Vincent Paterson racconta la sua vita da Smooth Criminal

Al BiografilmFestival il coreografo più famoso di Hollywood accompagna il documentario The Man Behind the Throne, dedicato alla sua carriera divisa tra star del pop e del cinema

Grazie al suo talento musicale ha avuto la possibilità di conoscere personalmente delle teste coronate. In modo particolare stiamo parlando dell'indiscusso Re del pop Michael Jackson e di Sua Altezza Madonna che, senza alcuna esitazione, si sono affidati alle sue cure per costruire le performance più elaborate della loro carriera. Perché forse non tutti sono a conoscenza che a Vincent Paterson si devono le coreografie di Smooth Criminal, l'intera costruzione del Bad Tour e la realizzazione del Blond Ambition Tour della signora Ciccone. Come se non bastasse, poi, Paterson è riuscito a conquistare anche l'attenzione del cinema condividendo la Palma d'Oro assegnata a Lars von Trier per Dancer in the Dark e seguendo Alan Parker nella costruzione coreografica della sua Evita. Per parlare di tutte queste avventure e per presentare il documentario a lui dedicato The Man Behind The Thrones, il coreografo più ambito dell'entertainment americano è arrivato al BiografilmFestival di Bologna, accettando di fare il punto su una carriera decisamente fuori dal comune.

Dopo molti anni trascorsi a sussurrare suggerimenti ai grandi artisti, lei è diventato il protagonista del documentario The Man Behind the Thrones. Cosa ha scoperto di se stesso vedendosi per la prima volta sul grande schermo? Vincent Paterson: Ho avuto la possibilità di vedere il percorso della mio lavoro, comprendendo come gli elementi fondamentali della mia giovinezza hanno influito notevolmente su chi sarei diventato dopo e su quello che avrei messo nel lavoro. Quando ho iniziato a parlare della mia vita ho visto questo allineamento particolare, comprendendo di aver iniziato a scrivere la mia storia fin dagli anni della scuola cattolica. Per quanto riguarda il dirigere una pop star, poi, è come rivestire il ruolo dello scultore. Di fronte a te hai un'opera d'arte ed hai il compito incredibile di mostrarla al pubblico attraverso un altro punto di vista, che è il tuo.

Si dice che c'è una Madonna pre Paterson e post Paterson. In cosa ha modificato il suo percorso artistico? Vincent Paterson: All'inizio Madonna era una free style. Se vi ricordate i video di MTV più che ballare si muoveva. Quando è venuta da me, però, mi disse di aver preso lezioni a New York e che voleva iniziare a mostrare le sue qualità. Così abbiamo iniziato a sperimentare diversi stili tra cui il tip tap e il contemporaneo. Da quel momento, grazie a Madonna e a Michael Jackson, il ballo ha iniziato a diventare sempre più presente nei video.

Uno dei più grandi registi/coreografi è stato sicuramente Bob Fosse. Quanto è stato ispirato dal suo lavoro? Vincent Paterson: Io prenderò ispirazione ovunque. In fondo non c'è nulla di nuovo, ma tutto è reinventato. Fosse è stato un grande artista. Ancora oggi puoi far vedere ad ogni regista Cabaret per aiutarlo a capire come si dovrebbe riprendere la danza.

Come avviene il suo percorso creativo, si ispira alla star o allo spettacolo che deve mettere in scena? Vincent Paterson: Ogni situazione è differente, per questo motivo mi sono sempre lasciato condizionare dal progetto specifico, soprattutto lavorando con Madonna e Michael. La loro esigenza principale è stata sempre quella di non ripetersi. Tutto doveva essere sempre fresco e assolutamente inedito. Era impensabile copiare qualcuno.

Quanta libertà ha avuto accanto a due star con tanta personalità artistica? Vincent Paterson: Assoluta, soprattutto con Michael. Da quando abbiamo iniziato a collaborare con Smooth Criminal, mi ha lasciato libero di avere la mia visione. Diverso, invece, è stato il rapporto con Madonna. Lei ha un personalità completamente diversa, non accetta mai a priori un'idea prima di vederla in sala prove.

