio Di Biagio (regista) e Luca Vecchi (sceneggiatore), la cui realizzazione è partita dal basso, tutta basata sul desiderio e sulla partecipazione dei fan.

Il progetto ha trovato sostegno da parte di tutti gli appassionati tramite il metodo alternativo di autofinanziamento del crowdfunding: una raccolta di fondi partita su Indiegogo (sul sito è possibile vedere i dettagli della campagna con i vari obiettivi e i vari perks guadagnati da chi ha partecipato) che ha permesso di raggiungere un budget di circa 30.000 euro col quale è stato realizzato un mediometraggio di circa 50 minuti che verrà distribuito gratuitamente in rete dal 2 Novembre sul canale web the JackaL. Noi di Movieplayer.it lo abbiamo visto in anteprima, presentato al Festival del Film di Roma, nella sezione Wired Next Cinema, con una proiezione tenutasi al MAXXI e seguita da un CineCocktail con i realizzatori Di Biagio e Vecchi, accompagnati da Valerio Di Benedetto che interpreta Dylan Dog, e dalle guest star Alessandro Haber (l'ispettore Bloch) e Milena Vukotic (la medium Madame Trelkovsky).

Anche questi ultimi, come tutti, hanno partecipato al film in modo assolutamente gratuito, perché Vittima degli eventi è un progetto filmico interamente no profit, portato a termine dai realizzatori e fan che l'hanno finanziato, o che hanno contribuito in qualche modo, con il solo obiettivo appunto di vederlo realizzato, farlo uscire e farlo vedere in rete, senza nessun tipo di monetizzazione o commercializzazione.

Hoollywood, CA...silina

Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto con Luca Vecchi e Claudio Di Biagio in una foto promozionale
Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto con Luca Vecchi e Claudio Di Biagio in una foto promozionale

Per gli autori, oltre alla passione per il personaggio, l'occasione era soprattutto quella di avere la possibilità di sfruttarne la popolarità. "Sono nato e cresciuto con Dylan Dog, ma per noi questa era la possibilità di lavorare ad un progetto che avesse la possibilità di emergere grazie all'entusiasmo della gente - ammette Claudio Di Biagio - era un'occasione per poter mostrare il talento e la professionalità nostra e di tutti quelli che hanno lavorato al film. E' un fan movie nella sua essenza, ma l'abbiamo affrontato come se fossimo una major, con un tempo di preparazione ancora più lungo di quello di realizzazione. Insomma come a Hollywood, ma sulla Casilina".

Un prodotto che, diciamolo subito, al di là del giudizio soggettivo o dell'impressione più o meno positiva che avrà lasciato a ogni singolo spettatore o fan, mette tutti d'accordo in merito alla qualità tecnica del risultato, di un livello sorprendentemente alto, tenendo conto che si tratta di un fan movie e delle conseguenti premesse di budget, meglio della media di qualsiasi prodotto italiano indipendente.

Quindi il crowdfunding funziona, verrebbe da dire: "No, invece - replica secco Di Biagio - siamo ancora un paese troppo pigro a livello di web, è una cosa che non arriva soprattutto per la paura di che fine faranno i soldi, non ci si sofferma sulle premesse e sulla qualità dei progetti. E poi diciamolo, il _low budget non esiste come concetto, dovrebbe essere eliminato. Che vuole dire low budget? Lavorare gratis? Non esiste in nessun settore, perché dovrebbe esistere al cinema? Far lavorare le persone senza pagarle, è questo che abbiamo fatto, perché era l'unico modo per raggiungere il risultato e farci emergere, ma non è un concetto sostenibile_".

Incubi a Castel Sant'Angelo

Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto (Dylan Dog) con Milena Vukotic (Madame Trelkovski) e Luca Vecchi (Groucho) in una scena
Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto (Dylan Dog) con Milena Vukotic (Madame Trelkovski) e Luca Vecchi (Groucho) in una scena

Detto della qualità tecnica, lo sguardo si sposta sui contenuti e soprattuto su tema della fedeltà al fumetto. Non una trasposizione, ma un'interpretazione o piuttosto, una visione: a partire dall'idea di ambientarlo a Roma, facendo di necessità virtù. "A parte che non avremmo potuto girarlo a Londra con soli 30.000 euro di budget - dice Di Biagio- ma in realtà l'obiettivo era di raccontare qualcosa che fosse alla nostra portata, allo stesso tempo magico e plausibile. Volevamo contestualizzare il personaggio, renderlo nostro, un Dylan Dog che se lo incontri per strada fa un po' strano ma alla fine ci può stare. E all'interno di questa plausibilità creare poi l'incubo". Integrare Dylan col nostro background culturale dunque, partendo dal presupposto che l'estetica e le atmosfere di Dylan Dog possano prescindere da canoni di spazio e tempo univoci.

Anche in questo caso si può dire che il risultato sembra dar ragione agli autori, nel senso che al di là delle scelte volute e dovute di ricreare le suggestioni del fumetto qui da noi contrapponendo all'indagatore gli incubi nostrani, il film ne restituisce le atmosfere in maniera assolutamente fedele e rispettosa. La fotografia, l'illuminazione, i colori, la struttura che ricalca quella degli albi, con tanto di antefatto pre-titolo, il rapporto tra Dylan e Groucho e i loro battibecchi, il citazionismo e i riferimenti, nonché tutta una serie di elementi che hanno reso celebre il personaggio: la camicia rossa, il corridoio da tunnel degli orrori, il campanello che grida, il clarinetto, il galeone, il maggiolone bianco. C'è tutto, compresi "Groucho, la pistola!" e naturalmente "Giuda ballerino!".

Dylan, uno di noi

Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto e Luca Vecchi in una scena
Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto e Luca Vecchi in una scena

Il compito più arduo era quello di Valerio Di Benedetto di dare corpo e voce Dylan. "Per trant'anni il personaggio ha parlato nella testa della gente, è ovvio che ognuno ha in testa una sua idea di come dovrebbe essere fatto - dice l'attore visto in Spaghetti Story - "noi dovevamo prendere una posizione e l'abbiamo fatto in una maniera coscienziosa e cosciente". Più basso di Groucho (un somigliantissimo De Vecchi), con la basetta troppo corta, troppo virile, troppo romano: ognuno dirà presumibilmente la sua, specialmente se la memoria porta al confronto con Rupert Everett, modello dichiarato di Tiziano Sclavi per il suo Dylan, di cui interpretò l'unico vero alter ego mai visto sullo schermo nel suggestivo Dellamorte Dellamore di Michele Soavi, tratto da un romanzo di Sclavi stesso.

Torna a casa Dylan

Per i fan c'era soprattutto l'esigenza di riappropriarsi del loro amato personaggio vedendo finalmente realizzata una storia che si ispirasse al fumetto, dopo lo scempio del film ufficiale del 2010 ambientato a New Orleans con Brandon Routh, che snaturava completamente lo spirito dell'originale: tristissimo epilogo di una storia cominciata con la cessione dei diritti audiovisivi agli americani da parte della Bonelli, finiti alla Miramax e poi passati di mano in mano, un scippo di patrimonio artistico nazionale scabroso quasi come quello della Gioconda al Louvre. "Ma stiamo cercando di riportali a casa", interviene Roberto Recchioni, il fumettista nuovo curatore della serie di Dylan Dog.

Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto con Alessandro Haber sul set
Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto con Alessandro Haber sul set

La questione dei diritti rappresenta una questione evidentemente delicata per un film 'fuorilegge' come lo definiscono gli autori stessi, per il quale non ci può essere alcun tipo di ufficialità: "Era uno dei motivi per cui pensavamo di non poter fare il film - dice Luca Vecchi - ancora non siamo sicuri che qualcuno non venga e ci arresti". Aggiunge Di Biagio: "Con Roberto e la Bonelli era un tira e molla continuo, noi ci provavamo sempre, nell'ultima versione della locandina c'era un'ombra con la sagoma di Dylan ma lui ci ha richiamato subito all'ordine e l'abbiamo tolta". Già, la Bonelli, e qual é dunque la posizione ufficiale della casa editrice rispetto al progetto? "Abbiamo sempre osservato da lontano - dice Recchioni - ma con simpatia e positività. Ci sono dei problemi oggettivi sicuramente, ma diciamo che gli abbiamo dato più di una pacca sulla spalla".

Previously on Dylan Dog: dal fan movie... alla serie?

Il tema dello sfruttamento dei diritti diventa quanto mai centrale per il progetto, nel momento in cui risulta evidente che quello che frulla sin dall'inizio nella testa degli autori è l'idea di farne una serie web o addirittura televisiva. Con i suoi 50 minuti il mediometraggio ha la struttura e la costruzione classica di un perfetto pilota con tanto di cliffhanger finale che prelude all'episodio successivo. Tutti nicchiano, Vecchi e Di Biagio alzano le mani sorridendo: "L'avete detto voi eh! Noi non c'entriamo niente!". Che si faccia o no, sicuramente è un buon inizio e noi ci speriamo.

Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto con Milena Vukotic e Luca Vecchi in una foto promozionale
Vittima degli eventi: Valerio Di Benedetto con Milena Vukotic e Luca Vecchi in una foto promozionale

E a noi è piaciuto?

Il giudizio finale spetterà ai fan e sarà inevitabilmente soggettivo, ma viste le premesse il risultato tecnico è sicuramente al di là delle aspettative e le fattezze sono quelle di un prodotto professionale. Il film riesce a ricreare le atmosfere del fumetto, è rispettoso nei confronti del personaggio nonostante la ricontestualizzazione in un background diverso dall'originale, che all'inizio può risultare straniante: ma l'idea di contrapporre l'indagatore con incubi e leggende nostrane ha un suo fascino e una prospettiva molto seriale. La struttura e i toni sono quelli giusti, si può sicuramente lavorare in fase di scrittura dove si può certamente snellire ed essere magari anche più lineari vista la tanta carne al fuoco di questo che come detto, rappresenta il pilota perfetto per una serie. A fronte di un Groucho dalla somiglianza impressionante, Dylan Dog è lontano dalle fattezze e dalle movenze dell'originale, ma se giudichiamo plausibili i fantasmi di Castel Sant'Angelo, allora alla lunga potremo anche accettare un indagatore dell'incubo che non abbia per forza i lineamenti e l'appeal di Rupert Everett.