Jackson viene considerato il re del pop e Madonna la regina. Secondo lei quali caratteristiche professionali e personali hanno contribuito alla costruzione di questo successo senza pari? Vincent Paterson: Vedete, nel mondo ci sono molti grandi artisti, ma non tutti hanno l'occasione giusta per dimostrare il proprio talento. Questo vuol dire che la fortuna ha una grande valenza. Certo è che bisogna farsi trovare pronti. Ed è esattamente quello che hanno fatto Jackson e Madonna. Dalla sua Michael ha avuto molte doti naturali che ha coltivato e mostrato fin da piccolo come, ad esempio, una musicalità fuori dal comune. Inoltre era un lavoratore instancabile capace di chiudersi in sala prove anche per cinque ore consecutive solo per ripetere ossessivamente due passi. Tutto per farli diventare parte integrante del proprio corpo, come se venissero direttamente dalla sua mente. Madonna, invece, è diversa. Pianifica attentamente il risultato finale che vuole ottenere e lo spiega meticolosamente al team che deve aiutarla. Anche lei è un lavoratrice instancabile. Diverse, poi, sono le loro influenze. Lei è una donna intelligente e appassionata d'arte, tanto da avere una sua collezione di pezzi pregiati e di scatti fotografici. Michael, al contrario, era affascinato dal cinema, in particolare quello in bianco e nero degli anni '30 e '40 e dalle star. Una dei suoi mentori, ad esempio, era Sammy Davis jr.

Cosa pensa dell'attuale evoluzione artistica di Madonna? Vincent Paterson: Non lo so, devo dire di essere rimasto sconcertato quando l'ho vista vestita praticamente come una sedicenne. Lei è una delle figure femminili grazie alle quali la posizione delle donne nel mondo ha iniziato a cambiare. Per questo, oggi, non mi piace vederla lottare per dimostrare di essere ancora alla pari con delle giovanissime. Non ne ha bisogno. Peccato non poter parlare con lei, visto che i nostri rapporti si sono interrotti da quando ho rifiutato un suo lavoro per realizzare Dancer in the Dark.

Parliamo proprio del film di Lars Von Trier. Come è stato coinvolto in questa avventura? Vincent Paterson: Lars non aveva alcuna conoscenza della danza e dell'impegno che ci vuole per inserirlo in un film. Pensate che originariamente il film doveva intitolarsi Tap, visto che nella sua mente dovevano esserci solo numeri di tip tap. Un progetto praticamente impossibile. Non credo esista stile più tecnico di quello, quindi impossibile da insegnare a dei non professionisti. Chiarito questo punto, abbiamo iniziato a costruire un musical il più possibile naturale. In questo modo ho lanciato a me stesso una sfida enorme. Considerate che io ho costruito la mia intera carriera sul controllo, rendendo preciso ogni movimento della testa o della mano. In questo caso, però, ho lasciato che i ballerini sporcassero la coreografia. In fondo ci troviamo di fronte alla storia di una donna comune, appassionata di musical. Per questo motivo sarebbe stato poco realistico se Bjork si fosse mossa senza imperfezioni. Sono andato contro ogni mio principio professionale facendo il bene del film
Un'altra esperienza da ricordare è la realizzazione di Evita. Com'è stato gestire la poca passione di Alan Parker per il musical e il perfezionismo di Madonna? Vincent Paterson: Tra Alan e me non si è mai creata della sintonia. Il problema, in particolare, è stato il rapporto con Madonna. Lui non comprendeva la sua esigenza di provare le scena di danza, come quella del tango. Si aspettava che Madonna sarebbe andata sul set improvvisando, ma questo era irrealizzabile. Il fatto è, che se realizzi un musical, devi rispettare delle regole. Alla fine lui accettò il mio punto di vista, ma non fu mai troppo contento. A questo punto mi chiedo perché abbia realizzato dei musical pur odiandoli tanto.

Nel nuovo panorama del pop intravede qualche nuova star con la quale le piacerebbe lavorare? Vincent Paterson: All'inizio della sua carriera fui contattato da Britney Spears per fare delle cose insieme, ma rifiutai. Era troppo giovane e non pensavo di essere adatto alle sue esigenze. Attualmente ho grande ammirazione per Lady Gaga. Ha tratto ispirazione da Madonna ma sta cercando di andare oltre. Credo molto anche nel talento di Justin Timberlake. È intelligente, creativo ed ha il coraggio per affrontare qualche cosa di nuovo. Ad oggi, però, credo di aver chiuso la mia esperienza nel mondo del pop. L'ho frequentato anche troppo. Ora ho maggior interesse per il teatro. Devo solo decidere tra Broadway o il West End.